Presenzialisti in sciarpetta
Chiose politico-partitiche a margine del dibattito parlamentare sul salario minimo
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Chiose politico-partitiche a margine del dibattito parlamentare sul salario minimo
• – Marco Züblin
Riflessioni anche controcorrente dell’inviato ticinese Filippo Rossi, collaboratore di quotidiani svizzeri e del settimanale l’Espresso
• – Filippo Rossi
Intervista al giornalista e regista afghano Amin Wahidi: la resistenza anti-talebani, il peso delle divisioni etniche, i giochi dell'Occidente attraverso il Pakistan
• – Redazione
Tendenza verso rendite di sussistenza. L’alternativa: cambiare il sistema e trovare i soldi laddove si moltiplicano a dismisura
• – Daniele Piazza
L’egoismo dei paesi ricchi eretto a sistema: il 90% delle dosi è andato alle nazioni benestanti, al resto del mondo solo le briciole; nel 2020 già distribuiti agli azionisti 26 miliardi di dollari
• – Redazione
• – Franco Cavani
In questi giorni si fa un gran parlare del caso Evergrande, un’azienda immobiliare cinese che con ogni probabilità non riuscirà a far fronte ai pagamenti in scadenza a breve. In...
• – Maurizio Solari
Come la vicenda TiSin, a impronta leghista, ripropone il tema del dumping salariale in Ticino. Ma dove erano gli altri - compresa la sinistra storica - quando venne bocciata la proposta Mps per impedire contratti al di sotto del minimo salariale?
• – Aldo Sofia
Cosa devono fare i giovani per stare insieme senza che intervenga la polizia?
• – Redazione
Dopo l’annullamento dell’incontro all’Eliseo fra Parmelin e un Macron irritato anche con l’America che gli ha soffiato un contratto da oltre 50 miliardi
• – Aldo Sofia
Chiose politico-partitiche a margine del dibattito parlamentare sul salario minimo
Lo abbiamo visto anche martedì sera: sciarpetta d’ordinanza (meglio di quell’altro abbigliamento – tuba e giacca da orchestrale – un po’ da ciula), una sorta di urban chic squallidino che richiama in modo inquietante il dress code del nuovo municipale UDC luganese. Anche il livello dell’argomentazione è del tutto simile, e non è una gran bella notizia.
Costui (Pamini, intendo) è diventato presenza imprescindibile nell’etere nostrano, ma non è né merito né colpa sua; è forse per la pigrizia di taluni giornalisti dell’audiovisivo, che invitano solo coloro che sanno che verranno di sicuro, ma lo è di certo per l’insipienza degli altri, che stanno offrendo uno spettacolo politico-parlamentare poco decoroso, per non dire peggio. E questo al di là di sorprendenti (e immeritate) lodi giornalistiche a proposito di un fantomatico “ritorno della politica”; bisogna essere di bocca buona per considerarlo tale, ma ormai anche a La Regione ci si è ridotti ad accontentarsi del poco, quasi del nulla.
Abbiamo assistito a un dibattito che ci ha mostrato un deputato socialista (Durisch), di solito ben informato e serio, ma che sembrava essere stato paracadutato lì per caso e volesse proprio essere altrove, parecchio imbarazzato per il pasticcio combinato dai verdi sulla storia del salario minimo, e avallato dai suoi e da gran parte degli altri, per le ragioni più diverse (superficialità, fretta, Schadenfreude, banale stupidità, o voglia di andare a casa o a farsi un aperitivo); non ascoltando, per le stesse ragioni probabilmente, la voce di coloro che di queste cose ne sanno parecchio, per storia, esperienza e intelligenza delle cose, e che li mettevano in guardia proprio sul rischio che si è poi materializzato.
Tornando all’”economista” da ultimo banco (ma, mi si dice, professore “universitario”) da cui abbiamo iniziato: l’uomo non ha bisogno di mutuare cavolate dai suoi colleghi di partito, producendone parecchie in bella autonomia, prima con il salario minimo solo per i residenti (ma come gli vengono queste trovate?), ora con il mantra della “preferenza indigena” venduta, assurdamente, come alternativa al salario minimo. Zoppicante in economia, gli farebbe difetto anche la logica se volessimo per un attimo dargli il beneficio della buona fede, ciò che non facciamo di certo; partendo dal fatto che la preferenza indigena nel privato non è giuridicamente praticabile (Schengen), bisognerebbe pensare che gli imprenditori siano così “socialmente responsabili” da assumere svizzeri a stipendi svizzeri quando possono assumere italiani a stipendi italiani. Insomma, più o meno come credere al Gesù Bambino. Al massimo la preferenza indigena potrebbe essere un complemento al salario minimo, non un’alternativa.
Nel dibattito politico assai demoralizzante si staglia la latitanza dei liberali, così ansiosi di smarcarsi verso destra da fare quasi lingua in bocca con gli ex-agrari (e in futuro con la Lega, chissà) in tema di riduzioni di spesa e di altre piacevolezze menostatiste. Molto istruttivo vedere l’ex valletto della consigliera di Stato, transfuga liberale ai suoi dì e indefesso baciapile, dirigere i lavori del parlamento con piglio molto assertivo e minaccioso, incassando non pernacchie ma dichiarazioni di sostegno dal presidente liberale. Lo ha capito bene il ristoratore di Morcote, che ha anticipato i suoi colleghi, passando già da subito all’UDC, con armi bagagli piatti e pentole. In casa lib-lib c’è aria di smobilitazione e l’encefalogramma della progettualità politica (al di là dei soliti regali ai ricchi) è proprio a zero, per non parlare di quello della difesa dei valori del liberalismo, finiti ormai nella pattumiera della storia come fossero ferrivecchi. Al di là di qualche tentazione di chiedere asilo politico a un altro Cantone, siamo ridotti a confidare in un disastro per sperare di poi costruirci sopra qualcosa che abbia un senso.
PS:
Sono particolarmente lieto dell’iniziativa dei democristiani per una parziale defiscalizzazione del canone di locazione, un tema su cui batto invano il chiodo da anni con i miei (i liberali); ricordo però che non si tratta di un provvedimento sociale ma di elementare giustizia ed equità fiscale, e che quindi dovrebbe essere a beneficio di tutti i contribuenti locatari.
Quando un ricorso riuscito ci dice alcune cose sul rapporto tra autorità e legalità
Perché mi tengo il motore a benzina malgrado le lusinghe degli elettroni