L’infantinismo della FIFA nel paese dei balocchi
A poche ore dal fischio d’inizio del mondiale in Qatar piovono le voci critiche e le polemiche in mezzo al deserto e alla sue cattedrali petrolifere che chiamano stadi
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
A poche ore dal fischio d’inizio del mondiale in Qatar piovono le voci critiche e le polemiche in mezzo al deserto e alla sue cattedrali petrolifere che chiamano stadi
• – Enrico Lombardi
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
La storia degli impresentabili Mondiali in Qatar parte da lontano
• – Redazione
Arrivata finalmente, dopo un terremoto di 240 miliardi di dollari, una chiara richiesta al Municipio di Lugano sulle sue strategie da “capitale dei bitcoin”
• – Silvano Toppi
Appare “in controtendenza” l’orizzonte dei diritti e degli ordinamenti democratici in opposizione (pur velata) alla Federazione russa. Ma attenzione alla lunga ombra cinese
• – Donato Sani
L’eredità del grande studioso della letteratura italiana, attivo a Pavia e a Zurigo, nel centenario della nascita
• – Aurelio Sargenti
Un’opera ambiziosa quanto rischiosa che riesce a realizzare, nonostante tutto, un ritratto sincero e appassionato del Sommo Poeta
• – Redazione
A partire dal 21 novembre, la quarta stagione in prima visione su RSI LA1 - Di Davide Staffiero
• – Redazione
Dopo il crack della piattaforma di criptovalute FTX, le conseguenze a cascata sul mondo finanziario globale potrebbero investire anche la città ed il suo ambizioso (e misterioso) “Plan B”
• – Enrico Lombardi
La caccia mineraria appena aperta in Europa per l’estrazione di litio e terre rare avrà un pregio: ci aprirà gli occhi sui costi del nostro essere moderni, connessi ed “ecologici”
• – Federico Franchini
A poche ore dal fischio d’inizio del mondiale in Qatar piovono le voci critiche e le polemiche in mezzo al deserto e alla sue cattedrali petrolifere che chiamano stadi
Eppure mai come in queste ultime settimane, questi ultimi giorni, alla FIFA e ad Infantino sono piovuti addosso quintali di critiche di ogni genere, destinate ad aumentare lungo il corso dell’evento pedatorio per eccellenza, un mondiale calcistico che mai come oggi si apre nel disinteresse quasi totale per le partite e si segnala invece per una proliferazione di inchieste e indagini giornalistiche (e forse non solo) legate ad un’operazione che puzza, moltissimo, di affarismo e corruzione all’ennesima potenza, al punto da essere stata rinnegata persino dal papà spirituale (meglio sarebbe dire, forse, “padrino”) Sepp Blatter.
Nella conferenza stampa tenuta a Doha, Infantino ha snocciolato tutto il repertorio benaltristico delle scuse e dei pretesti per difendere la Federazione Mondiale di calcio dalle critiche rivolte a questo mondiale assurdo, organizzato in barba ad ogni criterio di minimo buon senso. Non contento di aver già fatto incazzare, qualche settimana fa, un bel numero di federazioni (la tedesca in testa) con una raccomandazione che suonava all’incirca “ora basta, si parla solo di calcio”), nei 57 minuti di arringa difensiva di ieri ha sciorinato un rosario di argomentazioni che neanche nelle attuali parrocchie indurrebbero il prevosto all’assoluzione.
Anzi, a prevalere, più che la comprensione e la conseguente assoluzione (che Infantino si dà, peraltro, da sé) è l’indignazione, quella di chi proprio non ce la fa a sentirsi preso in giro fino a questo punto da un’organizzazione (con sede in Svizzera, va ricordato) che si mostra definitivamente per quello che è: mafiosa e omertosa.
Come si può accettare, infatti, che dopo aver saputo delle migliaia di vittime sul lavoro agli stadi, aver sentito dichiarazioni come quella dell’ambasciatore qatariota al Mondiale (“l’omosessualità è una malattia mentale”), dopo aver appreso che l’assegnazione al Qatar del mondiale è stata letteralmente comprata da questo paradiso petrolifero (e del gas), come è possibile, dicevamo, che dal capo supremo di questa operazione delinquenziale, che ha calpestato e calpesta ogni minimo principio di difesa dei diritti umani, ci si senta dire, senza vergogna, che “ oggi mi sento gay, arabo, lavoratore migrante e disabile”?
Un’esibita, evangelica comprensione e solidarietà che risultano ancor più inaccettabili se si pensa che per farle passare si è riusciti persino a nutrirle di un “coming out” a sorpresa, messo in scena del capo ufficio stampa della Fifa, Bryan Swanson. Ma che tristezza!
E poi la storia personale di Infantino ( che Swanson ha tenuto a specificare non essere gay, ma capace di capirli ed accettarli, apperò), la storia di un bambino italiano cresciuto in Svizzera in una famiglia immigrata dall’Italia, rosso di capelli e bullizzato. Una storia magari anche vera, per carità, ma tutta plasmata alla commozione, al vittimismo, per dire quanto lui e la FIFA comprendano ogni questione sollevata in ambito di diritti, di inclusione, di lotta alla violenza. Ma per favore, no, con il massimo rispetto per chi ha (o aveva i capelli rossi), Infantino non può raccontare al mondo simili sciocchezze pensando così di giustificarsi e venderci come legittimo tutto quanto è stato perpetrato in questi anni in nome esclusivo del gigantesco affare rappresentato da questo mondiale.
Mai come in questi giorni, pare venire a galla insomma l’insostenibilità di un “sistema” come quello che gestisce il calcio a livello mondiale, che ha trasformato lo sport più bello del mondo ed i valori che retoricamente si vuole che lo accompagnino, in un triste spettacolo di finzione, dove finti sono addirittura i tifosi, pagati per incitare un po’ la Francia, un po’ l’Inghilterra, l’Argentina e chissà, forse anche la Svizzera.
Tutto finto, tutto preimpostato, come in una versione aggiornata della Playstation, dove a contare davvero sarà solo la voce “entrate” al bilancio finale, e lo sdoganamento reputazionale di un paese senza democrazia, che per caso si è accorto, decenni fa, di essere seduto su una miniera d’oro.
Per il resto, solo facce di bronzo e forse (non ci resta che sperarlo) qualche testa pensante che in corso d’opera, chissà, sarà capace di dire di no, con qualche gesto eclatante, alla totale accondiscendenza verso le leggi di questo triste, indecoroso e criminale mercato-spettacolo.
Le reazioni e le manovre del clero tradizionalista americano e dei suoi sostenitori all’operato decennale di papa Francesco
Sul mercato globale, a volte, è più redditizio pagare le sanzioni che abbandonare pratiche illegali