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PSE, i conti senza l’oste


Redazione
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PSE, i conti senza l’oste
• 26 Novembre 2021 – Redazione
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Di Luca Rapetti (abitante di Cornaredo)

Fra gli interventi su questo portale, ho letto con particolare interesse quello firmato da Chiara Orelli in merito al dibattito sul progetto di Polo sportivo, progetto per il quale pare vi sia una sbornia collettiva che poco si addice a un “tentativo coerente e intelligente” che dia una risposta alle problematiche di cui soffre da anni la città.

Lugano ha i suoi bei problemi: il traffico che satura le strade provocando emissioni inquinanti, rumore e rende impossibile l’efficienza della rete urbana dei mezzi pubblici e delle piste ciclabili, compromettendo per un’ampia fetta della popolazione il benessere; un mercato immobiliare surriscaldato, con una fioritura di cantieri che continua da anni e che inghiotte il passato e violenta il territorio con le sue costruzioni speculative, basta andare in collina e guardare dall’alto la città per ammirare le gru che svettano un po’ ovunque; la mancanza di spazi, anche culturali, aggregativi per i giovani, per non relegarli alle sole discoteche e ai centri commerciali. E la mancanza di spazi pubblici verdi per le famiglie, quelle che vivono nei palazzi, quelle che fanno il barbecue in balcone e quelle che per fare un picnic coi bambini devono prendere l’automobile e macinare chilometri.

Fra i problemi della città ve n’è uno urgente, ammesso che gli altri non lo siano, è quello legato al vecchio (io direi anche glorioso) stadio di Cornaredo, con la sua bella tribuna principale che a causa di decenni di colpevole incuria si trova in una situazione vergognosa, condannata all’abbattimento (insieme alla tribuna Brè, edificata negli anni novanta e perfettamente funzionale) da un progetto che fornirà alla città uno stadio anonimo, del tutto simile ad altri, distinguibile solo per il colore dei seggiolini e con la superficie in erba sintetica (il che esclude definitivamente il ritorno della Nazionale a Lugano). Questa dinamica riporta alla mente altre vicende, come l’abbattimento del quartiere Sassello, del castello di Trevano, della Romantica e la cancellazione sistematica del passato. Approccio che sembra essere l’unica prospettiva (o “visione”) conosciuta dalla classe dirigente luganese. Per risolvere questo problema urgente la proposta è di edificare un nuovo quartiere.

A questo punto non serve più infierire sugli aspetti economici del progetto: tutti hanno capito che l’accordo firmato dalla Città con Hrs-Credit Suisse è a vantaggio del privato, un vantaggio imbarazzante per l’autorità cittadina, ben evidenziato da Adriano Cavadini in un intervento recente sul Cdt, ma ancor meglio riassunto dall’attuale sindaco Michele Foletti che, da ministro delle finanze della Città, tre anni fa affermava: “Un progetto nato storto che finirà peggio”, mentre Lorenzo Quadri dalla prima pagina del Mattino affermava: “Cornaredo, sotto con i tagli: la parola d’ordine è ‘ridimensionare'”.

Non serve nemmeno più evidenziare la situazione di un mercato immobiliare a dir poco surriscaldato, con una speculazione giunta ormai a livelli insostenibili. L’ente pubblico in questo caso non farà che contribuire a gonfiare la bolla. Affermare che la situazione potrebbe cambiare è un po’ pochino per rassicurarci.

Sulla sostenibilità ambientale del futuro PSE, nuovo generatore di traffico per la città e con una strada a quattro corsie che completerà la cornice d’asfalto attorno ai campi dove i futuri Del Ponte e Petrucciani si alleneranno (!), c’è poco da dire. È carente da molti punti di vista, dall’aumento delle isole di calore (invero un ottimo soggetto per gli studi che la Città sta svolgendo in questo ambito) al traffico, appunto, fino all’enorme quantità di cemento utilizzato, non certo un materiale a impatto zero, anzi. Che si rispettino gli standard ambientali imposti per legge non è certo un vanto, ci mancherebbe.

Inquadrato il contesto in cui ci troviamo torno al contributo di Chiara Orelli, che fra tutti gli spot di marketing emozionale favorevoli al PSE – inclusi rendering infarciti di alberi anche dov’è oggettivamente impossibile farli crescere. Un Manifesto del greenwashing – è quello che mi ha lasciato più sbigottito. Il PSE – sostiene la ex granconsigliera socialista – è un mezzo “concreto e sociale a favore dei meno fortunati” che ridefinisce “il territorio in cui vivono (…) dotando questo spazio di vitalità, dignità, bellezza”. Il PSE, quindi, servirebbe alle persone come me che abitano nei dintorni dello stadio a vivere meglio grazie a un nuovo spazio aggregativo.

Detto che la zona di Cornaredo è soffocata dal traffico, al limite della vivibilità e, cosa vera, con pochi luoghi pubblici di aggregazione, perché a parte l’attuale ampio comparto sportivo le superfici sono tutte dedicate agli automobilisti, proprio non si comprende come tra la sede della polizia e gli stabili residenziali e amministrativi, per metà sul tetto di un autosilo, possa nascere un luogo di aggregazione per gli abitanti di via Trevano e di Pregassona. Davvero non arrivo a capire in che modo possa migliorare la vita un cantiere di dieci anni, che ci restituirà un nuovo quartiere generatore di traffico e una nuova strada che taglia a metà il comparto, con il paradosso che il transito veicolare verrà tolto laddove oggi non abita nessuno e concentrato proprio di fronte a una mezza dozzina palazzi popolari. Fatico a inquadrare i benefici della “vitalità” che arriverà da un quartiere dei servizi, abitativamente poco appetibile per i benestanti e inaccessibile ai ceti bassi che popolano l’area. Vitalità che sarà quella che c’è adesso, con l’aggiunta dell’andirivieni e del traffico generati dai servizi. Siamo molto lontani dal concetto di vivibilità delle città come Zurigo, Winterthur o Losanna. L’impressione è che il PSE voglia assecondare i desideri (o le emozioni, più di moda oggi) di chi abita i quartieri ‘alti’.

“La ragione trascurata”, con un’altra accezione del termine ‘ragione’ usato da Orelli, avrebbe spinto le autorità a ristrutturare lo stadio già nel 2015, quando c’erano le modine installate in occasione della promozione in serie A, e riunire le esigenze di un palazzetto per gli eventi a quelle dei congressi al Campo Marzio. Il buon senso avrebbe suggerito all’amministrazione di prendersi cura dei propri quartieri e delle loro strutture pubbliche sportive, senza trascurare tutto per poi dire che c’è il degrado: un miliardo di debito pubblico per mantenere basso il moltiplicatore, questo abbiamo fatto negli ultimi decenni. La logica, per un municipio, indicherebbe una riqualifica della zona che renda ampiamente accessibile il Cassarate dal cimitero fino al ponte della Bozzoreda, privilegiando la mobilità lenta e i mezzi pubblici a discapito del mezzo privato, non certo l’edificazione di nuovi quartieri. Restituire spazi, questo fanno nelle città moderne. Nulla di tutto ciò.

Un consigliere comunale in visibilio per il Polo sportivo recentemente mi ha detto: “Col PSE entriamo nella Storia!”. La solita storia di non-luoghi.






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