Un mondo non a nostro uso e consumo
Ricordo l’attore geniale e un po’ maledetto (Joaquin Phoenix), che un ruolo altrettanto maledetto aveva proiettato sulla ribalta degli Oscar; ringrazia coloro che ne hanno...
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Ricordo l’attore geniale e un po’ maledetto (Joaquin Phoenix), che un ruolo altrettanto maledetto aveva proiettato sulla ribalta degli Oscar; ringrazia coloro che ne hanno...
• – Marco Züblin
foto © Marco D’Anna Phnom Kulen è un luogo sacro per noi Khmer, la foresta è attraversata dal Fiume dei Mille Linga, nella corrente ci sono centinaia di statue votive che...
• – marcosteiner_marcodanna
L’economia svizzera dopo la rottura con l’UE sull’accordo quadro
• – Redazione
In un panorama fiscale al rialzo la strategia della concorrenza tributaria non è più possibile
• – Christian Marazzi
Lo abbiamo amato dal primo momento. Non capivamo un acca, però ci piaceva
• – Cristina Foglia
In Inghilterra una delle varianti indiane, presente anche in Svizzera, crea grosse preoccupazioni ma da noi importa riaprire
• – Riccardo Fanciola
Berna ha sbattuto la porta in faccia all’UE. Pesanti le incognite
• – Daniele Piazza
Anche nella quasi-religione dell'economia le visioni imperanti sono quelle maschili
• – Silvano Toppi
• – Franco Cavani
Le conseguenze del surriscaldamento globale impongono di agire
• – Eleonora Giubilei
Ricordo l’attore geniale e un po’ maledetto (Joaquin Phoenix), che un ruolo altrettanto maledetto aveva proiettato sulla ribalta degli Oscar; ringrazia coloro che ne hanno accettato i limiti, salvandolo da se stesso ma senza volerlo redimere, per poi ricordarci la forza della compassione e del rispetto, e un paio di verità, molto semplici da capire ma così difficili da vivere, cioè che questo mondo non esiste solo per noi, non è nostro né è a disposizione per il nostro capriccioso e onnivoro utilizzo; ma è di tutti i viventi, allo stesso identico titolo, senza corsie preferenziali. Ingravidare artificialmente una mucca, per poi toglierle il frutto e bere il suo latte con il caffè del mattino, poi ucciderla (Bolzenschussgerät, è l’onomatopeico nome dello strumento usato per le esecuzioni), macellarla e mangiarla, è insieme esempio e potente metafora di questo nostro aggirarci rapinoso e crudele in un ambiente che riteniamo esistere per i nostri soli bisogni.
Una verità che facilmente dimentichiamo cullandoci nell’illusione che ci viene offerta dai pulpiti, quella di essere fatti a somiglianza di un dio, con tutti gli illimitati diritti che da questa nostra divinità minore, di secondo livello, ma pur sempre “divina”, ci spetterebbero nei riguardi dell’insieme della natura. Non stupisce che tra i principali oppositori delle leggi sull’ambiente, su cui voteremo a breve, ci sia un bel parterre di devoti, che ritiene poco meno che eretica una riflessione e un progetto non puramente retorici e simbolici (“graduali”, li chiamano) che investono le modalità del nostro essere nel mondo, non parliamo dell’eventualità di mettere in discussione il nostro primato e i diritti che ne conseguono. Anche la causa ambientalista, con i suoi appelli in difesa della natura e delle specie minacciate dall’attività umana, deve comunque spesso mettere al centro gli interessi dell’uomo (e una loro necessaria ridefinizione), per sperare di ottenere udienza elettorale.
Al di là dell’esito dello scrutinio, può però consolare in fatto che la natura e il mondo di certo sopravviveranno alle tremende ingiurie cui li sottoponiamo, e comunque a noi come specie e alle nostre reiterate empietà; non saremo altro che una delle forme di vita che hanno abitato il mondo per un momento tutto sommato breve, lasciando comunque poco o nessun segno del suo passaggio. La iperbolica metafora della città-fantasma di Pripyat, in cui piante e animali hanno rioccupato lo spazio, i delfini nel Canal Grande e il puma nelle vie di Santiago, ci raccontano della forza straordinaria della natura, ma soprattutto della sua sovrana indifferenza di fronte alle tragedie di ogni giorno, e a tutto questo nostro arrogante agitarci per affermare il nostro ruolo; parafrasando un po’ monsignor Florestano Pizzarro potremmo dire che questa clamorosa indifferenza della natura è forse ciò che meglio incarna qualcosa che trascende il reale, più credibile comunque di qualche antropomorfa entità che modelliamo secondo i nostri bisogni, le nostre angosce e le nostre fragilità, chiamandola a opportunamente dispensarci misericordia, compassione e promessa di redenzione ad ogni nostra ricaduta nell’errore.
Un’informazione che sulle strategie sanitarie contro il virus non approfondisce e troppo spesso si schiera col pensiero dominante
D’accordo: meglio le bandierine e le medaglie della guerra, ma…