La Juventus multata ed esclusa dall’Europa: una sentenza politica
L’UEFA si sostituisce alla Corte di Giustizia europea che tarda a pronunciarsi sul tentativo della Banda Bassotti di rubare l’oro del calcio e dei diritti televisivi
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L’UEFA si sostituisce alla Corte di Giustizia europea che tarda a pronunciarsi sul tentativo della Banda Bassotti di rubare l’oro del calcio e dei diritti televisivi
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L’UEFA si sostituisce alla Corte di Giustizia europea che tarda a pronunciarsi sul tentativo della Banda Bassotti di rubare l’oro del calcio e dei diritti televisivi
Andrea Agnelli, nel frattempo cacciato dalla Juventus, uno dei tre della Banda Bassotti (il cane OTTOPEROTTO) è finito in gattabuia con la sua ex squadra; gli altri due, Florentino Perez del Real Madrid (NONNO BASSOTTO) e Joao Laporta (BASSOTTO INTELLETTUALE-176) sono a piede libero, ma l’avvocato Laporta deve spiegare se non sono troppi i 7 milioni in 17 anni versati all’ex arbitro Enriquez Negreira per ‘consulenze e prestazioni tecniche’, in realtà, secondo l’accusa, versati a Negreira per condizionare la designazione di arbitri e membri del VAR (moviola nei casi dubbi).
La Juventus formalmente non è stata punita per aver tentato la scissione e la formazione di una Lega di diritto privato, chiusa ed esclusiva, senza promozioni e retrocessioni, ma per non aver rispettato il principio del “Fair-play’ finanziario malgrado un accordo stipulato nell’agosto del 2022. Il ‘Fair-play’, idea di Platini, impone alle società di non spendere molto più di quanto incassano. E’ un tentativo di impedire che i ricchi europei (arabi esclusi…) possano comprare i migliori giocatori al mondo pagando oltretutto alti stipendi, di fatto condannando gli altri alla sconfitta sistematica. Ma Agnelli è stato condannato dalla giustizia sportiva e ordinaria italiana per “false comunicazioni sociali e ai mercati, ostacolo alle autorità di pubblica vigilanza, uso di fatture per operazioni inesistenti”: in soldoni (in tutti i sensi): se vendo un giocatore per 10 milioni, non ne posso mettere a bilancio 30. Se devo spendere 80 milioni di stipendi, non posso metterne a bilancio 50 e versare gli altri in nero. Operazioni irregolari che non solo la Juventus ha fatto, ma che la Juventus ha fatto, secondo l’inchiesta italiana, 42 volte su 62.
Quando si spendono 100 milioni per Ronaldo (più 30 di stipendio annuo), 85 per De Ligt, 81 per Vlahovic, le vittorie sono d’obbligo, specialmente nella Champions League, per pareggiare i conti:ma nel calcio il rapporto spese-ricavi non è matematico. Il calciatore non rende o si infortuna,la squadra non ‘gira’. A questo punto non restano che tre vie:
Ma le grandi inglesi, sotto pressione dei tifosi e del governo, sono scappate nel giro di 24 ore, le altre appena dopo. Gli ingordi non solo volevano farsi la Lega privata, ma volevano pure restare nell’Uefa, incassando doppio. L’Uefa ha minacciato di escluderle, e loro si sono rivolte alla Corte Europea di Giustizia, dopo che il Tribunale commerciale di Madrid aveva dato loro parzialmente ragione.
La sentenza non arriva perché ciò che è rimasto della Superlega si aggrappa al diritto europeo della libertà d’impresa e al parere dell’avvocato generale Athanasios Rantos, non vincolante, ma di solito seguito dai 15 membri della Corte. Parere ambiguo perché deve tenere conto dell’articolo 65 del Trattato di Lisbona (2009) che concede allo sport autonomia di gestione “per il suo particolare valore sociale ed educativo”, per il concetto di “pari opportunità e solidarietà “ del sistema a piramide del calcio europeo (dilettanti alla base, professionisti al vertice), per “il merito sportivo e la partecipazione di tutti”, per “gli incassi che devono essere ridistribuiti ai livelli inferiori”.
Esattamente l’opposto della Superlega condannata dall’organizzazione mantello dei club europei (ECA) di cui era presidente Agnelli (!} che rappresenta 350 squadre: “la Superlega è il progetto di pochi egoisti che cercano di sconvolgere il calcio europeo e di minare i valori che lo sostengono, il suo patrimonio storico, il calcio per tutti”.
Ma attenzione: il progetto privato non desiste ed ha qualche buona ragione. Si basa sull’ambiguità della sentenza dell’Avvocatura generale e sugli articoli 101 e 102 del Trattato Europeo in materia di concorrenza e libertà d’impresa: l’avv. Rantos dice che “FIFA e UEFA non possono negare l’accesso di terzi al mercato”, che “lo sport è autonomo e indipendente, sino a quando non diventa un’attività economica”. Come è il caso in questo momento, visto che il calcio è un’industria che muove miliardi, 12 ogni anno solo per i diritti televisivi. E allora come la mettiamo?
In maniera salomonica, secondo il parere preliminare di Rantos: l’UEFA ha diritto di organizzare e gestire le sue competizioni (Champions, e varie altre coppe), ma non può impedire ad altri di organizzare le loro: però devono andarsene dalla Casa madre: vogliono libertà di impresa? Possono, ma non possono stare con i piedi in troppe scarpe. Resta da vedere come si comporterebbero i tifosi: si sposterebbero sulla Superlega, che nel frattempo ha perso proprio la Juventus, ufficialmente ritirata? Il 40% degli spagnoli e degli italiani erano favorevoli, e lo era anche qualche lupetto televisivo che sognava il grande spettacolo. La sentenza europea che dovrebbe cadere a dicembre, probabilmente stabilirà proprio questo: si alla Superlega, ma al di fuori dell’UEFA.
A proposito di diritti: chi li paga alla Pizia, l’oracolo di Delfi, chi al sommo Zeus, chi agli altri dei dell’Olimpo che hanno il copyright sui giochi olimpici, sullo sport come antidoto all’agonismo cruento, alla Guerra?
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