Un discorso in ritardo sulla coerenza
Quella mancante, quella pelosa, quella balorda
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Quella mancante, quella pelosa, quella balorda
• – Silvano Toppi
Giustizia sociale e giustizia ambientale devono misurarsi anche e forse soprattutto con un riorientamento delle priorità socioeconomiche
• – Enrico Lombardi
• – Franco Cavani
In una serata televisiva dedicata ai 90 anni della Radio si è visto e sentito un po’ di tutto, senza capire bene cosa e perché
• – Enrico Lombardi
Quando andare a votare è e rimane il male minore, ma occorre anche considerare che la politica la si può fare andando oltre i partiti
• – Andrea Ghiringhelli
Il problema è che hanno ragione tutti e due. E proprio per questo la faccenda è complicata
• – Redazione
Il caso Credit Suisse, Too big per non dover rispondere della incredibile malagestione manageriale
• – Redazione
• – Franco Cavani
Per un atteggiamento “laico” verso opportunità e criticità nell’uso dell’Intelligenza artificiale
• – Redazione
A pochi giorni dalla scomparsa, un ritratto di Mary Quant, colei che inventò la minigonna ed un nuovo modo, rivoluzionario, di sentirsi ed essere donna
• – Redazione
Cominciamo con le parole. E’ coerente, dice il vocabolario, “chi non si disdice o contraddice” Come si dice però che ci sono una umiltà oppure una carità pelose, nel senso che sotto il pelo nascondono solo un interesse personale, così si potrebbe dire che c’è anche una coerenza pelosa. E poi, ancora, di un’azione che non è stata come si voleva o doveva, si dice che è stata un’azione balorda; così si può dire, infine, che anche una coerenza può essere balorda.
Quell’alleanza contro natura
Affermare, come si è più volte detto, che il rifiuto del Consiglio nazionale di approvare le garanzie federali al fine di garantire l’acquisizione del Credit Suisse da parte dell’UBS sia stato uno schiaffo al Governo perché si è vista la sua gestione della crisi sconfessata, è forse la peggior barzelletta che si poteva inventare o la peggior fuga per la tangente che si poteva escogitare. Anche perché seguita subito dall’affermazione democraticamente illogica: la decisione è solo simbolica. E che dire della diagnosi postuma della ministra liberale delle Finanze: “Avevamo a che fare con un paziente già colpito da malattia cronica”. Chiaro che nesssuno se ne era accorto ed è quindi bene che tutto rimanga ora come il governo miracoloso ha deciso. Con la lapidaria conclusione del ministro socialista: “La sparizione del Credit Suisse non è quella della Svizzera” (nota: anche se era scritto nelle tavole della legge ch’era troppo grande per dover sparire).
Si è anche detto che è stata un’”alleanza contro natura” a respingere tutto, anche il compromesso trovato dal generoso Consiglio degli Stati. L’Udc si è opposta a tutto; il partito socialista e i Verdi pure, perché non spettava certamente a loro togliere le castagne dal fuoco. Ed è qui che entra in gioco il discorso sulla coerenza che, a quanto risulta da numerosi commenti e interviste è parola ignorata (ne ha fatto solo un accenno indiretto Sergio Rossi nella sua intervista pubblicata in questa sede).
Niente a che fare con l’ordine liberale
Se ne è accorta, senza menzionarla, la rivista (liberale) degli ambienti economici svizzeri, “Avenir”. Quanto si è deciso (la procedura scelta, la fusione di due banche, l’estensione delle garanzie dello Stato) non ha niente a che fare con l’ordine liberale. La creazione di una superbanca, di un colosso finanziario sovradimensionato è un colpo micidiale alla libera concorrenza (“i consumatori e le imprese in Svizzera saranno le vittime di una eventuale concorrrenza limitata”). “Le regole del too big to fail (troppo grande per fallire) sono una farsa”. “La fusione giuridica di UBS e Credit Suisse comporta una riduzione drastica dei diritti degli azionisti”. E gli azionisti sono sempre quelli che contano di più, i soldati dell’ordine liberale.
La chiusa è lapidaria: “La fine dell’ordine liberale in Svizzera, paese di banche, dovrebbe servire d’allarme a tutti gli attori dell’economia di mercato nel nostro paese…Non serve a niente coprirsi la faccia”. E pù avanti: “Per preservare la piazza finanzia svizzera bisogna dapprima rammentarsi che non è il mercato che è in disfunzionamento, ma una banca…”. E, infine, un interrogativo un poco fazioso: “Come evitare che il contribuente sia toccato quando un grande istituto finanziario si trova in difficoltà? Solo una risposta palusibile a questa quesione permetterà di ristabilire l’ordine liberale in Svizzera”.
Il tresette delle parti
Quindi, da parte “liberale” (quindi da parte del sistema imperante) è implicita una dichiarazione di “coerenza mancante”. La conclusione, non espressa, dovrebbe essere che la banca bisognava lasciarla fallire perché così volevano il demerito imprenditoriale, il mercato, la libera concorrrenza, il ripudio di ogni intervento statale o parastatale. Perché il mercato è buono, giusto, dev’essere libero (anche con le malefatte), non vuole ingerenze, neppure salvifiche, dello Stato. Che comunque, per la salvaguardia dell’immagine della piazza finanziaria e della “loro”economia, i liberali sono disposti una tantum (un po’ più di una?) ad accettare. Anche perché pagano le imposte.
Da parte Udc la coerenza c’è, innegabilmente, ma si è fatta pelosa: si è opposta, certo (perché “ideologicamente” quel che è avvenuto è inaccettabile, visto che è liberista), ma evocando il fatto che il partito l’aveva detto e previsto e ancora una volta non è stata ascoltato: bisognava separare l’attività di ”investment banking”(investimento bancario, rischioso e pericoloso) dal “retail banking” (le consuete operazioni bancarie), anche se è facile scoprire che quell’idea era già stata sollevata prima proprio dalla Sinistra, ai tempi della discussione sul segreto bancario e sulla responsabilità sociale delle banche.
La coerenza balorda è quella dei socialisti. Per un semplice motivo: non sono stati “opportunisti”. Era l’occasione ideale per insistere non tanto sul fallimento di una banca ma sul fallimento di un intero sistema, per rilevare che il mercato senza lo Stato ( il detestato Stato in quanto comunità intera, teso al bene di tutti e non di pochi), senza finalità sociali e senza giustizia attiva, diventa facilmente rovina e catastrofe. E vale oggi, soprattutto, continuando a lasciargli nelle grinfie, ad esempio, anche il clima.
Nell’immagine: Alleanza contro natura, rielaborazione di un celebre poster di Tomi Ungerer
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