Non c’è il due senza il tre
È ormai un mese che in Svizzera il numero dei contagi diminuisce. Dai circa cinquemila nuovi casi al giorno che si registravano prima di Natale, la scorsa settimana siamo scesi a...
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È ormai un mese che in Svizzera il numero dei contagi diminuisce. Dai circa cinquemila nuovi casi al giorno che si registravano prima di Natale, la scorsa settimana siamo scesi a...
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È ormai un mese che in Svizzera il numero dei contagi diminuisce. Dai circa cinquemila nuovi casi al giorno che si registravano prima di Natale, la scorsa settimana siamo scesi a 1300 in media. Alla faccia di tutti coloro che sostengono che i lockdown – seppur parziali, come quello in vigore da noi – non servono a nulla.
Tutto bene, dunque? Non proprio, perché economia, partiti, Cantoni e un numero crescente di cittadini chiedono ora di allentare le misure in vigore, se non proprio di riaprire tutto. Le pressioni sul Consiglio federale crescono e sembra improbabile che il governo sappia resistere.
E invece dovrebbe. Perché sul fronte dei contagi le cose vanno meno bene di quanto si potrebbe pensare. Da una parte, se i casi continuano a diminuire, il calo si fa di settimana in settimana meno sensibile (-4149 casi nella seconda settimana di gennaio, -4028, -2010, -1577 e -1519 in quelle successive).
Venerdì scorso, i Centers for Disease Control statunitense, nelle linee guida per l’apertura delle scuole, hanno definito quattro livelli di trasmissione del virus: basso quando sull’arco di sette giorni i nuovi casi sono meno di 10 per 100 mila abitanti; moderato tra i 10 e i 49; considerevole tra i 50 e i 99; elevato oltre i 100 casi.
In Svizzera, la scorsa settimana si sono registrati 9185 nuovi casi, e cioè 106 casi per 100 mila abitanti: insomma un livello di trasmissione alto, anche tenendo conto del fatto che la percentuale di positività nei test è scesa sotto il 5 per cento.
E a ciò si aggiungono le nuove varianti. L’istituto di medicina sociale e preventiva di Berna ne tiene d’occhio l’evoluzione in tre Cantoni. Gli ultimi dati, pubblicati venerdì, ne documentano l’aumento tanto che da raggiungere il 79 per cento dei nuovi casi a Ginevra, il 45 per cento a Berna e il 51 per cento a Zurigo.
Queste varianti, secondo le ultime stime, sono tra il 50 e il 70 per cento più contagiose: per questo, le misure in vigore, se riescono a contenere i casi dovuti alle varianti tradizionali, non sono sufficienti per le nuove. Di conseguenza, quando queste ultime prenderanno il sopravvento, i contagi torneranno a salire..
E non di poco.
Antoine Flahault, direttore dell’Institute of Global Health dell’Università di Ginevra, pubblica regolarmente previsioni sull’andamento dell’epidemia. Domenica, nell’ultimo aggiornamento, stima l’indice di trasmissibilità in Svizzera a 0,87 (100 persone ne contagiano 87): un indice che le nuove varianti faranno salire ben oltre l’1.
In altre parole, se il Consiglio federale darà retta a economia, politici, Cantoni e ai molti cittadini stanchi della pandemia e dei lockdown, ci attende una terza ondata. Sarà un nuovo, tragico capitolo dello #SwissCovidFail al quale assistiamo almeno dal mese di settembre e il cui bilancio supera già i novemila morti.
Il circolo vizioso del Covid19: per le pressioni di politica ed economia si entra in lockdown troppo tardi e se ne esce troppo presto, senza soluzione di continuità. La vignetta di @CartoonRalph, dedicata all’Inghilterra, ritrae una realtà anche svizzera.
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