Per quale pacifismo
Ciò che si dimentica di un ventennio di putinismo: derive ideologiche, guerre di espansione; e su tanti altri fronti le vittime inermi contro cui si accanisce la forza sempre impunita dei forti e armati
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Ciò che si dimentica di un ventennio di putinismo: derive ideologiche, guerre di espansione; e su tanti altri fronti le vittime inermi contro cui si accanisce la forza sempre impunita dei forti e armati
• – Aldo Sofia
Uno, quasi svizzero, di Zollikon
• – Silvano Toppi
Per andare oltre le sommarie contrapposizioni
• – Redazione
In un bagno di informazioni, opinioni, esternazioni di ogni tipo, ci si dibatte nel cercare di capire cosa succede in Ucraina ma anche a casa nostra
• – Enrico Lombardi
La sua domanda è diventata la mia domanda
• – Riccardo Bagnato
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• – Franco Cavani
Secondo il filosofo Étienne Balibar, per evitare una “ricostituzione dei blocchi” va aiutata la resistenza del popolo ucraino (anche consegnando armi) e quella del popolo russo dissidente
• – Redazione
Il contributo di un artista che da anni dipinge il mondo come oggi ci pare evidente che sia
• – Redazione
Russia e Ucraina sono grandi esportatori di acciaio: e in Ticino, importante piazza delle materie prime, hanno una delle loro piattaforme preferite; le sanzioni e la crisi del settore
• – Federico Franchini
L’Europa non invii armi agli ucraini, per evitare lutti e sofferenze maggiori alla popolazione, e per sottrarsi alle politiche imperiali di Russia e Nato
• – Redazione
Ciò che si dimentica di un ventennio di putinismo: derive ideologiche, guerre di espansione; e su tanti altri fronti le vittime inermi contro cui si accanisce la forza sempre impunita dei forti e armati
Quindi con i tormenti personali di ciascuno, anch’io scelgo. Ascoltando i pacifisti di oggi, non sono pacifista globale, senza ‘se’ e senza ‘ma’. Sto con Gino Strada, che diceva “non chiamatemi pacifista, sono contro la guerra”; sto con Berlinguer [nell’immagine] che, in piena guerra fredda, dichiarò di sentirsi più protetto dall’ombrello Nato che nel Patto di Varsavia; e sto anche con le guerre di liberazione sacrosante (ognuno scelga le sue), quindi da aiutare e soccorrere. Ma, pensando alle odierne contrapposizioni, c’è molto d’altro. Si dimentica che il putinismo è, in fatto di ideologia e metodi, l’ultimo stadio di un sovietismo ammantato di nazionalismo ultraconservatore, bigotto e imperialista, da XIX secolo.
Si dimentica che l’Urss crollò non per iniziativa dell’Occidente ma sotto il peso insostenibile e le conseguenze socio-politiche del suo nefasto modello (T. Piketty gli attribuisce grosse responsabilità nell’aver favorito il ‘turbocapitalismo’ trionfante in questa parte di mondo, la nostra). Che, al suo collasso, era problematico organizzare con gli sconfitti un tavolo della pace, perché la nuova leadership russa rimaneva ancorata (come oggi) alla logica delle reciproche ‘zone di influenza’, col rischio dunque di una nuova Yalta. Che tutti gli ex satelliti (la parte d’Europa a lungo sequestrata dall’imperio del Cremlino), convinti di dover temere altri interventi da Est, si precipitarono nelle braccia della Nato dopo mezzo secolo di sovranità negata e di rivolte popolari soffocate (Berlino Est, Budapest, Praga e il socialismo dal volto umano). Ancora, che il nuovo zar, lo dicono anche coloro che lo ‘capiscono’, preparava dal suo arrivo al potere il progetto di ricostituire almeno in parte l’ex potenza, altro che ‘aperture liberali’.
Ci si scorda che Putin si è sempre più abbeverato di teorie ideologicamente revansciste, anche “riscrivendo a modo suo e comodo suo la storia” (denuncia uno storico vero, Sergej Radchenko). Che proprio per questo non c’è stato soltanto il deprecato allargamento a Est della Nato (vero), ma anche l’allargamento a Est della Russia (non sempre evocato e non sempre riuscito): Georgia, Moldavia, Inguscezia, Tagikistan, Cecenia (qui, in nome della guerra al terrorismo islamista, almeno 50.000 civili massacrati su un milione e trecentomila abitanti), fino al Donbass e alla Crimea, ora l’Ucraina (colpevole, certo, di aver negato la promessa autonomia alle comunità russofone, innescando una guerra civile; ma questo giustificherebbe l’invasione armata dell’intero paese?). E altro ancora. Non che questo assolva i crimini degli atri imperi. Infine: non certo per vanto o da persona che sa perché ha visto, ma dal Medio Oriente ai Balcani ho raccontato di troppe vittime indifese, inermi, annichilite, contro cui si accaniva la brutalità di chi sapeva di possedere il perenne primato della forza. E dell’eterna impunità.
Pubblicato da ‘La Regione Ticino’
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