Moni Ovadia – Il diritto di difendere i palestinesi
Lo scrittore e musicista italiano di religione ebraica, attaccato per le sue critiche a Israele
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Lo scrittore e musicista italiano di religione ebraica, attaccato per le sue critiche a Israele
• – Redazione
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Lo scrittore e musicista italiano di religione ebraica, attaccato per le sue critiche a Israele
La prima istanza che mi pare importante sollecitare sulla questione israelo-palestinese è quella di chiedere ad alta voce all’informazione ‘mainstream’ di accogliere tutte le opinioni, considerate estremiste, e opposte al pensiero dominante: e, nel caso che qualcuno ravvisi reati di opinione, lo si inviti a rivolgersi ai tribunali invece di imporre censure preventive, opzioni discriminatorie o auto censure.
Personalmente, solo per avere esercitato il diritto costituzionale di esprimere le mie opinioni a titolo personale sono diventato obiettivo di calunnie feroci e di minacce. Ogni volta che mi sono rivolto ai principali ambiti dell’informazione televisiva per parlare della questione ho trovato un muro di gomma. Detto questo, non mi lamento per la mia persona, ma per il vergognoso silenzio sulla immane tragedia del popolo palestinese. Molte sono le domande inevase nel mondo occidentale o che trovano solo risposte retoriche, ipocrite o elusive. Il sociologo Adel Jabar, già professore di sociologia dell’emigrazione alla Ca’ Foscari, ne ha poste alcune che ritengo non opponibili:
A queste domande del professor Jabar vorrei aggiungerne una mia: come mai all’annuncio dato dalla Santa Sede di voler riconoscere lo Stato di Palestina il governo israeliano ha protestato? Sulla base di quale legittimità se non quella della prepotenza dell’occupante?
I fatti sono chiari. Il governo israeliano di Netanyahu non vuole nessuno Stato palestinese, se non forse quella di un simulacro di autorità priva di qualsiasi autorità su piccolo bantustan, aggregati magari alla Giordania. Le intenzioni del premier israeliano si sono bene espresse nell’aver promosso il varo della legge Stato-Nazione, una legge segregazionista che esclude i palestinesi israeliani dalla piena cittadinanza, la quale è riservata solo agli ebrei. Dunque i non ebrei diventano cittadini di serie b, per non parlare poi dei palestinesi dei Territori occupati che diventano paria su cui esercitare ogni tipo di arbitrio. Se qualcuno avesse dubbi al riguardo si informi sulla gestione da parte dell’autorità israeliana della pandemia da COVID 19 nei confronti dei palestinesi dei territori di cui l’occupante è responsabile per definizione secondo le più elementari convenzione del diritto internazionale: più del 60% degli israeliani risulta vaccinato, ma solo il 3% dei palestinesi dei Territori – senza dimenticare che in questi giorni arrivano pure a distruggere con i bombardamenti le strutture sanitarie palestinesi vitali in pandemia.
Oggi, nell’infuriare dei venti di guerra prevalgono le interpretazioni più schematiche ed emotive. Questa non è una guerra anche se ne ha certe apparenze. Ma la sproporzione tra le forze è talmente soverchia che alla fine Gaza ne uscirà ulteriormente devastata, ammesso che si possa parlare di più devastazione in una terra già così martoriata; gli israeliani se la caveranno con danni limitati, le vittime palestinesi si conteranno a centinaia, quelle israeliane a unità.
Sia chiaro: l’uccisione di ogni essere umano è una grande tragedia, ma oramai da decenni il numero delle vittime palestinesi è smisurato. I sostenitori acritici delle ragioni di Israele sempre e comunque non vedono neppure le sofferenze dei palestinesi e se qualcuno gliele indica attribuiscono le responsabilità a loro stessi. In questa circostanza sostengono che l’attacco dei missili di Hamas era preparato da tempo e reiterano come un mantra l’articolo l’articolo dello statuto di Hamas che parla di distruzione di Israele. Con questo vogliono chiudere la bocca alle voci severamente critiche delle scellerate politiche di Netanyahu, voci fra le quali si annoverano in questi giorni quelle di esponenti del Partito democratico degli Stati Uniti per fare qualche nome, la deputata Ocasio Cortes e Bernie Sanders, il quale per la cronaca è ebreo.
Queste personalità oneste e coraggiose dovrebbero essere in particolare uno stimolo per i politici dell’Unione Europea per rompere la cortina di ipocrisia e di pavida retorica che li porta ad appiattirsi sulla propaganda menzognera dell’establishment israeliano che pretende uno statuto di impunità nei confronti di una politica fondata sull’illegalità brutale di un’oppressione che non può avere alcuna giustificazione.
da “il manifesto” del 19 maggio 2021
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