Per chi vale la tassa sul CO2?
In Svizzera esenzioni per oltre 3 miliardi a favore di grandi aziende dal forte impatto ambientale
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
In Svizzera esenzioni per oltre 3 miliardi a favore di grandi aziende dal forte impatto ambientale
• – Redazione
Il razzismo diventa sistemico quando è direttamente o indirettamente incoraggiato o finanche praticato da istituzioni e da mezzi di comunicazione, non ultimi i cosiddetti social
• – Redazione
• – Franco Cavani
In un libro vita e musica del grande trombettista Chet Baker
• – Michele Ferrario
In un libro di Luke Mogelson il racconto delle ore vissute in mezzo alla violenza ed il caos di un moto di protesta voluto, provocato e sostenuto da Donald Trump. Di Werner Weick
• – Redazione
Pratiche di redditività di una logica di mercato che si libera senza problemi di animali, di umani (prima e dopo la morte), della verità
• – Silvano Toppi
Democrazia, senso di comunità e questione ambientale di fronte al potere capitalistico in uno studio provocatorio, che fa riflettere
• – Lelio Demichelis
Si celebra il 22 aprile in tutto il mondo per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione centrale che unisce tutta l’umanità: proteggere la nostra casa
• – Redazione
È uscito in questi giorni il video di Un briciolo di allegria, il nuovo singolo di Blanco cantato con Mina, un brano capace di scavalcare intere generazioni
• – Simona Sala
I rischi di conflitto d’interesse della nomina dell’ex direttrice della Segreteria di Stato dell’economia nel cda della multinazionale
• – Federico Franchini
In Svizzera esenzioni per oltre 3 miliardi a favore di grandi aziende dal forte impatto ambientale
Di Rachel Barbara Häubi, Heidi.news
Il governo federale da anni riduce la tassa sul CO2 per alcuni grandi emettitori di carbonio. Tra il 2013 e il 2020, le esenzioni ammonterebbero a quasi tre miliardi di franchi, secondo una recentissima inchiesta del sito web svizzero in lingua tedesca Das Lamm.
Inquini poco e paghi. Inquini molto e sei esentato. Questo potrebbe essere il motto della Confederazione applicabile alle modalità di riscossione della tassa sul CO2.
Secondo l’indagine del sito informativo d’oltralpe, il governo svizzero ha esentato aziende fortemente inquinanti come il gigante del calcestruzzo Holcim, Lonza e la raffineria di Collombey per quasi tre miliardi di franchi tra il 2013 e il 2020, concedendo loro diritti di emissione gratuiti. Nel frattempo, il resto del Paese – a cominciare dal singolo cittadino – continua a pagare il prezzo pieno.
Eppure si tratta di una tassa importante. In Svizzera, chiunque emetta CO2 bruciando combustibili fossili deve pagarla. Tuttavia, i maggiori emettitori sono spesso esentati. Per queste aziende, come Holcim, Lonza, Roche, o ancora l’aeroporto di Zurigo, è sufficiente partecipare al sistema di scambio di quote di emissioni (SSQE). In cambio di un certificato, ottengono un diritto di emissione per ogni tonnellata di CO2 prodotta. Si stima che tra il 2013 e il 2020 circa 50 aziende svizzere avrebbero partecipato al sistema SSQE.
Un sistema che avvantaggia i grandi emettitori. “Das Lamm” sottolinea che la maggior parte delle aziende private che partecipano al sistema SSQE (circa il 90-95%) hanno beneficiato di certificati gratuiti rilasciati dal Governo, in particolare per preservare l’attrattiva economica del Paese. Queste aziende non sono assolutamente incentivate a limitare le proprie emissioni di CO2, anzi.
Così, appunto, in otto anni, la Confederazione avrebbe perso tre miliardi di franchi di entrate. Peggio ancora, lo Stato avrebbe addirittura concesso più certificati del necessario, in considerazione delle emissioni delle aziende. Di conseguenza, vi sono aziende che hanno pure potuto guadagnare vendendo i certificati in eccesso. Gli autori dell’inchiesta stimano il valore in eccesso a 361 milioni di franchi.
“Il costo per dar seguito alla riscossione della tassa sul carbonio è stato così basso per queste aziende, che le loro emissioni sono diminuite molto poco, solo del 10% tra il 2013 e il 2020”, sottolinea Alex Tiefenbacher, investigatore sul clima per Das Lamm, contattato da Heidi.news.
Secondo lo stesso sito, il gigante del calcestruzzo Holcim – il più grande emettitore di CO2 della Svizzera – avrebbe pagato circa 1,8 milioni di franchi svizzeri per le sue emissioni tra il 2013 e il 2020. Se la multinazionale fosse stata soggetta alle stesse regole del resto della popolazione, avrebbe dovuto pagare 833 milioni di franchi, poiché per i privati e la maggior parte delle aziende svizzere la tassa è di di 120 franchi per tonnellata di CO2 emessa.
Tra le circa cinquanta aziende che beneficiano del sistema SSQE, ve ne sono alcune della Svizzera occidentale. È il caso del gruppo Varo Energy, che gestisce l’ultima raffineria di petrolio in Svizzera, a Cressier (NE), ma anche il più grande parco solare del Paese, in nome del quale beneficia di sostegno pubblico, ma la cui elettricità sarà utilizzata per la produzione di… petrolio. Varo avrebbe ricevuto molti certificati gratuiti che la esentavano dalla tassa sul CO2, per cui avrebbe pagato 7,9 milioni di franchi invece di 226 milioni, sempre secondo i dati di “Das Lamm”.
“Questo dimostra l’assurdità del sistema di scambio di emissioni, che originariamente era stato pensato per decarbonizzare il settore industriale”, afferma Alex Tiefenbacher, che ritiene che il sistema di scambio di emissioni dovrebbe essere più trasparente: “Il sistema è essenziale per regolare le imprese e affrontare la crisi climatica. Tuttavia, sono necessarie più regole e trasparenza. Invece di sovvenzionare i grandi emettitori, il sistema SSQE potrebbe essere utilizzato per pianificare l’uscita dai combustibili fossili. Una tariffa minima per le emissioni di CO2 applicata a tutti, allo stesso modo, eviterebbe il problema.
Traduzione a cura della redazione
Nell’immagine: la raffineria di Cressier del gruppo Varo Energy
Bambini costretti a sfilare in divisa sovietica per la parata del 9 maggio Studenti che inviano lettere ai soldati impegnati nell’invasione ucraina. Ecco la macchina della...
Travolto dalla crisi economica, sempre prigioniero degli scontri settari e inter-confessionali, il Paese dei Cedri è anche al centro di una dura battaglia internazionale