Nella partita della Nato entra in gioco Erdogan
Il presidente turco se ne serve per rilanciare la contrastata richiesta di adesione della Turchia all’Unione europea
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Il presidente turco se ne serve per rilanciare la contrastata richiesta di adesione della Turchia all’Unione europea
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Il presidente turco se ne serve per rilanciare la contrastata richiesta di adesione della Turchia all’Unione europea
Dal nostro corrispondente da Mosca
L’attesa per la riunione della riunione Nato che si apre domani a Vilnius è enorme. Sul piatto in primo luogo ovviamente i tempi e i modi dell’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza. Si tratta di una questione su cui i Paesi più importanti dell’Organizzazione Euroatlantica hanno limato in questi ultimi giorni le loro posizioni. Da una parte i paesi dell’Europa orientale e i baltici che chiedono un’“ammorbidimento” alle regole che prevedono per l’adesione la necessità di non avere conflitti in corso con paesi terzi e dall’altra la Germania e gli Usa che stanno cercando di rallentare una corsa che potrebbe avere ripercussioni imprevedibili. Il lavorio diplomatico è in corso e i giochi non sembrano ancora fatti.
Secondo Peter Feaver di “Foreign Policy”, “l’amministrazione americana si sarebbe orientata verso ‘l’opzione Israele’, che comporterebbe lo sviluppo del potere militare ucraino con continui aiuti militari occidentali, in modo che la forza e l’arsenale irrobustito di Kiev possano da soli scoraggiare l’aggressione russa”. In realtà al di là delle formule è chiaro che ancora una volta quello che succederà sui campi di battaglia nelle prossime settimane sarà di importanza capitale.
Ovviamente Zelenskij sta spingendo per ottenere il massimo, cioè l’adesione immediata. Nella scorsa settimana la sua azione diplomatica è stata a tutto campo. Ha visitato molte delle capitali del Centro Europa, con risultati contrastanti, a dire il vero. Sostegno pieno solo di Bratislava e Praga mentre sia Bucarest che Sofia sono rimaste molto caute anche in fatto di ulteriori aiuti militari. Ad Ankara, il presidente ucraino ha ottenuto invece un successo che sembrava solo propagandistico ma che ha dimostrato di avere risvolti importanti. La liberazione dei capi del battaglione Azov (che Mosca considera dei neonazisti), i quali erano stati posti sotto la custodia della Turchia, ha aperto un cuneo in cui Erdogan, da gran tattico, ha saputo subito infilarsi. Infatti ieri il Presidente turco ha riproposto apertamente la questione dell’adesione del suo paese all’Unione Europea. “Mi rivolgo da qui ai Paesi che hanno fatto aspettare la Turchia alla porta dell’UE per più di 50 anni, ma mi rivolgerò a loro anche a Vilnius. Prima spianate la strada alla Turchia verso l’UE e poi la spianeremo alla Svezia, così come l’abbiamo spianata alla Finlandia”, ha detto Erdogan.
È chiaro che non si tratta tanto della questione dell’adesione della Svezia – su cui dopo il ricatto sulla questione dei militanti curdi la Turchia non ha più molte condizioni da porre – quanto di porsi al centro della trattativa sull’entrata dell’Ucraina nell’Alleanza. “Regalando” all’Ucraina quelli che sono considerati “gli eroi di Mariupol” ha voluto dimostrare di poter irritare Putin e di stare in qualche misura dalla parte di Zelenskij. Difficilmente molti Paesi della Ue, che hanno subito i suoi giri di valzer degli ultimi anni e quelli più anti-musulmani, daranno il loro disco verde, ma è evidente che la partita dell’entrata della Turchia nell’Unione si gioca in tempi medio-lunghi ed è riproposta ufficialmente.
Mosca ha lanciato tuoni e fulmini, ma solo per 24 ore. Victor Bondarev, capo del Comitato per la difesa e la sicurezza del Consiglio della Federazione, ha dichiarato che “Il trasferimento dei comandanti della Azov a Kiev, in violazione degli accordi raggiunti, e le dichiarazioni sull’accelerazione dell’adesione dell’Ucraina alla NATO, dimostrano che la Turchia si sta trasformando da paese neutrale a paese ostile”. Malgrado ciò, Putin ha accettato anche l’invito di Erdogan a recarsi da lui nelle prossime settimane (se non nei prossimi giorni). Mosca non può rompere così facilmente con l’unico paese ai confini del Vecchio Continente con cui mantiene un rapporto significativo anche dal punto di vista commerciale. E questo, Erdogan ha dimostrato di averlo ben chiaro.
Nell’immagine: Erdogan durante una conferenza stampa tenuta prima di partire per Vilnius
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