Iniziativa cantonale banda ultra larga in dirittura d’arrivo ma il Cantone continua con il fai da te
Perché il Ticino vuole finanziare in proprio questa infrastruttura tecnologica quando la Confederazione è pronta a farlo? - Di Bruno Storni
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Perché il Ticino vuole finanziare in proprio questa infrastruttura tecnologica quando la Confederazione è pronta a farlo? - Di Bruno Storni
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Perché il Ticino vuole finanziare in proprio questa infrastruttura tecnologica quando la Confederazione è pronta a farlo? - Di Bruno Storni
In un recente comunicato stampa il Consiglio Federale annunciava: “Affinché in tutta la Svizzera la popolazione e l’economia possano beneficiare della digitalizzazione, occorre un’infrastruttura a banda larga affidabile in tutte le regioni. Con il rapporto sulla strategia della Confederazione in materia di banda ultra larga, il Consiglio federale mostra come sarà possibile garantire una connessione Internet veloce anche nelle regioni in cui l’estensione non è conveniente per il settore. L’Esecutivo ha incaricato il DATEC di elaborare, entro fine anno, delle proposte per il seguito dei lavori. Nella sua seduta del 28 giugno scorso, il Consiglio federale ha approvato il rapporto sulla strategia della Confederazione in materia di banda ultra larga in adempimento dell’omonimo postulato della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale (CTT-N).”
Eppure il “Rapporto sulla strategia della Confederazione in materia di Banda ultra larga” era stato richiesto al Consiglio Federale nell’ambito della discussione in CTT-N sull’Iniziativa cantonale ticinese “Garantire un’offerta capillare di servizi di banda ultra larga su tutto il territorio nazionale” che gira sui tavoli commissionali dal 2016.
Iniziativa Cantonale che avevo proposto al Gran Consiglio nel 2015 quando il Consiglio di Stato, nel Messaggio 7034 sulla mozione “Fibra ottica a domicilio non perdiamo tempo”, ipotizzava contributi cantonali tra 83 e 166 mio, cioè il 10% degli investimenti necessari per collegare il 90% del territorio cantonale alla rete di fibra ottica.
Il Consiglio di Stato, pur ammettendo che la Svizzera si trovava già allora al 1° posto fra i paesi OCSE per collegamenti alla rete fissa banda larga, paventava un ipotetico “digital divide” a venire tra il nostro Paese e il contesto internazionale e, in particolare, all’interno del Paese per le regioni periferiche. In particolare affermava: “Sebbene la Confederazione si sia interessata a questo tema gli studi effettuati non hanno permesso di trovare una soluzione condivisa a un potenziale Digital Divide”
Ebbene, con quanto pubblicato il 28 giugno è palese che la Confederazione si sta interessando concretamente al tema quantificando a 1400 milioni gli investimenti nelle zone periferiche che il mercato non coprirebbe. Importo che si propone di finanziare o dalle casse federali o dagli introiti delle aste per le frequenze della telefonia mobile che finora hanno fruttato 1372 milioni alla Confederazione. Questa era una delle ipotesi di finanziamento che avevo esposto nell’iniziativa cantonale del 2015.
L’iniziativa avanza, pur avendo rischiato a più riprese di essere bocciata, la prima volta nel 2017 agli Stati, ma soprattutto dopo che I’UFCOM ha pubblicato nel 2018 un primo rapporto che quantificava in 4 miliardi i costi non coperti dal mercato, quindi da finanziare. L’Iniziativa fu però sospesa in attesa della decisione su una mozione adottata nel 2019 che chiedeva di aumentare a 10 Mbit/s il servizio universale.
Poi la CTT-N, riprendendo l’Iniziativa cantonale, nel 2020 ha richiesto l’aumento a 80 Mbit/s nel servizio universale e nel 2021 il citato Rapporto sulla strategia banda ultra larga.
Nel 2022 il CF ha modificato l’ordinanza per il servizio universale aumentando la velocità a 80 Mbit/s, la più alta al mondo, e adesso è arrivato il rapporto citato.
