Lo schiaffo di Putin a papa Francesco
Non ha nemmeno risposto alla richiesta del pontefice di essere ricevuto al Cremlino; la diplomazia europea deve fare di più, ma i tempi li impone la Russia in base alle sue convenienze
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Non ha nemmeno risposto alla richiesta del pontefice di essere ricevuto al Cremlino; la diplomazia europea deve fare di più, ma i tempi li impone la Russia in base alle sue convenienze
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Non ha nemmeno risposto alla richiesta del pontefice di essere ricevuto al Cremlino; la diplomazia europea deve fare di più, ma i tempi li impone la Russia in base alle sue convenienze
Ma il “nyet”, o lo schiaffo, dello zar non ha smosso di un pollice la convinzione del pacifismo radicale e unidirezionale, più concentrato a ricordare le colpe delle nazioni ‘presunte democratiche’, soprattutto con riferimento al passato, che ad elencare quelle di un Cremlino che senza scrupoli insiste sul proposito della ‘denazificazione’ dell’Ucraina. Anzi, ‘degli’ Ucraini, che dopo l’immancabile vittoria militare russa dovranno subire per i successivi 25 anni un processo di profonda rieducazione (secondo un piano pubblicato da Novosti, e mai smentito), essendo stati complici della politica di Zelensky, democraticamente eletto, e di quella che a guerra iniziata lo stesso Putin definì “la cricca di drogati e nazisti” che resiste a Kiev. Un altro uso ideologico della Storia. Contro questo muro ideologico è andato a sbattere il fraterno proposito della missione pontificia. E che il volonteroso popolo pacifista insiste nel voler scalare. Giusto. Ma attenzione a non offrire a Putin, consapevolmente o no, una carta in più da giocare contro i governi occidentali, contro la consegna di armi, contro il pesante effetto boomerang delle sanzioni economiche.
Sì, il papa continuerà a fare il papa. Ma sul teatro di questa guerra sarà il leader russo a dettare i tempi, in base alle sue convenienze. Così è stato finora. Non significa rinunciare, anzi: soprattutto la diplomazia europea deve provarci, se necessario, e se possibile, distanziandosi dall’alleato americano. Mentre la Chiesa non può smentire sé stessa. Ha sempre più abbandonato il concetto di ‘guerra giusta’. Tuttavia, nel 1991, con riferimento alla tragedia nell’ex Jugoslavia, fu Wojtyla ad affermare, sul diritto all’autodifesa, “non sono un pacifista, nel senso che non voglio la pace ad ogni costo, bensì la pace nella giustizia”. E nel 2014, nell’anno più sanguinario dell’Isis contro le minoranze anche cristiane, Francesco si richiamò al dovere di ‘ingerenza umanitaria’: perché “dove c’è un’aggressione, soltanto posso dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto”.
Scritto per “La Regione”
Nell’immagine: Vladimir Putin e il “suo” papa, il patriarca ortodosso Cirillo
Era davvero impensabile decidere la nazionalizzazione di Credit Suisse?
Sembra non volersi spegnere il “dibattito” intorno ai presunti indottrinamenti dell’agenda scolastica da oggi nelle aule (ma non tutte): e se prima di parlarne la si leggesse?