Lo spezzatino che impoverisce le pensionate e i pensionati
Tendenza verso rendite di sussistenza. L’alternativa: cambiare il sistema e trovare i soldi laddove si moltiplicano a dismisura
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Tendenza verso rendite di sussistenza. L’alternativa: cambiare il sistema e trovare i soldi laddove si moltiplicano a dismisura
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Tendenza verso rendite di sussistenza. L’alternativa: cambiare il sistema e trovare i soldi laddove si moltiplicano a dismisura
I progetti per risanare il finanziamento delle pensioni sono dei bricolage. D’un canto i sacrifici, dall’altro le pezze per rattoppare i buchi più vistosi. L’ultimo esempio viene dal consiglio degli stati. Si pronuncia per una compensazione transitoria delle rendite AVS per assorbire l’aumento a 65 anni, dell’età di pensionamento delle donne. Il vero problema è che per molti pensionati le rendite cumulate dell’AVS e delle casse pensioni non bastano per vivere decentemente.
La metà dei pensionati vive con 3.500 franchi al mese e la pensione media delle donne scende ad appena 2900 franchi. Decisamente troppo poco per sbarcare il lunario. L’AVS, basata sul principio della solidarietà redistributiva, garantisce a malapena il minimo vitale. Determinante per una rendita dignitosa è il secondo pilastro, basata sui contributi individuali che vengono investiti sul mercato dei capitali. Il fatto è che i tassi d’interesse nulli o persino negativi non permettono più di finanziare pensioni adeguate.
Le casse pensioni corrono ai ripari, tagliano i tassi d’interesse sui capitali accumulati e riducono il tasso di conversione che fissa le rendite. La conseguenza è una progressiva riduzione delle pensioni. L’obiettivo di garantire il tenore di vita con il 60% dell’ultimo salario è ormai un’illusione. Secondo taluni esperti, la tendenza è verso rendite a livello di sussistenza o poco più. Come uscire da questa spirale, com’è possibile garantire pensioni decorose? Un’idea è di diminuire l’accumulazione individuale del capitale, come avviene con il secondo pilastro, ed aumentare la redistribuzione e la solidarietà come nell’AVS. Ciò significa una fusione almeno parziale fra AVS e previdenza professionale.
Il finanziamento di un tale cambiamento di sistema è pensabile con misure tradizionali, come un aumento dell’IVA e maggiori percentuali salariali, ma anche con nuove entrate come un’imposizione sui rendimenti dei capitali o microtasse sulle transazioni di capitali, attualmente completamente esentate. Insomma prendere i solidi laddove ve ne sono a bizzeffe. Le resistenze sono ovviamente enormi e allora si continuerà fare del bricolage.
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