L’ONU non minaccia affatto la neutralità svizzera
È una fandonia affermare che la partecipazione al Consiglio di sicurezza compromette la neutralità e i buoni uffici della Svizzera
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È una fandonia affermare che la partecipazione al Consiglio di sicurezza compromette la neutralità e i buoni uffici della Svizzera
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È una fandonia affermare che la partecipazione al Consiglio di sicurezza compromette la neutralità e i buoni uffici della Svizzera
«L’obiettivo dell’ONU non è realizzare il paradiso in terra, ma evitare l’inferno”. È l’insegnamento formulato oltre sessant’anni fa dal leggendario segretario generale dell’ONU Dag Hammarskjöld. Ed è più attuale che mai con le 3 ipoteche che sconvolgono il pianeta, la guerra in Ucraina, la pandemia e i cambiamenti climatici con le conseguenti carestie e fame nel mondo.
Gli aiuti umanitari, la cooperazione internazionale e la difesa dei diritti umani diventano ancor più urgenti e indispensabili. Sono i valori fondamentali della tanto cara e decantata tradizione umanitaria della Svizzera. Adesso ha una grande opportunità di scendere in campo e schierarsi in prima fila. È la partecipazione per i prossimi due anni ai lavori del Consiglio di sicurezza. È l’organismo più importante delle nazioni unite di cui fa parte una ristretta cerchia di 15 paesi sui 193 membri dell’ONU.
La Svizzera si ritrova sulla ribalta della politica internazionale a tu per tu con le grandi potenze. Ha voce in capitolo, può sostenere i propri orientamenti politici, i propri valori, può intercedere e far opera di mediazione. Il rovescio della medaglia è l’impasse del Consiglio di sicurezza di fronte al diritto di veto delle 5 potenze con un seggio permanente, Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia.
Un esempio ci viene proprio dalla guerra in Ucraina. Il Consiglio di sicurezza è impotente, è bloccato dal veto della Russia. D’altro canto però la stessa Russia non ha potuto opporsi ai buoni uffici dell’ONU che ha organizzato e sorvegliato, assieme alla Croce Rossa Internazionale, l’evacuazione dei civili dall’acciaieria di Mariupol, un intervento voluto sostenuto dal Consiglio di sicurezza appunto. È proprio in casi come questi che entrano in gioco i piccoli paesi, senza ambizioni egemoniche, neutrali e non, come la Svezia, la Finlandia, la Norvegia, l’Austria o l’Irlanda che hanno già partecipato in passato al Consiglio di sicurezza. Hanno dato impulsi decisivi a diversi negoziati di pace e a operazioni sul fronte come la creazione di corridoi umanitari in Siria.
Sono esempi irrefutabili, dimostrano senza ombra di dubbio che è una fandonia affermare che la neutralità e i buoni uffici della Svizzera sono minacciati dal mandato di due anni nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Certo ci si deve esporre, prendere posizione, accantonare i calcoli opportunistici, avere il coraggio di battersi senza riserve per i valori del diritto internazionale e dei diritti umani, avere il coraggio di assumersi anche dei rischi, di incappare in passi falsi, importante è poi correggerli. In definitiva si tratta, parafrasando Dag Hammarskjöld, di evitare l’inferno globale: il paradiso in terra non esiste.
Nell’immagine: una seduta dell’UNSC (UN Photo/Eskinder Debebe)
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