Il vanto del cigno
Ha fatto e fa discutere una recente intervista radiofonica a Tito Tettamanti
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Ha fatto e fa discutere una recente intervista radiofonica a Tito Tettamanti
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Ha fatto e fa discutere una recente intervista radiofonica a Tito Tettamanti
Con questo testo di presentazione veniva annunciata, la scorsa settimana, un’intervista in diretta radiofonica di Roberto Antonini a Tito Tettamanti, in onda venerdì 28.1. su Rete Uno nella rubrica “Millevoci”. Già il giorno precedente è partita la polemica via social sull’opportunità di invitare un personaggio tanto discusso a raccontarsi in un programma del servizio pubblico, visto che Tettamanti non perde certo occasione per dire la sua, come opinionista, ovunque voglia, e quando ne ha voglia.
Proprio pochi giorni prima dell’intervista radiofonica, aveva del resto fornito una volta di più la sua personale “visione del mondo” con un lungo articolo, intitolato “La sinistra ha vinto”, pubblicato quale “pubbliredazionale” sia dal “Corriere del Ticino” (di cui è peraltro opinionista regolare) che da “La Regione”.
Un articolo che definire sorprendente è a dir poco un eufemismo, pubblicato originariamente sul settimanale “Weltwoche”, testata appartenuta allo stesso Tettamanti e poi venduta all’intransigente massimalista UDC Roger Köppel. Insomma, un contributo utile alla causa politica democentrista nel combattere la diabolica sinistra che, stando alle tesi di Tettamanti, avrebbe ormai affermato tutto il suo pericoloso ascendente su gruppi e movimenti di vario genere, indirizzandoli verso un’imminente “presa del potere”. E così, naturalmente, il pezzo si conclude con un accorato appello a stringere i ranghi: “Dobbiamo smascherare il pensiero post-marxista degli odierni progressisti e combatterlo per riottenere la predominanza sul discorso. In definitiva, tutti coloro che si sentono discriminati sono strumentalizzati dal progressismo marxista e non rendendosi conto di ciò stanno contribuendo alla proliferazione della tesi post-marxista. È ora che i partiti borghesi si riprendano dalla confusione ideologica riconoscendo quali siano le tesi contro le quali battersi”.
In altre parole (parole povere, verrebbe da dire, ma non sta bene), da campione della resistenza contro questa nostra società che sarebbe dominata da discriminati inconsapevoli di essere strumentalizzati, tutti intruppati a sinistra sotto il cappello del post-marxismo, Tettamanti incita la politica “borghese” (cantonale, federale, mondiale?) a ribellarsi, a tornare all’ordine costituito, che, in parole meno povere, è poi quello che in realtà ci pare esattamente profilarsi ogni giorno davanti ai nostri occhi, ovvero quello immolato al neo-liberismo più sfrenato, al dominio dell’economia finanziaria, con l’ inarrestabile voragine sociale che divide ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. Il mondo che piace a Tettamanti.
E chiamiamolo pure controverso un personaggio che tuona così sui nostri quotidiani (negli spazi a pagamento del suo amico Siccardi) per dire come si stia mettendo male per i ricchi, in questo nostro paese, in questo mondo, così pieno di fastidiosi “discriminati”, che non capiscono che con un po’ di “oli da gumbat” (sono parole sue) è un attimo far carriera come ha fatto lui (beh, certo, poi lui è anche bravo, colto e intelligente, e dunque fatalmente miliardario).
Cotanto pensatore è atterrato venerdì scorso negli studi di Rete Uno invitato da Antonini per un confronto senza veli, serrato, sulla propria storia personale, sulle discutibili presunte “amicizie” (con Steve Bannon, l’ideologo dell’assalto a Capitol Hill, per esempio), sulle sue posizioni politiche.
Chiariamo subito: che l’invito gli sia stato fatto, e che il servizio pubblico si apra al confronto di idee dando la parola a tutti, anche ai “controversi”, è assolutamente legittimo e anche giusto, piaccia o non piaccia a certo mondo social. A maggior ragione, poi, se a gestire la discussione è uno dei migliori giornalisti che possa vantare la RSI, ovvero Roberto Antonini.
Il fatto è però che se tu inviti Tettamanti, sottolineando l’eccezionalità dell’evento, enfatizzando i ringraziamenti per essersi addirittura recato agli studi radio (lui, che a quell’ora di solito, come ha detto, è abituato a farsi 500 metri a nuoto in piscina, la sua), se decidi che in 55 minuti di diretta si parlerà di tutta la sua (lunga) vita, così ricca (di esperienze), ecco se fai tutto questo, come puoi pretendere che non capiti quel che è capitato, ovvero che Tettamanti ha detto quello che ha voluto, come ha voluto, quando ha voluto, manco fosse un monarca in visita in qualche sua sperduta colonia?
I temi “scottanti” (controversi, appunto) non mancavano, e sono stati puntualmente sollevati dal giornalista, cui il finanziere ha graziosamente riconosciuto l’intelligenza di chi non ha il suo stesso parere e punto di vista, ma è un interlocutore stimolante, con cui ha piacere a confrontarsi (e a cui, poi, può anche evitare di rispondere, se del caso). Ecco, bene, ma poi, sollevati intelligentemente ed adeguatamente i temi, uno in fila all’altro, di corsa, dentro una scaletta mozzafiato (che prevedeva anche qualche disco), cosa poteva uscire di diverso da una “narrazione” gestita dall’intervistato a suo totale piacimento?
Intendiamoci, Tito Tettamanti è davvero bravo, colto e intelligente, nel gigioneggiare, nell’approfondire citando filosofi francesi, nel divincolarsi da ipotetiche domande-trappola: è un fuoriclasse, diciamolo pure, con notevole perizia dialettica e lucidità argomentativa (tutta autogiustificativa ed autoelogiativa, ma sommessa, da “arrogante” com’era da giovane, diventato anche elegante con la maturità).
Lo è a tal punto da sapere bene che se si rapporta con interlocutori di livello (qual è Antonini, o qual è, per fare un altro esempio, Alfonso Tuor, con cui ha scritto due libri) la sua enciclopedica cultura (umanistica, quanto affaristica) non può che brillare maggiormente, elevandolo così, nella nostra grigia storia cantonale, come l’enfant du pays che ce l’ha fatta (anche un po’ sotto il naso), come il “genius loci” cui tutti dobbiamo gratitudine e devozione.
Che sia poi davvero così, beh, ad ognuno di giudicarlo. Lui ci crede, e molto; e nonostante l’età (che indurrebbe chiunque ad una più mite quiescenza) e soprattutto i soldi, che gli permetterebbero non solo di andare in radio, ma, volendo, di comprarsela (tanto più che, a parte Antonini, è piena di figuri “sinistri”), continua pervicacemente a dispensar consigli ad un paese che forse, stando a lui, non se li meriterebbe, pieno com’è di tristi discriminati.
Ma Tito Tettamanti è bonariamente magnanimo, perché l’esperienza politica di Consigliere di Stato (pur costretto a dimettersi per una frode fiscale) e quella di finanziere (non senza implicazioni ed indagini fiscali, che non l’hanno mai fatto dimettere) gli hanno insegnato a guardarsi alle spalle, come ha affermato in trasmissione, e a non farsi, necessariamente, troppi scrupoli, come ha pure fatto capire.
Tutto e sempre nella legalità e con inscalfibile rigore. Se c’è poi ancora chi, testardamente prevenuto, non ne è convinto, vorrà dire che dovrà cercare altrove, e non in quest’ultima intervista, le risposte del controverso finanziere alle domande inevase di Roberto Antonini.
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