“Niente di nuovo sul fronte occidentale”: in una nuova versione cinematografica una storia di bruciante attualità
Una potente riflessione sulla follia della guerra, dal romanzo di Erich Maria Remarque proposta dalla piattaforma Netflix
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Una potente riflessione sulla follia della guerra, dal romanzo di Erich Maria Remarque proposta dalla piattaforma Netflix
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Una potente riflessione sulla follia della guerra, dal romanzo di Erich Maria Remarque proposta dalla piattaforma Netflix
Netflix ripropone una trasposizione cinematografica del romanzo di Erich Maria Remarque Niente di nuovo sul fronte occidentale. L’adattamento cinematografico più celebre, All’ovest niente di nuovo di Lewis Milestone, è stato realizzato nel 1930. La regia è affidata a Edward Berger, un cineasta tedesco autore di un gran numero di produzioni televisive che riesce a trasmettere la forte carica di denuncia alla guerra che attraversa il romanzo.
Il film è ambientato durante le ultime fasi della Grande Guerra, prima e dopo l’offensiva dei cento giorni condotta dalla triplice intesa che ha portato all’armistizio della Germania. Risulta necessario contestualizzare il periodo per comprendere le ragioni che portano Paul Baumer, il protagonista della vicenda, ad arruolarsi accanto a una generazione di giovani tedeschi pronti a combattere tra le infernali trincee e i colpi di artiglieria che dominavano gli scontri tra fronti opposti, per un destino comune da inseguire malgrado una sconfitta militare sempre più vicina.
Tuttavia, l’eccitazione iniziale dei primi minuti del film lascia il passo al battesimo di fuoco sul campo di battaglia in cui non si contano le perdite e le amicizie di una vita collassano sotto il fuoco delle mitragliatrici. La guerra statica che ha caratterizzato il primo conflitto mondiale, ad eccezione di brevi apparizioni del carro armato, viene messa in scena con grande stile, anche con la fotografia di assoluto rilievo di James Friend. Il fango nel viso, le amputazioni, gli occhi squarciati, le maschere antigas, la devastante paura di poter essere colpiti dall’artiglieria in ogni momento o caricati frontalmente dall’esercito nemico, travolgono visivamente grazie all’ottima regia che lavora alternando primi piani e campi lunghi degni di un kolossal ad altissimo budget.
Niente di nuovo sul fronte occidentale evidenzia da vicino l’aspetto umano mettendo in secondo piano la vicenda storica. Sono le esperienze dei soldati al fronte che colpiscono, come nella scena in cui un militare non riesce a salvare un compagno che affoga nel suo stesso sangue. E anche la condivisione delle loro storie, ma anche le loro speranze future e il ricordo di chi è caduto. Proprio questa capacità di sottolineare una decisa contrapposizione tra vita e morte, incarnata da diversi dialoghi, è al centro del film. Interrogandosi sulla possibilità che il decesso possa avere un valore liberatorio rendendolo addirittura preferibile alla quotidianità della guerra, il film in questo senso va oltre la trasposizione storica per elevarsi verso riflessioni sulla bestialità umana.
Una brutalità che non emerge solo dai campi da battaglia ma anche tra i canali diplomatici che solo apparentemente vanno in parallelo con ciò che accade sul campo. Tra colombe alla ricerca di un armistizio e aquile pronte a continuare la guerra per motivi ideali più che realistici, non si riesce a trovare un compromesso che possa mettere fine velocemente al conflitto. Un ottimo film dalla forte attualità.
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