Silenzi, illegalità e chiare (ir)responsabilità
di Martino Colombo e Filippo Contarini
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di Martino Colombo e Filippo Contarini
• – Redazione
Spunti di riflessione in margine alla serata di Naufraghi/e dedicata all’autogestione
• – Maurizio Chiaruttini
Riflessioni e qualche proposta di Bruno Brughera dopo la serata di dibattito all’USI
• – Redazione
• – Franco Cavani
Un dramma politico e umano. Pechino aggredisce e sta cancellando ogni forma di opposizione e dissenso
• – Loretta Dalpozzo
La vicenda del FC cittadino ricorda la storia vera del finto capo indiano che truffò il Ticino, terra di "conquista"
• – Libano Zanolari
Presto potrebbe diventare la più diffusa ma il numero dei casi è contenuto visto che, nonostante le aperture, i contagi calano
• – Riccardo Fanciola
Tutta la serata speciale organizzata da Naufraghi/e all’Aula Magna dell’USI di Lugano per discutere di autogestione e democrazia
• – Redazione
Audizioni in Procura dei municipali di Lugano, a quasi un mese dai fatti
• – Marco Züblin
Per la prima volta, sulla legge anti-omofobia la Chiesa interviene sul piano statale sostenendo che ‘si viola il Concordato’
• – Aldo Sofia
Come d’abitudine, non appena aperta l’inchiesta penale sulla demolizione del Macello è calata sulla questione una cortina di silenzio. Cortina che sparisce magicamente quando c’è un’intervista esclusiva da rilasciare alla televisione amica, o quando si tratta di scaricare la Pepa tencia su altri, come fatto con il comunicato dell’esecutivo di Lugano: senza chiarire alcunché, a 10 (dieci!) giorni dall’abbattimento dell’edificio simbolico, il Municipio ha espresso un pietoso “ma noi avevamo detto solo il tetto”. Ma come: allora i Colonnelli avevano parlato tra di loro di toccare l’edificio?! Dopo aver detto che loro non ne sapevano niente? Dopo aver detto, a macerie ancora fumanti, che insomma, era necessario abbatterlo per gravissimi motivi di sicurezza immediati (immediatissimi, alla una di notte e considerando che l’edicio era vuoto…)? Dopo aver detto che era tutto espressione di un’azione di polizia, che insomma la clausola generale di polizia…?
Alle favole raccontate da una maggioranza politica liberal-pipidina-leghista (chi sta tirando i fili?), con cui i socialisti collaborano nel nome della collegialità e della concertazione, intrinsecamente violenta e particolarmente incline a comportamenti illegali, sono poi arrivati gli appelli al dialogo. Dialogo che ora sembra che tutti vogliano sostenere. D’altronde sono passati solo 19 (diciannove!) anni del 2002, ovvero da quando venne firmata una convenzione per intavolare un dialogo per trovare una nuova sede ai Molinari. Una convenzione, firmata anche dal governo cantonale, che dava in uso gli spazi come soluzione provvisoria: nessuno ha mai occupato il Macello, esso era la sede temporanea in vista di una nuova assegnazione basata su una mediazione da fare fra città, cantone e Molinari.
Le autorità si svegliano solo ora? No, le autorità sapevano di dover trovare una soluzione definitiva perché così si erano impegnate, ma non hanno mai voluto affrontare la questione. Chi era infatti in governo cantonale quando venne firmata la convenzione, tra il 2002 al 2013? Marco Borradori. E chi è dal 2013 sindaco a Lugano? Marco Borradori. Ora, il sindaco “proprio non sa capacitarsi” di come sia possibile che il Macello sia stato abbattuto. Ma smettiamola con le frottole! Borradori aspettava solo che la Iron Lady liberale entrasse in Municipio e finalmente il suo inattivismo è diventato un lasciapassare alla distruzione, la cifra politica è questa. La soluzione del depuratore alla Stampa (attuabile peraltro solo fra qualche anno in ragione dei lavori di bonifica e ristrutturazione necessari), vista da fuori è ancor più imbarazzante, anche solo dal profilo simbolico-linguistico. Il fatto poi che Fabio Schnellmann dichiari in televisione, a difesa della ruspante collega municipale, trattarsi di un “progetto serio e studiato”, quando lo stesso direttore del consorzio ha dichiarato a La Regione “a noi degli autogestiti non è stato detto nulla, è una novità”, rende la faccenda ancora più grottesca.
Pacta sunt servanda, si impara al primo anno di diritto. Ma il Municipio e il Consiglio di Stato non sembrano interessati, anzi. Ed è proprio in questo immobilismo della politica, di certo non disinteressato, che vanno ricercate le responsabilità politico-istituzionali sia dell’annosa questione dell’autogestione, sia di quanto avvenuto la notte del 29 maggio. Ribadiamo un punto fermo: la convenzione è chiara ed è valida, ma sono proprio i paladini della proprietà privata e del rispetto dei contratti che se ne stanno infischiando dei contratti e delle basi della nostra convivenza giuridica! La realtà è che c’è un gioco simbolico perverso basato su un’alleanza reazionaria fra leghisti e fasce liberal-conservatrici che stanno rispolverando il famoso motto “law and order” di nixoniania memoria, criminalizzando l’opposizione e tagliandole le gambe. E proprio come ai tempi di Nixon e Reagan, lo fanno attraverso atti illegali e disordinati. Altro che Law and order!
Martino Colombo e Filippo Contarini sono giuristi
Ceresio e dintorni, fantasiose (ma non troppo) proposte, e fantastiche (ma non troppo) iniziative
Riferire, raccontare, documentare, fra disponibilità, sfiducia e regole professionali