La neutralità, una missione impossibile
La guerra in Ucraina scatena un’accesa controversia che rimette in discussione il sacrosanto principio della neutralità
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La guerra in Ucraina scatena un’accesa controversia che rimette in discussione il sacrosanto principio della neutralità
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La guerra in Ucraina scatena un’accesa controversia che rimette in discussione il sacrosanto principio della neutralità
La neutralità è come un ombrello. Lo si lascia a casa quando è bel tempo e viviamo in pace, lo tiriamo fuori quando si addensano nubi minacciose come la guerra in Ucraina. La neutralità è un bel principio, ma diventa alla prova dei fatti un rompicapo se viene celebrata come un culto indiscutibile, assoluto. Il famoso sonderfall, il caso speciale svizzero, diventa allora una “mission impossible”. Non si può essere neutrali fra un feroce aggressore, e un tenace aggredito. Sarebbe indegno trattare allo stesso modo Putin e gli ucraini. Da una parte un presidente russo che viola sistematicamente i diritti umani e brandisce la minaccia delle armi atomiche. Dall’altra una popolazione che sopravvive nei bunker, viene massacrata, violentata, ospedali scuole e corridoi umanitari bombardati, bambini bersagliati deliberatamente. Vi è la responsabilità, vi è il dovere, di sostenere gli ucraini nel loro diritto alla vita e alla libertà. E ci si assume una responsabilità anche se non si fa nulla.
Le contraddizioni fra i bei principi e la dura realtà è una costante nella storia della neutralità svizzera. All’indomani della seconda guerra mondiale il consigliere federale Max Petitpierre cantava le lodi della neutralità, ma soltanto in pubblico, nei documenti confidenziali la definiva una finzione, alla luce ovviamente delle connivenze e dei cedimenti, anche se forzati, con il regime nazifascista. La neutralità non è fissata una volta per tutte, è come un elastico che si allunga e si accorcia fra molti silenzi, ambiguità ed ipocrisie. Il dilemma si ripropone con la guerra scatenata dalla Russia. La Svizzera dice SI alle sanzioni, ma dice NO alla fornitura seppur indiretta di munizioni. Non autorizza la Germania a disporre delle munizioni svizzere acquistate tanti anni fa per i carri armati Gepard destinati adesso all’Ucraina. Di fatto si mette sotto tutela il governo tedesco in nome della neutralità.
Il veto di Berna equivale ad una mancata assistenza ad un popolo in pericolo, dichiara il presidente dell’alleanza di centro. Secondo Gerhard Pfister la neutralità può essere interpretata in modo tale da autorizzare anche la fornitura perlomeno indiretta di munizioni.
Pfister ha innescato un dibattito fra esperti, storici e politici su una nuova definizione della neutralità. La discussione coinvolge anche il parlamento e il consiglio federale. È auspicabile che venga scrostato il mito di una virtù elvetica assoluta ed immutabile. Sarebbe opportuno riconoscere onestamente i dilemmi della neutralità quand’è confrontata con la terribile realtà di una guerra d’aggressione. Ciò non significa rinunciarvi, ma renderla più umile, meno ipocrita, meno ambigua. Una neutralità più sincera, più degna.
Nell’immagine: Patricia Waller, Willhelm Tell
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