#SwissCovidFail, nato come
hashtag su Twitter, è per me diventato una rubrica. E dopo i sei contributi che ho scritto molto probabilmente qualcuno mi avrà catalogato tra “quelli che vogliono i lockdown”. È la facile accusa che viene rivolta a chi, nella lotta al Covid19, propugna la linea della prudenza.
Checché ne pensino coloro che vorrebbero riaprire tutto subito, nemmeno all’epidemiologo più tetragono i lockdown piacciono: oltre a pesare negativamente sulla salute mentale di tutti, in particolare di chi è già in difficoltà, hanno un costo economico che ha conseguenze negative su buona parte della popolazione, soprattutto sulle fasce più deboli, che pagano così due volte il prezzo più alto alla pandemia.
Personalmente, penso che i lockdown siano la conseguenza del fallimento delle misure di prevenzione, un fallimento programmato nella misura in cui, almeno in Occidente, la scelta è sempre stata quella di prevenire… a posteriori.
Non so cosa ne direbbe l’Accademia della Crusca, ma io l’ho definita postvenzione, con quel “post” a sottolineare che, invece di intervenire prima, come succede per la prevenzione, viene messa in campo dopo, quando ormai è troppo tardi.
Eppure, il 13 marzo dello scorso anno, il dottor Michael Ryan, specialista in emergenze sanitarie dell’Organizzazione mondiale della sanità, aveva spiegato come comportarsi: “Siate rapidi e non abbiate rimpianti, l’importante è essere in vantaggio, il virus avrà il sopravvento se non agite rapidamente”. Anche a costo di commettere errori: “Se volete avere ragione prima di agire, non vincerete mai, nelle emergenze la perfezione è nemica del bene, la velocità prevale sulla perfezione” (qui il video del suo intervento).
Troppi governi – tra cui il nostro – non lo hanno però ascoltato. Ricordate in autunno quando, conferenza stampa dopo conferenza stampa, Alain Berset diceva che la situazione era sì preoccupante ma, prima di intervenire, bisognava aspettare di avere un quadro più chiaro della situazione?
Il problema è che aspettando, come aveva avvertito il dottor Ryan, il virus prende il sopravvento, i casi aumentano esponenzialmente e, quando si interviene, ci vogliono misure drastiche e tempi lunghi per riprendere il controllo della situazione.
Durante la finale degli open d’Australia, in un’inquadratura, si è visto il pubblico fuori dallo stadio: gente seduta sull’erba, sorridente. Per numero e vicinanza, simile a quella che, qualche giorno dopo, il telegiornale ci ha mostrato a Zurigo: tranne che quella sorrideva meno, perché invece di divertirsi stava protestando contro le misure anti-Covid.
La spiegazione? L’Australia ha scelto la strada della prevenzione, la Svizzera quella della postvenzione.