Viviamo in tempi non belli, signora mia
Due riflessioni di attualità, tra sopraffazioni di Stato e giuristi della domenica
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Due riflessioni di attualità, tra sopraffazioni di Stato e giuristi della domenica
• – Marco Züblin
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• – Redazione
Nuova Legge di Polizia
• – Franco Cavani
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• – Redazione
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• – Redazione
Nuove sconcertanti rivelazioni sul progetto Superlega
• – Enrico Lombardi
L'UE ha il suo green new deal, mentre Berna fa poco o nulla per la transizione ecologica delle imprese: una scelta ideologica controproducente
• – Aldo Sofia
Afferma che avrebbe dovuto mettere più spesso in discussione la scienza, ma i danni peggiori li ha fatti quando l’ha ignorata
• – Riccardo Fanciola
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• – Redazione
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• – Redazione
Due riflessioni di attualità, tra sopraffazioni di Stato e giuristi della domenica
Penso piuttosto agli orrendi fatti che stanno avvenendo in Palestina; uno Stato confessionale sta agendo canagliescamente, con la certezza della totale impunità e dell’assenza di biasimo internazionale, anzi con un bel gruppo di sostenitori di alto profilo istituzionale. Adotta misure di pulizia etnica nelle zone in cui vuole costruire un purissimo e incontaminato Stato-nazione, alimenta un clima di terrore nelle cosiddette “zone miste” (cioè quelle in cui la “contaminazione” con gli arabi è…tollerata), accentua la propria decennale politica di sopraffazione e di apartheid, e minaccia guerre-lampo e annessioni; a fronte di questo, a Tel Aviv non solo fanno la vittima se coloro che sono oggetto di cotante vessazioni osano tentare di opporvisi, ma scatenano l’inferno sulla popolazione civile con la forza di un esercito armato fino ai denti, cui fa da contraltare una reazione poco più che simbolica. L’ennesima tregua, con le immotivate manifestazioni di gioia e di vittoria tra le macerie di Gaza, ha fatto passare sotto silenzio il motivo e l’origine della nuova crisi, cioè la purificazione di Gerusalemme tramite pulizia etnica, uno scandalo di cui nessuno più parla e che quindi potrà continuare indisturbato nel compiacente silenzio della comunità internazionale. Lo Stato confessionale ci riserverà altre sorprese, e tutte brutte; fino al momento in cui qualcuno gli farà capire nei dovuti modi che non tutto è permesso, nemmeno in nome di una tragedia storica.
Su scala minore e nazionale, penso al progetto di legge sulle misure per la lotta al terrorismo, in cui si è pensato bene di dare alla polizia strumenti emergenziali per contrastare un fenomeno che da noi … non esiste proprio (se non nella mente malata di una signora alla Manor, o di un paio altri sciroccati come lei; e questo con buona pace dei soliti propalatori di immotivate angosce), preoccupandosi invece ben poco di affrontare con efficacia e con decisione fenomeni invece esistenti e gravi, quali quello la criminalità organizzata. Dice il progetto: “Sono considerate attività terroristiche azioni tendenti a influenzare o modificare l’ordinamento dello Stato, che si intendono attuare o favorire commettendo o minacciando di commettere gravi reati o propagando paura o timore” (art. 23e cpv. 2). Mi chiedo quale giurista-redattore da ultimo banco abbia concepito questo monstrum giuridico, che dà sostanzialmente carta bianca alla polizia non solo per mettere in residenza coatta (fino a nove mesi) anche ragazzini di quindici anni, ma addirittura per imporre limitazioni alla libertà a bambini sopra i dodici anni. E questo non solo per atti, ma addirittura per intenzioni (nemmeno manifestate) e per sensazioni altrui. Tale accumulo di concetti generici si presta all’arbitrio e richiederà attenta interpretazione da parte dei tribunali, se si vuole evitare che questa legge diventi un meccanismo liberticida e anti-democratico.
Basti pensare (ma gli esempi potrebbero essere moltiplicati) al diritto di iniziativa che potrebbe essere soppresso se il testo è ritenuto tendente non a modificare, ma anche solo a influenzare, l’ordinamento dello Stato. A ben vedere, i primi che potrebbero finire sotto gli strali di questa nuova legge, se dovesse passare (come sembra avverrà), sarebbero proprio quelli che questa legge l’hanno concepita (i giuristi da ultimo banco di cui sopra, e gli statisti da penultimo banco che siedono in Consiglio federale) e i pecoroni che l’hanno votata alle Camere. In effetti, siamo in pieno nel campo di applicazione della norma: essa mette in discussione principi cardine del nostro ordinamento, quali la libertà di espressione e di manifestazione, e in generale i diritti democratici; e ci si chiede di votarla, sovvertendo quindi tali principi, facendo leva sulla paura del terrorismo.
Spero poco e niente in un sussulto di ragionevolezza da parte dell’elettorato, a maggior ragione se, come ritengono decine di giuristi e di magistrati nei loro ricorsi, il Consiglio federale ha pensato bene di riempire di imprecisioni e di verità alternative il libretto “informativo” che accompagna le schede di voto. Confido invece di più che la giurisprudenza dei tribunali metta argini ben precisi a questa normativa, sciagurata per le sue possibili implicazioni e inutile per affrontare un fenomeno marginale, e comunque gestibile con gli strumenti a disposizione
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