Pur a conoscenza dell’avanzamento dell’Iniziativa Cantonale a Berna, il Consiglio di Stato ha presentato lo scorso anno un messaggio da 95 mio per finanziare proprio quanto l’Iniziativa Cantonale chiede venga finanziato dalla Confederazione.
Ricordo che dalla liberalizzazione delle telecomunicazioni la Confederazione ha incassato e incasserà ancora in futuro molto: vendita azioni Swisscom più dividendi per oltre 20 miliardi (580 milioni all’anno di dividendi) e appunto aste frequenze per 1,4 miliardo. Non si capisce perché il Cantone voglia assumersi i costi dei danni collaterali della liberalizzazione.
Sembra che la politica locale si sia fermata agli anni 70 quando l’allora futuro vicepresidente statunitense Al Gore parlò di autostrade dell’informazione, collegamenti a fibra ottica tra le grandi metropoli.
Quanto al “digital divide” anche le ultime statistiche OCSE mettono la Svizzera al primo posto anche nelle regioni periferiche: ricordo, a questo proposito che alcuni anni fa fece notizia sui quotidiani italiani che il villaggio di Corippo era stato allacciato alla banda ultra larga.
Qualità del servizio che abbiamo potuto sperimentare durante il lockdown Covid quando l’economia e la formazione hanno potuto rimanere operativi grazie ai servizi di telecomunicazioni a banda ultra larga che avevamo a disposizione nelle nostre case anche nelle zone periferiche del Cantone.
Ad eccezione degli utilizzi professionali come per il telelavoro, bisognerebbe però relativizzare il fabbisogno di banda ultra larga, che sappiamo usata prevalentemente per trasmettere contenuti commerciali Netflix e simili che sfruttano l’infrastruttura senza pagare un centesimo.
Quanto alla declamata continua grande crescita dei quantitativi di flussi di dati che esigerebbe reti sempre più veloci, dobbiamo considerare che la continua crescita è dovuta da una parte alla diffusione degli smartphone a livello globale e dall’altra all’aumento delle prestazioni delle ultime generazioni di telefonia mobile 4G, LTE e 5G.
Il Cantone continua a rincorrere un obiettivo in corsa che conosce poco perché in continua evoluzione tecnologica, senza rendersi conto che proprio in Svizzera lo sviluppo dell’offerta di banda ultra larga è tra le più rapide e capillari al mondo. Cantone che oltretutto spende importanti somme in studi per realizzare infrastrutture tecnologiche la cui competenza è della Confederazione (Legge sulle Telecomunicazioni).
Dopo l’ordinanza per il servizio universale a 80 Mbit/s, il Consiglio Federale ha ora deciso di continuare il lavoro a livello legislativo per attuare quanto chiesto dall’Iniziativa Cantonale ed è quanto ha comunicato il 28 giugno, informazione che i media cantonticinesi hanno bellamente ignorato sebbene come già detto il tutto sia partito proprio da una richiesta Ticinese, e ci sia in ballo un inopportuno credito cantonale da 95 milioni, oltretutto in periodi di casse cantonali anemiche.
Mentre il nuovo direttore del DATEC Alfred Rösti con grande tempismo praticamente allo stesso istante della pubblicazione del comunicato stampa del Consiglio Federale ha pubblicato un post su Instagram commentato la decisione del Consiglio Federale così:
“Per me è importante assicurare un buon sviluppo economico di città e campagna. Su incarico del Consiglio Federale il mio Dipartimento farà alcune proposte per un collegamento Internet più veloce nelle regioni periferiche.”
Il tortuoso iter dell’iniziativa Cantonale, presentata una prima volta nel 2015 in Gran Consiglio, arrivata a Berna nel 2017 dove è già stato prorogata 3 volte continuerà nella prossima legislatura e speriamo si arriverà al dunque, oltre che alla sua corretta implementazione, per cui dovremo vegliare affinché il finanziamento federale sia al 100%.
Bruno Storni è Consigliere nazionale (PS)
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