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A vent’anni dalla scomparsa di Giorgio Gaber - "Il conformista", di Sara Rossi Guidicelli
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A vent’anni dalla scomparsa di Giorgio Gaber - "Il conformista", di Sara Rossi Guidicelli
La scribacchina: Dovete scegliere la vostra canzone preferita di Giorgio Gaber. Idee?
L’idealista: “Qualcuno era comunista”.
La scribacchina: “Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice, solo se lo erano anche gli altri”. Giorgio Gaber. Bellissimo.
Le altre: Però è più una poesia che una canzone. La nostra canzone preferita è “Il conformista”!
La scribacchina: Provate a dire perché.
La svampita: Beh, perché parla di persone che conosciamo.
La scribacchina: Non parla anche un po’ di voi?
La genitrice: Piace anche a mia figlia piccola, la cantiamo insieme…
La svampita: La musica è bella, fa ridere, è come se le parole facessero un disegno.
L’idealista: A me piace proprio perché ho paura che parli di me.
La svampita: Sì, quando dice che il conformista “sfiora il mondo con un dito e si sente realizzato, che vive e questo già gli basta…” ho paurissima di essere io.
La scribacchina: Tu ti senti realizzata?
La svampita: No, ma ho paura di essere superficiale… mi capite?
L’idealista: Dai, allora scegliamo questa.
La svampita: A volte mi affascina una cosa, poi arriva qualcuno di più intelligente, o di più informato, che me la smonta e io mi rendo conto che non ci avevo pensato su bene.
L’idealista: La stessa vergogna di quando si arriva in ritardo a un funerale.
La genitrice: A voi non capita di fare sogni di altri sognatori come il conformista?
La svampita: Oddio, magari sì! Devo pensarci.
La scribacchina: Insomma cercate di capire se siete voi il conformista.
L’idealista: Guarda che non sei mica esclusa, tu.
La scribacchina: Facciamo una lista delle caratteristiche del conformista: siete fasciste?
Le altre: Certo che no.
La scribacchina: Antirazziste?
Le altre: Certo che sì.
La scribacchina: Sessantottiste?
Le altre: Vedi un po’ te.
La scribacchina: Femministe?
Le altre: Sicuramente.
La scribacchina: Socialiste?
Le altre: Non si fanno certe domande a una giornalista.
La scribacchina: Ecologiste, altruiste?
Le altre: Beh, ci si prova.
La scribacchina: Federaliste?
La svampita: Cosa vuol dire esattamente?
La genitrice: Animaliste mica tanto. Pacifiste ormai chi lo sa più.
L’idealista: Almeno orientalista io no di sicuro.
La svampita: Io invece penso che ogni tanto, senza volerlo…
La scribacchina: Insomma, state sempre dalla parte giusta: il conformista siete voi.
L’idealista: Inclusione, per favore, ci sei anche tu.
La genitrice: Oddio, e adesso come si fa con la prole? Ce la toglieranno? Verrà su male? Ci disprezzerà?
La scribacchina: “Tu, sedicenne, strappa a tuo padre gottoso la stampella imbottita e mettigli il cervello in mano”. Shakespeare.
L’idealista: Però almeno abbiamo tanti dubbi. Nessuna risposta bella chiara nella nostra testa. Un bel casino come piace a noi.
La scribacchina: Poesia e tormento: tutto Giorgio Gaber.
La svampita: Chi lo dice che a noi piace? Piacerà a te, perché sei teorica. In pratica è una rottura continua.
La scribacchina: Gaber fa apposta a smontarci pezzo per pezzo. Non ci sentiamo migliori con le sue canzoni, ma migliorabili.
La svampita: È per questo che ci dà speranza.
L’idealista: Ci dà il colpo di grazia.
La scribacchina: “La vodka è molto più efficace della speranza e infinitamente meno volgare”: Sylvain Tesson.
La genitrice: Ci serve. Ci ricorda che tutto è complesso. Che prima di parlare dobbiamo pensare molto. Studiare, andare a vedere, guardare da vicino.
La scribacchina: Ehi, queste sono le cose che dico io di solito, non rubare.
La svampita: E che comunque poi non si è mai sicuri di niente.
L’idealista: Un po’ comodo, no? Come fai dopo ad avere un’opinione?
La genitrice: Il problema è: come trasmettere questa insicurezza alla prole? I genitori sono sempre così granitici so-tutto-io-chiedi-a-me…
La scribacchina: “Quando si diventa genitori, accade un fatto strano e malaugurato: si comincia ad assumere un ruolo, dimenticando di essere una persona”. Thomas Gordon.
La genitrice: A proposito: quando il conformista si fa largo “galleggiando” mi viene in mente Concita De Gregorio che parla delle madri.
Le altre: E cosa dice?
La genitrice: Che i mostri non sono le madri che uccidono, i mostri sono gli altri.
La scribacchina: Gli altri chi?
La genitrice: Le vicine di casa, i mariti, le amiche, i dottori. Quelli che non vedono, che non ascoltano; le persone normali, quelle che stanno dalla parte giusta, che sono cortesi e rassicuranti; chi appunto galleggia sulla superficie delle cose e non scende mai a vedere, perché sotto fa troppa paura.
La svampita: Anche a me fa paura.
La scribacchina: Siamo tornate al punto di partenza.
La genitrice: Però è vero, quante volte non abbiamo aiutato? Ci andiamo noi dalla vicina a chiedere come va? Grattiamo sempre sotto la superficie?
La svampita: No, per pigrizia, per fretta, per paura.
La scribacchina: “C’est la vie… che se durasse due ore, la vita, sarebbe anche tutto perfetto, ma visto che per fortuna è un po’ più lunga, qualche cosa deve pur andare in vacca ogni tanto”. Régis de Sà Moreira.
La svampita: Beh, ma allora che cosa possiamo fare? O stiamo in superficie o andiamo in carcere perché ammazziamo qualcuno? Non c’è un’alternativa?
L’idealista: Forse tutto sta nella frase “senza farci caso”. Il conformista non ci fa caso. Noi sì. Ci mettiamo in discussione.
La svampita: A volte.
La scribacchina: Allora sarà meglio continuare a stare all’erta. Continuare a farci caso, a scegliere questa canzone o anche un’altra, perché in fondo, in ogni sua canzone Gaber dice così: basterebbe pochissimo. Basterebbe dubitare dei nostri pensieri, basterebbe smettere di sentirsi delle brave persone, o di sentirsi delle vittime, o di fare il tifo; basterebbe essere certi solo di ciò che noi viviamo direttamente, basterebbe smascherare l’amore. Qui, ora, subito.
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