Monica Vitti è stata una comica vera
L'attrice sfatò molti luoghi comuni. Uno su tutti: una bionda sexy non può fare ridere
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L'attrice sfatò molti luoghi comuni. Uno su tutti: una bionda sexy non può fare ridere
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L'attrice sfatò molti luoghi comuni. Uno su tutti: una bionda sexy non può fare ridere
“Io non capisco la gente / che non ci piacciono i crauti…” Non era solo il salto acrobatico: prima l’incomunicabilità alienata (o era l’alienazione incomunicabile?) di Michelangelo Antonioni. Poi la scassata compagnia di “Polvere di stelle”: un film sull’avanspettacolo con i doppi sensi bananieri, dove rubava la scena a Alberto Sordi.
Era l’aria stralunata, da “ragazza che cadde sulla terra”, con cui a Canzonissima – di sabato sera, negli anni 70 il programma televisivo più nazionalpopolare – cantava “Io non capisco la gente / che non ci piacciono i crauti…”. Crauti poi faceva rima con “bisogna andar molto cauti”, e ci vuole del genio a cantarla senza scoppiare a ridere.
Capita di dire, quando qualcuno muore, “non sapevo neanche che fosse vivo”. Monica Vitti era sparita dalle scene una ventina di anni fa, malata di Alzheimer. Finché ha potuto, ha illuminato e reso internazionale il cinema italiano con la sua bravura e la sua bellezza – magari faceva la siciliana gelosa, munita di pistola per uccidere il fedifrago, ma non restava impigliata nella trappola. Per Dino Risi era stata suora cantautrice, hostess in preda al panico, e suonatrice di piatti in un’orchestra, costretta a portare avanti e indietro da casa la custodia con lo strumento.
Era una grande attrice comica, dove “comica” sottolinea il lavoro di precisione che serve per fare ridere. E per sfatare il luogo comune secondo cui il mestieraccio sarebbe riservato, semmai, solo alle donne brutte. La carriera sarebbe quindi preclusa alle bionde sexy. “Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca)” ha il più bel titolo inglese che commedia all’italiana possa sognare: “The Pizza Triangle”. Diretto da Ettore Scola, vede Monica Vitti divisa tra Giancarlo Giannini e Marcello Mastroianni.
Il triangolo non finisce benissimo, allora nei film poteva succedere, e capitava anche che una donna prendesse gli schiaffi. Da Alberto Sordi per esempio, in “Amore mio aiutami”. Ora che lo sapete, dimenticate subito l’informazione. Meglio tenere certe cose segrete e godersele da spettatori adulti. Un po’ carbonari. Soprattutto, spettatori in grado di riconoscere la satira e distinguere i generi cinematografici. (Tutta gente, poi, che quando vede la sfilata di forche per l’impiccagione nella serie “The Handmaid’s Tale” si felicita per il conquistato femminismo).
Segnaliamo anche la straordinaria intervista “d’epoca” (del 1966), realizzata da Fernaldo Di Giammatteo per la rubrica “Prima fila”, che si può rivedere nella pagina dedicata alla scomparsa dell’attrice dalla RSI. C’è dentro tutto di lei, bellissima, nel momento di passaggio dall’incomunicabilità di Antonioni a generi comici, apparentemente leggeri.
Due testi di e su Uri Avnery, scrittore e pacifista israeliano