La pace delle donne
Fare la guerra e poi condurre le trattative fra vincitori e vinti è sempre una questione di uomini; pensiamo invece ad una iniziativa pacifista al femminile
Filtra per categoria
Filtra per autore/trice
Fare la guerra e poi condurre le trattative fra vincitori e vinti è sempre una questione di uomini; pensiamo invece ad una iniziativa pacifista al femminile
• – Delta Geiler Caroli
Tre divagazioni impertinenti sul filo dell’attualità
• – Silvano Toppi
• – Franco Cavani
Una riflessione ed una proposta educativa in occasione della Giornata Mondiale della Terra - di Manuela Varini
• – Redazione
In occasione della Giornata mondiale della Terra riproponiamo un importante contributo di Bruno Giussani sulla vitale necessità di conciliare gli obiettivi di sicurezza energetica a breve termine con gli obiettivi climatici a lungo termine
• – Bruno Giussani
Il debito pubblico non è una sciagura: ne beneficiano tutti se utilizzato per investimenti produttivi; inoltre la Confederazione è soprattutto esposta nei confronti di investitori istituzionali elvetici, poco all’estero
• – Spartaco Greppi
Un contributo alla comprensione, alla riflessione e alla discussione, in occasione della “Giornata Mondiale della Terra”
• – Redazione
Attentati e scontri sulla spianata delle Moschee: governo israeliano in bilico per l'auto-sospensione del partito arabo Raam
• – Redazione
Un’analisi sull’evidente fallimento della Russia in Ucraina, e sulle possibili reazioni di uno zar comunque in difficoltà e dipendente dalla Cina
• – Aldo Sofia
In pochi giorni si capirà se gli ucraini riusciranno a far il bis della non sconfitta anche nel Donbas
• – Redazione
Fare la guerra e poi condurre le trattative fra vincitori e vinti è sempre una questione di uomini; pensiamo invece ad una iniziativa pacifista al femminile
Non ci sono attenuanti per l’aggressione all’Ucraina e i crimini nei confronti dei civili da parte dell’esercito di Putin. Nessun antecedente storico, politico o calcolo economico potrà mai giustificare una simile barbarie. Su tutto questo non ho dubbi: sono solidale con la resistenza di fronte all’invasore. Ma sono anche profondamente pacifista.
Guardando la TV dal mio comodo divano provo un insopportabile senso di impotenza, paralizzata dal dilemma fra “fornire più armi” all’esercito ucraino, col rischio di prolungare la guerra e i relativi massacri, oppure lasciare che gli ucraini affrontino l’aggressore a mani nude fino alla resa, come a dire “porgete l’altra guancia” per evitare il sacrificio di altre vite umane.
Una cosa è certa: dichiarare la guerra, fare la guerra e poi condurre le trattative fra vinti e vincitori, salvo rare eccezioni, è sempre esclusivamente una faccenda di uomini. Come scrive Lea Melandri “gli orrori hanno un genere”. E le donne, che ruolo svolgono sulla scena della guerra? Soprattutto quello di vittime! Prevalentemente intente a proteggere i loro bambini nei rifugi, o in fuga verso la salvezza. Sono anche vittime dello stupro usato come arma di guerra. Corpi “per natura” senza voce e senza potere. Allora perché, invece di scegliere fra due soluzioni estreme, non proviamo a cambiare la prospettiva chiamandole sulla scena col ruolo di protagoniste, di custodi della vita e della pace?
Pensando a tutto questo è nato un sogno: che il movimento femminile e femminista svizzero, in nome della nostra tradizione di paese mediatore, possa allestire il più presto possibile un tavolo di trattative fra un gruppo di autorevoli donne ucraine e russe (possibilmente anche mamme). Donne politicamente competenti ma anche impegnate per la parità dei diritti e per la pace. Potrebbero provare a negoziare una soluzione concreta per fermare questa assurda guerra fratricida, per affrontare e risolvere il conflitto senza vinti né vincitori, evitando le umiliazioni che poi anticipano le prossime guerre.
La mia proposta può sembrare una vana chimera perché è vero che queste trattative non otterrebbero nessun riconoscimento ufficiale. Ma credo che avrebbero un grande valore simbolico se fossero mediatizzate sul piano internazionale. Renderebbero visibile quanto la guerra, espressione estrema della cultura patriarcale tutt’ora dominante, esalti la disuguaglianza di genere. Sarebbe anche un modo per ridare dignità alla “neutralità attiva” e per dare prestigio al movimento delle donne e ai molti uomini che non si identificano più nei valori del patriarcato.
PS: Mi piace Immaginare che la compianta amica e complice di tante battaglie Tiziana Mona avrebbe potuto condividere questo sogno con il suo incrollabile entusiasmo.
Nel giorno dei discorsi e delle celebrazioni per la nostra Festa nazionale, un testo dello scrittore Peter Bichsel può tornare a farci riflettere, anche sorridendo
Intervista a Federica De Rossa, da poco nominata Giudice federale al Tribunale di Losanna