La campagna e le parole dette tra noi
Alleanze elettorali di vario genere e pistolettate dietro le quinte
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Alleanze elettorali di vario genere e pistolettate dietro le quinte
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Alleanze elettorali di vario genere e pistolettate dietro le quinte
Ma poi, ed ecco un altro elemento, la serata di lunedì scorso è stata l’occasione per conoscere l’esito (certamente parziale, ma significativo) del primo sondaggio commissionato dalla RSI dedicato al possibile esito del voto di aprile. In sintesi, proiezioni dal risultato scontato (tutto rimane come prima) ma su cui si è discusso molto a lungo. Tanto a lungo da snervare il rappresentante dell’Mps, collocato nell’angolino dei partitini cui destinare due minutini di interventino: ecco, appunto, uno delle comparse, che legittimamente ad un certo punto non hanno più voglia, per forza, di stare a far tappezzeria. E così se n’è andato, con tanto di coda di un comunicato del Movimento, che accusa il servizio pubblico di favorire chiaramente i partiti di governo; un comunicato presto seguito da un’altra presa di posizione, stavolta di tutti i “partiti minori”, uniti compatti contro il servizio pubblico. Unica occasione, paradossalmente, in cui la Lega non ha fatto un cip sul tema “azienda in mano alla sinistra”.
Ma a proposito di Lega, non può certo sfuggire il fatto che nel sondaggio emerge ben chiaro come l’alleanza Lega-Udc, benché sembri destinata a confermare Gobbi e Zali in Governo, sta fortemente promuovendo il ruolo di Piero Marchesi, terzo fra i cinque candidati, e dunque collocato molto meglio di Boris Bignasca, che questa faccenda pare proprio non mandarla giù.
Così, mercoledì sera a Teleticino, nella rubrica settimanale “Detto tra noi” di Andrea Leoni (in cui tutti si danno del tu – giornalisti e politici – e Bignasca diventa Bobo) è andato in scena un inedito “show” in cui l’ex-artefice del sindacato farlocco TiSin, forse consapevole che la sciagurata avventura in compagnia dello judoka Nando Ceruso ne ha un po’ offuscato l’immagine presso i propri elettori, si è rigenerato (nel vero senso della parola) adottando lo stile del padre, insomma “nanizzandosi”.
A suon di “sono incazzato”, “il mio risultato fa schifo”, “del decreto Morisoli me ne frego, non lo voterò più”, “tornerò a fare opposizione” e via andare, ha deciso che quell’aria simpatica e relativamente “gentile” che lo contraddistingueva gli sta probabilmente facendo perdere consensi e voti, e così proprio non va bene, perché “i leghisti devono votare Lega, non Udc”, e che diamine!
Non c’è che dire, l’alleanza di destra, dietro le apparenze, sembra sempre più una sorta di saloon da Far West. E infatti, non per caso, lo stesso Nanoboris, ha specificato che il clima, da quelle parti, è da “pistolettate”. Vien da pensare che la parte dello sceriffo potrebbe essere tranquillamente assegnata a Norman Gobbi, il leghista iscritto all’Udc, che, va ricordato, sulla questione del “duello” Zali-Marchesi non ha preso posizione se non per dire che l’esigenza di cambiare un po’ è certamente legittima. Ma tu guarda che duo leghista affiatato abbiamo (e avremo) in Governo.
Fra Lega e Udc, ormai, non c’è più neppure concordanza nel dire programmaticamente di no alla sinistra. Ne è prova la recente votazione sulla sperimentazione scolastica (superamento dei livelli) che ha visto i due partiti chiaramente divisi: Lega a favore (anche se oggetto degli strali dello zio Bill di Corticiasca sul Mattino), Udc contro. Stando poi alle indiscrezioni evocate ieri da Daniel Ritzer su “La Regione”, dietro alla decisione piuttosto sorprendente dei Bignasca boys (and girls) potrebbe anche esserci un patto con il PS legato ad uno scambio di “favori”: la Lega approva la proposta PS e il PS sostiene Zali. Insomma, siamo dalle parti del mercato (o fantamercato) francamente non troppo esaltante.
Resta il fatto che in Via Monte Boglia l’aria non pare essere delle più salubri, e in questo clima che definiamo approssimativamente “elettrico”, si spiegano le sorprendenti esternazioni (anche per lo scafato Leoni) del Bignasca che avanza: incazzato perché lui, che si chiama Bignasca ed eredita il peso di un movimento nato sui guizzi e le bizze di un padre abile a denunciare e poi gestire, si ritrova oggi il proprio “popolo” disposto a dar retta ai più istituzionali udicini e addirittura a votarli.
Naturalmente, come già accaduto in passato, il temporale si esaurirà in un bicchier d’acqua con l’elezione degli uscenti, come indica il sondaggio. Poi tutto si riaccenderà alla prossima campagna, mica così tanto lontana, se si pensa a quest’autunno con le federali e soprattutto che l’anno prossimo siamo alle comunali, e ben più di uno spiffero parla chiaramente di una candidatura di Marco Chiesa al sindacato di Lugano. Altre porte da saloon sbatteranno, probabilmente.
Ma in fondo, a destra, gli accordi si fanno così, sulla base non tanto di una vera e leale alleanza programmatica, ma piuttosto della logica (diffusa) di corsa alle cadreghe, magari nella “caccia” a un comune “nemico” da dileggiare a più non posso sul foglio domenicale; quel nemico rossoverde che non difende il famigerato ceto medio, quel “partito delle tasse” immigrazionista, europeista, antineutralista, che, dal canto suo, intanto, non pare capace di “sfruttare” altrettanto cinicamente ( o pragmaticamente, a secondo dei punti di vista) le beghe altrui. Sarà che gli bastano (e avanzano) le proprie, sarà che le proiezioni per il Gran Consiglio non sembrano proprio incoraggianti, e sarà pure che prevale la sensazione di sollievo nel veder confermata anche dal sondaggio RSI la certa elezione di Marina Carobbio. Non è poi quello che conta di più, per il PS, in questo momento?
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