Pari diritti (ma dove?) e pari doveri
Il tempo dei doveri sarà solo quando la questione dei diritti non verrà più liquidata con una scrollata di spalle
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Il tempo dei doveri sarà solo quando la questione dei diritti non verrà più liquidata con una scrollata di spalle
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Il tempo dei doveri sarà solo quando la questione dei diritti non verrà più liquidata con una scrollata di spalle
Qualcuno, beffardo, ha affermato che non dovremmo lamentarci, poiché volevamo la parità dei diritti tra uomo e donna, e questa passa, naturalmente anche dai doveri. Quindi è giusto che, come hanno deciso le Camere federali questa settimana, anche le donne lavorino fino a 65 anni.
Qualcuna (nello specifico trattasi della Consigliera nazionale pipidina Ruth Humbel), forse ancora più beffardamente, ha fatto riferimento alla – presunta – solidarietà tra uomini e donne per quanto riguarda l’AVS, dichiarando che “gli uomini versano di più e le donne ricevono di più”.
Ma fermiamoci un attimo… perché gli uomini “versano di più” alle casse AVS? Forse (è solo un’ipotesi, magari perfino un poco maliziosa) perché spesso esercitano professioni meglio retribuite grazie al fatto che hanno potuto fare carriera, sapendo che il “sacrificio professionale” in famiglia (quei part-time di cui ci hanno abituati ad accontentarci) lo fa qualcun altro? Oppure versano di più perché, proprio in quanto maschi, possono contare su un salario maggiore? E che le donne “ricevano di più” non è esattamente vero, se pensiamo che un quarto delle donne in Svizzera possono contare solo e unicamente sulla rendita AVS.
L’ufficio federale di statistica (su admin.ch), nei dati più recenti a nostra disposizione, risalenti al 2018, riporta una differenza salariale tra generi, a parità di qualifiche e funzione, dell’8-22,1% nel settore privato e del 11,4% in quello pubblico. E non abbiamo ancora i dati post pandemici, che però non fanno esattamente ben sperare, se pensiamo che in Italia, su 100’000 posti di lavoro scomparsi, almeno 99’000 hanno toccato lavoratrici donne.
Ma non è tutto, infatti, come ha ben evidenziato la Consigliera agli Stati Marina Carobbio, sono soprattutto le donne, e solo raramente gli uomini, a occuparsi del vasto e sfuggente ambito non pagato delle cure, rivolte non solo ad eventuali figli (quindi gravidanze comprese), ma anche di parenti bisognosi.
Il tempo dei doveri, ci viene abbastanza ovviamente da dire, sarà solo quando la questione dei diritti non verrà più liquidata con una scrollata di spalle e un sorrisetto di sufficienza, alla Humbel, per intenderci.
Un motivo in più per scendere in piazza, il 14 giugno.
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