Storie di famiglia e di ideali
“Voi che avete visto il mare”, un libro di Sara Rossi Guidicelli
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“Voi che avete visto il mare”, un libro di Sara Rossi Guidicelli
A muovere Sara Rossi Guidicelli, a distanza di anni, nella ricerca di questa identità formatasi nelle discussioni politiche fra “compagni” di cui, bambina, coglieva logicamente fin troppo poco, vi è un altro elemento “biografico” molto forte, emotivamente, come quello della malattia, inesorabile, della madre, e della sua scomparsa (con cui si chiude significativamente il libro), il 14 febbraio 2019.
Ormai donna matura, laureata in letteratura russa, viaggiatrice, mamma a sua volta, giornalista e scrittrice (anche di teatro), Sara Rossi Guidicelli, che oggi dirige la “Rivista 3 Valli”, cerca, scrivendone, un nuovo e forse diverso modo di interpretare il rapporto con la madre, raccontando delle lunghe e non facili visite, di dialoghi e colloqui a volte faticosi, eppure a loro modo “necessari”, per capire di sé e di quella donna speciale che anni prima aveva combattuto per cause ed ideali che sembrano oggi andati perduti, oppure ancora tutti da ripensare o rivalutare.
Cause ed ideali di coloro che a suo tempo, da metà anni ’60 fino alla fine dei ’70 erano definiti (e forse, compiaciuti, si autodefinivano) “sessantottini”, artefici di battaglie politiche che hanno certamente lasciato un segno nella cultura sopratutto della “sinistra” nelle sue svariate e complesse ramificazioni, nelle sue multiformi denominazioni. Una stagione che offre ancora molti elementi da indagare dal punto di vista di una sua storicizzazione. Basterà, in questo senso, andare a leggere il recente volume di Giacomo Müller “Inseguendo la rivoluzione” (ed. Fondanzione Pellegrini Canevascini), per trovare un’ampia ed inedita documentazione su una parte significativa di questo momento politico e sociale, che in Ticino ha avuto non pochi aderenti, e pure i suoi protagonisti, fra Movimento Giovanile Progressista e Lotta di Classe.
Ma Sara Rossi Guidicelli, di quel tempo ribollente di ideali ed ideologia, ha cercato testimonianze, appunto, famigliari, o del circolo degli amici più stretti della sua “famiglia aperta”, sollecitando il ricordo ed il racconto di figure che aveva conosciuto bambina e poi ragazza, e con cui ancora ha mantenuto un rapporto, negli anni, fatto anzitutto di affetto.
Da giornalista qual è, l’autrice ha raccolto così, attorno ad un aspetto cruciale della propria personale formazione ed educazione alla vita, una serie di “interviste”, che ha tradotto ed inserito in brevi capitoli narrativi, dentro un libro che sa coniugare profondità, anche commozione, perché no, ed una levità che non è leggerezza, non è mai superficie. È una tonalità del racconto, molto consapevole, che percorre sotterraneamente la narrazione di questa specie di “mappa di memorie, soprattutto mie e di qualche persona cara, intorno a quel segreto che avevo visto accendersi negli occhi dei miei genitori e dei loro amici e che poi da grande ho ricercato per conto mio, altrove, in altri modi, perché il mondo era cambiato. Non come volevano loro, ma era cambiato comunque”.
Un libro che si legge con piacere e partecipazione, in cui riescheggiano altri libri, film, musiche, i personali riferimenti e la colonna sonora di un mondo che credeva (e forse ancora crede) all’utopia; quella che, per dirla con lo scrittore uruguayano Eduardo Galeano citato dall’autrice, se “cammino due passi lei si allontana di dieci, ne faccio altri tre e lei avanza di venti… e allora a cosa serve, l’utopia? Serve a camminare”.
Sara Rossi Guidicelli, Voi che avete visto il mare. La mia famiglia, il Sessantotto e altri ideali, Ist. Edit. Ticinese, Bellinzona
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