Taiwan come l’Ucraina: gli Stati Uniti regalano armi a Taipei
Se la misura verrà approvata dal Congresso, Taiwan potrà ottenere per la prima volta armi attraverso un sistema finanziato dai contribuenti statunitensi
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Se la misura verrà approvata dal Congresso, Taiwan potrà ottenere per la prima volta armi attraverso un sistema finanziato dai contribuenti statunitensi
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Se la misura verrà approvata dal Congresso, Taiwan potrà ottenere per la prima volta armi attraverso un sistema finanziato dai contribuenti statunitensi
Taiwan come l’Ucraina. Almeno per l’amministrazione di Joe Biden. Secondo il Financial Times, la Casa Bianca chiederà al Congresso di finanziare la fornitura di armi per Taiwan come parte della richiesta di bilancio supplementare per l’assistenza all’Ucraina.
L’Office of Management and Budget, l’ufficio della Casa Bianca che si occupa di gestire il bilancio federale, includerà i finanziamenti per Taiwan nella richiesta supplementare per il sostegno al Paese in guerra con la Russia, come parte di uno sforzo per accelerare la fornitura di armi all’isola rivendicata dalla Cina. Se la misura verrà approvata dal Congresso, Taiwan potrà ottenere per la prima volta armi attraverso un sistema finanziato dai contribuenti statunitensi noto come “finanziamento militare estero”.
La misura segue l’annuncio della Casa Bianca, secondo cui gli Stati Uniti forniranno per la prima volta a Taiwan 345 milioni di dollari di armi dalle scorte nazionali, sotto il cosiddetto Presidential Drawdown Authority, il provvedimento che consente a Washington di inviare armi e altri stock direttamente dagli inventari del Dipartimento della Difesa.
L’idea della Casa Bianca serve anche a placare le polemiche e i malumori che serpeggiano a Taipei. Secondo lo US-Taiwan Business Council, un gruppo statunitense filo-taiwanese, Taipei è ancora in attesa della consegna di 23 miliardi di dollari di vendita di armi, inclusi missili e droni di sorveglianza, che sono stati approvati persino dalle precedenti amministrazioni statunitensi.
Mentre l’esercito cinese mira a concludere il suo processo di modernizzazione entro il 2027, l’anno del centenario, per essere pronto a combattere, a Taipei monta il timore di una invasione delle truppe di Pechino. Invasione che determinerebbe “risultati disastrosi” per il mondo intero, secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri Joseph Wu in un’intervista all’Afp, citando l’importanza strategica dell’isola per l’industria dei semiconduttori e le rotte marittime globali. “Quello che dobbiamo fare è spiegare alla comunità internazionale che se c’è un conflitto che coinvolge Taiwan, questo avrà risultati disastrosi per il resto del mondo”, ha detto Wu, indicando la carenza di cibo e carburante e la spirale dell’inflazione, che è il risultato dell’invasione russa dell’Ucraina.
L’avvertimento di Wu arriva mentre Taiwan si avvia verso le elezioni presidenziali del prossimo anno e mentre deve affrontare una crescente pressione militare e politica dalla Cina attraverso lo Stretto di Taiwan. Le conseguenze di un conflitto nello Stretto sarebbero in gran parte commerciali: oltre il 50% dei container del mondo passa attraverso il corso d’acqua largo 180 chilometri che separa Taiwan dalla Cina continentale. La libertà di navigazione è quindi uno degli “elementi cruciali della sicurezza e della prosperità internazionale”, ha precisato il titolare della diplomazia di Taipei.
Taiwan detiene anche un quasi monopolio sulla produzione di semiconduttori, i microchip che sono la linfa vitale dell’economia moderna e alimentano qualsiasi cosa, dalle semplici macchine da caffè alle armi complesse, come missili e infrastrutture di difesa.
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