Rossocrociati, la vera lezione di una notte magica
La nazionale ha battuto la Francia campione del mondo; un’impresa sportiva che dice anche molto altro
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La nazionale ha battuto la Francia campione del mondo; un’impresa sportiva che dice anche molto altro
• – Aldo Sofia
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• – Franco Cavani
La vittoria di Bucarest che ha nomi anche 'stranieri'
• – Sergio Roic
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• – Daniele Piazza
Un paio di riflessioni non troppo originali sull'esercito elvetico
• – Marco Züblin
Scoperte centinaia di tombe anonime di piccoli nativi strappati alle famiglie indiane e assegnati a istituti religiosi per farne cittadini ‘normali’; e potrebbero essere più di diecimila
• – Aldo Sofia
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• – Franco Cavani
Israele vive sopra una bomba, e il diniego dei diritti palestinesi è il grande ostacolo
• – Sarah Parenzo
Le misure entrate in vigore sabato non tengono conto del fatto che il virus si trasmette per via aerea. Ed è un grosso errore
• – Riccardo Fanciola
La pandemia cambia i modi di produzione, in prospettiva meno occupazione e la necessità di una riforma del nostro modello fiscale
• – Aldo Sofia
La nazionale ha battuto la Francia campione del mondo; un’impresa sportiva che dice anche molto altro
Adesso lor “signori” sono serviti. Adesso, anche per i “primanostristi”, tutti quelli che hanno realizzato l’impresa sportiva di Bucarest insieme ai compagni svizzeri-svizzeri che più svizzeri non si può, sono diventati “epici, monumentali, strepitosi, autori di una pagina storica”. No, non bisogna essere tifosi o conoscitori di calcio per capire che anche questa mescolanza, questa integrazione, questa convivenza è Svizzera. Al di là dell’imprevisto, emozionante e straordinario successo sportivo, il campo ci dovrebbe regalare anche questa consapevolezza.
Proprio negli scorsi giorni un giornale titolava che “in questo torneo europeo, la vera partita è quella fra il sangue e il suolo”, per dire di quelle nazioni che anche su un rettangolo di gioco pensano di poter alzare bandiere e vessilli di purezza etnica, di segnare attraverso il continente calcistico un confine fra chi quella presunta e stolida purezza la difende, e chi no (“Ha vinto una nazionale africana, mica la Francia”, a suo tempo sbottò inviperito Le Pen padre). E che ad aprirci le porte dei quarti di finale sia stato proprio, dal dischetto, un errore (oltre alla ‘plastica’ risposta di Sommer) proprio di un fenomeno come Mbappé, figlio d’Africa e delle banlieue francesi, è soltanto la riprova che ieri sera in campo c’erano semplicemente degli uomini, con le loro umane debolezze, e con le loro felici caparbietà. Oltre che con le loro bandiere.
Quelle giuste, però. Perché per noi la partita vera non è, non deve essere, “fra il sangue e il suolo”. Ma quella, come nella quotidianità, che consiste soprattutto nel giocare insieme.
Dopo la condanna della società BSI SA e quelle dei due banchieri responsabili dei conti 1MDB, i soli attori a non essere stati indagati sono i dirigenti bancari dell’epoca. Ossia...
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