Dalla SECO alla Nestlé con amore
I rischi di conflitto d’interesse della nomina dell’ex direttrice della Segreteria di Stato dell’economia nel cda della multinazionale
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I rischi di conflitto d’interesse della nomina dell’ex direttrice della Segreteria di Stato dell’economia nel cda della multinazionale
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Perché il CIO è obbligato ad invitare russi e bielorussi a Parigi nel 2024
• – Libano Zanolari
Le radici della guerra d’Ucraina; spesso ignorata (anche a sinistra) la questione del centralismo russo nella polveriera ex-sovietica.
• – Yurii Colombo
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• – Aldo Sofia
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• – Fabio Dozio
Le radici della guerra d’Ucraina; spesso ignorata (anche a sinistra) la questione del centralismo russo nella polveriera ex-sovietica.
• – Yurii Colombo
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• – Silvano Toppi
I rischi di conflitto d’interesse della nomina dell’ex direttrice della Segreteria di Stato dell’economia nel cda della multinazionale
Il suo lungo nome, forse, non vi dirà molto. Eppure Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch ha occupato per undici anni uno dei posti più strategici dell’amministrazione federale: quello alla testa della Segreteria di Stato dell’economia (SECO). Finita la carriera di alto livello nel settore pubblico, eccole ora aprirsi le porte di quello privato. Ieri, l’assemblea degli azionisti di Nestlé ha infatti avallato la sua nomina in seno al Consiglio d’amministrazione della multinazionale agro-alimentare.
Questa notizia non può che riaccendere il dibattito sulle nomine di alti funzionari che, una volta finita la carriera pubblica, passano al settore privato alla velocità di una porta scorrevole. Negli ultimi anni i casi sono stati diversi: Jörg Gasser, ex Segretario di Stato del Dipartimento federale delle finanze, è diventato CEO dell’Associazione svizzera dei banchieri; Stefan Brupbacher, ex segretario generale dell’ex consigliere federale Schneider-Amman è oggi direttore di Swissmem; Andreas Balsinger, ex capo del servizio giuridico di Swissmedic è oggi attivo per uno studio d’avvocatura che consiglia le imprese farmaceutiche che vogliono mettere sul mercato nuovi medicamenti.
In Svizzera non esiste un quadro giuridico vincolante per impedire il trasferimento di un alto funzionario da un servizio statale al settore privato. L’ordinanza sul personale della Confederazione prevede che l’autorità «può convenire» un periodo di attesa da sei a dodici mesi al massimo, nei casi in cui si prevede un conflitto di interessi. Che dire allora, del caso di Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch? Non si tratta forse di un caso a rischio di conflitto d’interesse?
Ineichen-Fleisch ha costruito buona parte della sua carriera di dipendente pubblico rappresentando la Svizzera presso l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), prima come ambasciatrice, poi come capa negoziatrice. Non si tratta di un dettaglio da poco: sotto la sua direzione, la SECO è poi più volte intervenuta proprio presso l’OMC a difesa del colosso di Vevey. Il fatto più clamoroso sono gli interventi contro la legge sulla salute pubblica voluta dal Messico. Flagellato dall’obesità, il paese centroamericano intendeva obbligare i produttori ad apporre delle etichette di avvertimento sulle confezioni dei prodotti ad alto contenuto di zuccheri, calorie, sali e grassi. Una legge contro la quale si è battuta Nestlé che, in Messico, ha fatturato nel 2019 più di 1 miliardo di franchi su prodotti “minacciati” dalla nuova regolamentazione.
La multinazionale ha così chiesto alla SECO d’intervenire presso l’OMC fornendole tutte le argomentazioni del caso. Prima la Segreteria di Stato ha formulato le proprie critiche – copia incollate dall’argomentazione di Nestlé – al governo messicano; in un secondo tempo è intervenuta presso l’OMC, dove a nome della Svizzera ha depositato una denuncia in seno al comitato “Ostacoli tecnici al commercio”. La vicenda è stata svelata dall’ONG Public Eye che ha ottenuto – tramite la legge sulla trasparenza – gli scambi di email tra la SECO e il colosso vodese.
Va dato atto che la signora Ineichen-Fleisch, non ha mai nascosto il suo obiettivo: «Uno dei miei compiti principali durante gli undici anni trascorsi alla guida della SECO è stato quello di evitare un aumento della regolamentazione» ha affermato lo scorso maggio, durante una tavola rotonda. Oggi, a nove mesi dalla fine del suo incarico, la nomina dell’ex direttrice della SECO lascia perplessi. Sedere nel cda della multinazionale permette di portare a casa 280.000 franchi all’anno (più 15.000 di rimborsi spese), al quale si potrebbe aggiungere altri mandati interni. Ognuno degli attuali membri del cda della multinazionale vodese ha almeno un mandato in una commissione che può rapportare tra i 70 e i 200 mila franchi all’anno. Non male se comparato con le più alte cariche dell’amministrazione federale che ricevono circa 400.000 franchi annui per un impegnativo ed esposto lavoro al 100%. Dopo quanto fatto in precedenza, la nomina è insomma un buon modo per Nestlé per dire grazie alla signora Ineichen-Fleisch.
Nell’immagine: Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch
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