Pilastri inamovibili ma stanno franando
Certezze che hanno fatto la nostra cultura, anche economica. oggi non reggono più
Filtra per categoria
Filtra per autore/trice
Certezze che hanno fatto la nostra cultura, anche economica. oggi non reggono più
• – Silvano Toppi
Le politiche ambientali svizzere sono cambiate molto negli ultimi anni. Purtroppo in peggio. Fra i vincitori, cementificatori e USTRA
• – Simona Sala
di Martino Colombo e Filippo Contarini
• – Redazione
Spunti di riflessione in margine alla serata di Naufraghi/e dedicata all’autogestione
• – Maurizio Chiaruttini
Riflessioni e qualche proposta di Bruno Brughera dopo la serata di dibattito all’USI
• – Redazione
• – Franco Cavani
Un dramma politico e umano. Pechino aggredisce e sta cancellando ogni forma di opposizione e dissenso
• – Loretta Dalpozzo
La vicenda del FC cittadino ricorda la storia vera del finto capo indiano che truffò il Ticino, terra di "conquista"
• – Libano Zanolari
Presto potrebbe diventare la più diffusa ma il numero dei casi è contenuto visto che, nonostante le aperture, i contagi calano
• – Riccardo Fanciola
Tutta la serata speciale organizzata da Naufraghi/e all’Aula Magna dell’USI di Lugano per discutere di autogestione e democrazia
• – Redazione
Certezze che hanno fatto la nostra cultura, anche economica. oggi non reggono più
Nel periodo elettorale i contributi di candidate e candidati sono benvenuti sulla nostra zattera secondo queste regole
L’Everest dei debiti e l’intervista a Sergio Rossi rivelano anche un mondo al rovescio, come in una lastra fotografica. O perlomeno bislacco. In un doppio senso. Nel senso che quanto ci hanno insegnato nella vita, nella scuola, all’università sembra si sia capovolto. Nel senso che idee o azioni ritenute sino all’altro ieri utopie, paradossi, mitologie o credenze ingannevoli, stanno ottenendo o hanno ottenuto libero corso. Non si va per le frasche se ci si pone qualche interrogativo o pensiero apparentemente antico o balzano attorno a quell’Everest.
Chi avrebbe immaginato, ad esempio, che la cancellazione del debito – idea che sembra uscire dall’antichità biblica o dal giubileo sabbatico che cancellava i debiti ogni sette anni – è stata posta all’ordine del giorno nelle discussioni di Banche centrali o organizzazioni internazionali come una via percorribile per non “sbattere contro il muro”? E non tanto per i paesi poveri (come proponevano importanti encicliche papali un tempo), ma ora per i paesi cosiddetti ricchi, superindebitati? Chi avrebbe pensato che l’interesse sul denaro prestato (che è poi il prezzo del denaro nel tempo) tornasse ad essere ridiscusso o fosse in pratica azzerato per evitare una dannazione, questa volta non divina (perché solo Dio è il padrone del tempo, lo si legge comunque ancora in manifesti apparsi in questi giorni sulle nostre strade!), ma solo tremendamente economica? Chi avrebbe immaginato che la manna dal cielo (“farò piovere del cibo dal cielo per te”) si traducesse ai nostri tempi, dapprima nella seria teoria economica definita appunto helicopter money, la moneta-elicottero (far piovere dall’alto il denaro o, in termini concreti, distribuire direttamente del denaro ai consumatori, la nuova manna, per far fronte ad una recessione economica) e poi, con la crisi pandemica, nella sua concreta ed estesa applicazione, con lo Stato (come avviene ancora negli Stati Uniti, ma è già avvenuto altrove) che fa piovere assegni sulle economie domestiche affinché possano continuare a consumare ma soprattutto far ruotare domanda, produzione ed economia? Chi avrebbe pensato che la ricchezza diventasse una maledizione, generando le più drammatiche e problematiche emigrazioni di persone da paesi ricchi e straricchi di risorse, indispensabili al futuro, come quelli africani, verso l’esausta e indebitata Europa, creandole sconquassi sociali?
Perché è opportuno e tutt’altro che balzano rilevare tutto questo? Perché ci dà il vero stato della questione. O forse perché ci dà il senso del dove siamo finiti, in cima a un Everest di sabbia. Perché ci sono paradigmi che ci hanno inquadrato la vita e hanno fatto la nostra cultura, non solo economica, che erano dati per pilastri inamovibili, assiomi assoluti, e che ora sono saltati o stanno franando.
Si è quindi nella situazione che nulla risulta certo e che tutto in un modo o nell’altro sembra dover cambiare. Il problema è rendersene conto. Anche se molti continueranno a credere che il possibile allontani sempre più i limiti dell’impossibile o dell’impensabile. E non solo ci sperano, ci contano.
Domani alla Casa della Letteratura di Lugano (Villa Saroli) un incontro pubblico per parlare di “Macerie”, il podcast che ripercorre un quarto di secolo di autogestione a Lugano
È chiaro che la strategia del Comune era pronta da tempo: al primo pretesto cancellare, anche fisicamente, l’idea dell’autogestione da Lugano