L’apartheid contro le donne afghane
A due anni dall’abbandono del Paese da parte statunitense, il regime talebano viene legittimato come argine al terrorismo, ma in verità sta cancellando ogni diritto civile, specie per le donne
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
A due anni dall’abbandono del Paese da parte statunitense, il regime talebano viene legittimato come argine al terrorismo, ma in verità sta cancellando ogni diritto civile, specie per le donne
• – Redazione
Era davvero impensabile decidere la nazionalizzazione di Credit Suisse?
• – Fabio Dozio
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Il ministro degli esteri ha deciso di "non leggere più i giornali, perché non serve a niente": la replica dell'Associazione Ticinese dei giornalisti al Consigliere federale che, secondo i sondaggi, è il meno popolare fra i *sette saggi"
• – Redazione
Nella guerra ucraina prendere i figli dei nemici fa parte di una politica finalizzata alla distruzione di un popolo
• – Redazione
Un dirigente del gruppo petrolifero Lundin è accusato di complicità in crimini di guerra avvenuti in Sudan
• – Federico Franchini
Inquietanti dichiarazioni bellicose dei vertici del nostro esercito, con tanto di richieste miliardarie: ma delle spese militari non dovrebbe anzitutto occuparsi la politica?
• – Redazione
Idrogeno, crediti di carbonio e manodopera giovane sono al centro degli interessi di Bruxelles nel continente. Gli Stati africani cercano liquidità per finanziare la svolta green
• – Redazione
Il seducente bifrontismo dell’Udc, il partito che invoca i valori popolari ed è diretto da un’élite di miliardari
• – Federico Franchini
Il fenomeno della corruzione fra i vertici di Kiev torna in primo piano con la decisione del presidente
• – Redazione
A due anni dall’abbandono del Paese da parte statunitense, il regime talebano viene legittimato come argine al terrorismo, ma in verità sta cancellando ogni diritto civile, specie per le donne
Provate ad immaginare di arrivare in un Paese dove la metà delle persone vive al buio sia di giorno che di notte. In quelle case le finestre sono oscurate da drappi pesanti e all’interno si aggirano dei fantasmi a cui non è consentito fare quasi nulla. Sono perennemente avvolti nelle tenebre, senza sogni e senza futuro se non quello di essere rinchiusi nell’oscurità. Non si tratta però di un film di fantascienza o di una pellicola horror ma della quotidianità delle donne afghane a cui è vietato praticamente tutto. Amnesty International ha stilato un elenco delle cose che le ragazze e le donne afghane non possono fare: andare a scuola dopo gli 11 anni (ma in molte province l’età è scesa a 8), frequentare l’università, passeggiare nei parchi pubblici, fare sport, apparire nei programmi tv, viaggiare oltre 72 km senza il permesso di un tutore.
Ma quest’elenco, già di per sé simile a una vera e propria apartheid, si allunga di giorno in giorno. Alle donne non è più consentito di lavorare per le Ong straniere e l’effetto di questa decisione si riflette sulle ragazze sole e le vedove a cui nessuno consegna gli aiuti umanitari perché solo gli uomini hanno diritto di ritirarli. Le donne non hanno più accesso ai contraccettivi, non possono comprare una sim né andare in un salone di bellezza perché ormai sono chiusi. E l’ultimo divieto, forse il più assurdo e crudele, è che non è consentito loro di farsi curare da un dottore di sesso maschile, e dato che le donne non possono più accedere all’università e diventare dottoresse, il risultato è che è ormai impossibile per le afghane avere un’assistenza sanitaria.
Il problema è che la luce l’hanno spenta non solo gli americani, che due anni fa hanno abbandonato l’Afghanistan in mano ai talebani, l’abbiamo spenta anche noi, dimenticandoci di loro, pensando che la cosa non ci riguardi, che sono questioni interne senza riflessi sul resto del mondo. Errore gravissimo perché le ideologie sono come il vento che quando inizia a soffiare non sai mai in che direzione andrà, quali incendi propagherà e cosa si porterà dietro. L’integralismo dei talebani però oramai lo conosciamo bene e sappiamo quanto la loro misoginia e l’accanimento contro la vita delle donne possano essere un modello pericoloso e una tentazione per molti regimi autoritari. Le donne afghane sono state spesso definite eroine per la loro forza e resilienza ma alcune cominciano purtroppo a crollare. Le bambine non capiscono perché a loro sono precluse alcune attività che ai fratelli maschi sono consentite. Alberto Cairo che lavora lì per Nove Onlus, sulle pagine di questo giornale, ha raccontato di un padre disperato che per consolare le figlie così depresse da piangere tutto il giorno si è visto costretto ad indebitarsi per portarle qualche giorno in vacanza e regalare loro un minimo di speranza.
Shabnam Nasimi, attivista afghana ed ex consulente del ministero inglese per il Reinsediamento e per quello dei Rifugiati, in un articolo per il Guardian mette in guardia dalla “sconcertante narrativa che suggerisce che i talebani siano forieri di sicurezza e stabilità”. E racconta come il 31 luglio il Dipartimento di Stato americano ha rilasciato una dichiarazione su un incontro tra funzionari Usa e alti esponenti talebani riconoscendo che c’è stata una diminuzione degli attacchi terroristici su larga scala contro i civili afghani. Ma se gli attentati nei mercati o nei centri delle città sono diminuiti, sono invece aumentate le gravi violazioni dei diritti umani contro le donne, le minoranze e chi si oppone al regime. E tutto sotto il nostro silenzio e la nostra indifferenza. Nei mesi scorsi le ragazze iraniane che, dopo l’uccisione di Mahsa Amini, sfilavano nelle piazze sfidando il regime autoritario degli ayatollah, erano sulle prime pagine di tutti i giornali internazionali. Ora non ne parla più nessuno, nel frattempo anche se il numero delle ragazze uccise è aumentato, sono tornate ad essere invisibili. Ma fino a quando ci sarà anche solo un Paese del mondo dove le donne vengono discriminate, osteggiate e represse, il problema non può essere solo loro, è anche nostro!
Il politologo olandese Ian Buruma: “La sinistra pensa più ai migranti che a casa e salari; i conservatori hanno finito per inseguire i populisti, ma si sono fatti fagocitare”
Come una campagna di fake news ha fatto del finanziere americano il bersaglio dell'illiberale premier ungherese Orbán