Processo agli attivisti: la Svizzera si copre di ridicolo
A giudizio tre giovani militanti per il clima, rei di aver diffuso un documento che contesta il servizio militare
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A giudizio tre giovani militanti per il clima, rei di aver diffuso un documento che contesta il servizio militare
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A giudizio tre giovani militanti per il clima, rei di aver diffuso un documento che contesta il servizio militare
Tre ragazzi compaiono oggi davanti al più importante tribunale penale di Elvezia. La loro colpa? Avere diffuso una lettera in cui si invita gli svizzeri a boicottare l’esercito. Una missiva pacifica che non fa che esprimere un’opinione: il servizio militare è inutile e inquina. Poche innocenti righe che hanno scatenato l’apparato giudiziario nazionale sguinzagliato da un capitano dell’UDC già condannato per istigazione razziale.
È infatti il consigliere nazionale vallesano Jean-Luc Addor ad avere dato il via ad una vicenda che ha dell’assurdo. Dopo avere chiesto lumi al Governo, il capitano Addor ha denunciato gli autori ignoti della lettera al Ministero pubblico della Confederazione, la massima autorità di perseguimento penale elvetica. Quella cioè che si dovrebbe occupare di criminalità organizzata, terrorismo, riciclaggio di denaro e corruzione. In questo caso i pericolosi gangster sono tre giovani attivisti vodesi del movimento Sciopero per il clima accusati di aver violato l’articolo 276 del codice penale. Una norma che è un retaggio della guerra fredda, praticamente mai applicata, e che punisce fino a tre anni di detenzione chiunque provoca o incita alla violazione dei doveri militari.
Trattandosi di un reato politico, la procura in questi casi non può agire da sola. Ha bisogno di un’autorizzazione del Consiglio federale. In un primo momento, il Dipartimento federale della difesa aveva dichiarato in Parlamento che il diritto penale «non è inteso a restringere la libertà d’opinione o a prevenire qualche opinione indesiderata». Poi, però, una volta sollecitata dalla procura federale, la ministra Karin Keller Sutter cambia registro e concede il via libera all’indagine. A suo dire gli autori della lettera «hanno messo in pericolo la popolazione».
Nel 1992, il Governo aveva impedito l’apertura di un’inchiesta per un caso analogo implicante il Gruppo per una Svizzera senza esercito. Il no di allora era stato giustificato per motivi di opportunità politica: in sostanza si volle evitare di fare troppa pubblicità agli attivisti. Stesso discorso nel 2006, quando fu negata l’autorizzazione al perseguimento penale di quattro persone che nel quadro di una conferenza-stampa avevano incitato pubblicamente al rifiuto di prestare servizio militare al World Economic Forum. Nella Svizzera del 2023, invece, si è deciso di dare il via libera seguendo la linea dell’offeso capitano Addor.
In questo caso la pubblicità ci sarà: non tanto per i giovani militanti, quanto per le istituzioni federali che con questa inchiesta si sono coperti di ridicolo. Il caso ha raggiunto picchi grotteschi inimmaginabili. Come quando durante le perquisizioni – eseguite all’alba come si addice ai veri criminali – gli agenti della fedpol si sono presentati a casa dei genitori di uno degli attivisti e hanno perquisito la sua cameretta d’infanzia. Il giovane non abitava più lì. In questa inchiesta la procura federale non ha lesinato uomini e mezzi. Prima per capire chi fossero i pericolosi autori materiali di una lettera non firmata; poi per mappare la composizione “nebulosa” del movimento Sciopero per il clima dai cui server la lettera è stata diffusa a ben 222 giornalisti; infine, per scandagliare tramite sofisticate analisi forensi i numerosi dispositivi informatici sequestrati. Il tutto per costituire un dossier d’indagine di tre classificatori federali.
Nel dicembre 2022, i tre giovani sono stati condannanti tramite decreto d’accusa a delle pene pecuniarie e al rimborso degli 8.500 franchi di spese giudiziarie. Sono colpevoli di avere inoltrato ai giornalisti e diffuso su Internet l’appello al boicottaggio dell’esercito. Contro queste decisioni è stato fatto ricorso da cui scaturisce il dibattimento odierno. Sembra irreale, eppure è così: in Svizzera, nel 2023, è possibile finire davanti al più importante tribunale penale del paese per avere unicamente espresso un’opinione contraria all’esercito. Non resta che vergognarsi.
Nell’immagine: Jean-Luc Addor in una caricatura di heidi.news
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