“Quel” giornalismo
Riflessioni critiche intorno alle presunte e perentorie “certezze” giornalistiche - Di Paola Pronini Medici
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Riflessioni critiche intorno alle presunte e perentorie “certezze” giornalistiche - Di Paola Pronini Medici
• – Redazione
Ennesime elezioni nello Stato ebraico; urne sempre aperte e nuovi drammatici problemi
• – Redazione
Per la prima volta nella storia del Regno Unito: la sua famiglia di origine indiana
• – Redazione
Debutto dell’équipe di Giorgia Meloni, con scelte dei ministri e svolta semantica che sono anche espliciti messaggi ideologici
• – Aldo Sofia
Un’autorevole ricerca sui media afferma che a livello globale le notizie non solo non interessano, ma hanno pure stufato
• – Ivo Silvestro
È quanto risulta da uno studio condotto dall’Università di Zurigo dedicato alla Svizzera italiana – Livello d’eccellenza per il TG della RSI – Auspicato un maggiore impegno della politica
• – Rocco Bianchi
Una pellicola ci ricorda quanto transizione ecologica e diritti sociali siano inscindibili
• – Redazione
Intervista alla co-coordinatrice e candidata al Consiglio di Stati dei Verdi del Ticino
• – Enrico Lombardi
Come promettere a cittadini ed elettori di diventare protagonisti e trasformarli in inconsapevoli comparse
• – Lelio Demichelis
“Discorso senza un alito di vento”, una nuova raccolta di versi di Leopoldo Lonati
• – Enrico Lombardi
Riflessioni critiche intorno alle presunte e perentorie “certezze” giornalistiche - Di Paola Pronini Medici
Ma torniamo a noi: due giornalisti “di qualità”, due articoli selezionati ne “Il meglio letto per voi”. Leggo e rileggo e mi va su il fumo. Perché francamente non capisco.
Il primo articolo è quello di Mario Lavia, in “Linkiesta”, che denuncia e schernisce la sinistra italiana in quanto incapace di consolidare un fronte largo con una visione condivisa sul tema fondamentale della guerra e della pace. Ammette l’autore stesso che si tratta di “Un tema che nella storia ha diviso il movimento socialista, il mondo democratico, gli intellettuali di mezzo mondo, le generazioni, proprio per il suo carattere moralmente e politicamente decisivo.” E allora perché non dovrebbe dividere anche lo sfaccettato e scomposto mondo della sinistra italiana? Divide persino il mondo cattolico suppongo, anche se il Papa sembra avere la sua coerenza e nemmeno molto apprezzata dal mainstream occidentale. E divide probabilmente tutti noi, indipendentemente dall’orientamento politico o religioso, perché nessuno la vorrebbe in casa la guerra, nessuno (o pochissimi) sarebbero disposti a rischiare la vita per questa o un’altra guerra, nessuno Stato occidentale è più disposto a rischiare la vita dei propri cittadini per una guerra. Oggi non più. E dai nostri tranquilli focolai, questo tema divide persino la coscienza di ogni singola persona onesta.
Il secondo articolo, in linea con il primo, è quello di Lorenzo Erroi, su “La Regione”, che denuncia e schernisce (non è una novità) “quel” pacifismo, come se non fosse tema complesso, in generale e ai giorni nostri; come se fosse una questione di bianco e di nero, nemmeno meritevole di dibattimento. Insomma, Erroi è depositario della verità in materia di pacifismo, o così si direbbe leggendolo.
A me pare che la difficoltà del pacifismo applicato ad oggi, a questa guerra in particolare, è che da una parte, l’aggressore ha sempre torto, dall’altra l’Occidente, e probabilmente pure l’Ucraina, anche se mi dichiaro ignorante in materia, non ha coltivato una politica di pace in tempo di pace. E se qualcuno chiede al mondo occidentale di non provocare questa escalation di violenza, ma di abbassare i toni è solo perché, nonostante tutto, abbiamo più fiducia nella capacità di ragionare dell’Occidente rispetto a quella di Putin. A mio avviso questa non è ipocrisia, anche se di incoerenze e ipocrisia è pieno il mondo, e persino la neutrale Svizzera. “E l’ipocrisia finisce per corrodere la vita morale di un paese”, scriveva Sergio Romano in Morire di democrazia, questo sì un testo pieno di spunti di riflessione che meriterebbe di essere riproposto.
Non ho trovato chiavi di lettura che mi abbiano ampliato gli orizzonti in questi articoli de “il meglio letto per voi”, anzi; lo scherno scelto dai due giornalisti mi pare in pericoloso avvicinamento all’aggressività mentale, se non verbale, di cui siamo sempre più circondati.
Nell’immagine: “Fight for Freedom”, di Debart Debasish Das, 2011
Giocatore del Lugano, origini americane, ha scelto la nazionalità bielorussa e gioca nella nazionale di quel paese: non ha ancora deciso se militare ancora nella squadra di Minsk
Il piano in 10 punti per la migrazione, presentato dalla von der Leyen, aggiusta qualche dettaglio. Tutto il resto è ciancia. La Svizzera e l’Europa posso e devono fare molto di...