Una FIFA da paura
Nuove sconcertanti rivelazioni sul progetto Superlega
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Nuove sconcertanti rivelazioni sul progetto Superlega
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Nel vasto e variegato mondo del calcio tiene banco da qualche settimana il “caso” legato al progetto di una “Superlega”, competizione che avrebbe voluto far nascere un certo numero squadre europee dal gran blasone (e dalle ancor più grandi voragini nei bilanci) per giocare un nuovo torneo solo fra di loro, contando così su nuove forme di entrate non più garantite dalla Champions League dell’UEFA.
Abbiamo già dato conto della vicenda e dunque abbiamo già evocato la narrazione della questione che ha portato ad un’immediata definizione di “buoni” e “cattivi” con la regia del presidente dell’UEFA, Aleksander Ceferin, che ha tacciato di “traditori” i club aderenti alla Superlega, minacciando sanzioni epocali, a cominciare dall’esclusione dalle competizioni europee, passando magari anche da quella nei campionati nazionali.
È insomma andato in scena un balletto di picche e ripicche, con scuse, accuse e controaccuse fra un po’ tutti. Fra le tante roboanti dichiarazioni, spicca quella di Ceferin su Andrea Agnelli (presidente della Juventus, una delle tre squadre italiane che hanno aderito al progetto):
“Avevo il serpente in casa”, dice Ceferin, “nella mia vita di avvocato penalista non ho mai visto un simile bugiardo”. Detto dal fin lì grande amico, testimone al battesimo del figlio di Agnelli, pare davvero che si sia tutto stravolto.
E infatti, fra i tanti eventi succedutisi nei giorni dell’”insurrezione” vi è stata subito la ritirata strategica di quasi tutte le squadre che parevano implicate (e che lo erano!, da quelle inglesi a quelle milanesi) e la netta presa di distanza dal progetto Superlega da parte della FIFA, la Federazione Mondiale che sovrintende, in qualche misura, anche sull’UEFA (la Federazione Europea).
Il presidente della FIFA è il cinquantunenne italo-svizzero Gianni Infantino, nato a Briga, forse non per caso, e non per caso, forse, all’ombra del suo predecessore, il vallesano Sepp Blatter.
A brigare, infatti, pare abituato, visti gli echi e gli strascichi di una recente vicenda giudiziaria che l’ha coinvolto insieme al procuratore federale “dimissionato” Michael Lauber. Affari sporchi, insomma, archiviati, forse, ma non è detto.
Intanto però Infantino, sollecitato da Ceferin, è quello che a nome della FIFA ha detto “no” alla Superlega, di cui non sapeva niente e che ritiene un grosso errore, un grave torto verso il principio di “equità” nel calcio mondiale, dove le società più ricche e potenti devono comunque pensare sempre anche a quelle che ricche e potenti non sono, sia a livello di club che di selezioni nazionali (val la pena di ricordare che mancano ormai poche settimane all’inizio del campionato Europeo!).
Ma ecco il colpo di scena, con un vero e proprio “scoop” pubblicato dal “New York Times” e ripreso naturalmente da tutta la stampa (non solo specializzata) internazionale (si veda “Calcio e Finanza“): fonti attendibili, secondo il giornale americano, rivelano che il progetto dei “reietti”, rimbalzato brutalmente contro il muro eretto dall’UEFA con il benestare della FIFA, in seno alla stessa FIFA e addirittura al suo presidente, era ben noto e condiviso.
Si parla di una sorta di patto: la FIFA avrebbe nascostamente sostenuto il progetto “Superlega” in cambio dell’adesione delle società ricche e potenti ad un “Campionato del mondo per club” che la stessa FIFA starebbe progettando.
Dunque Infantino sapeva, sin dal 2019, ed appoggiava. Quando poi è scoppiata la polemica ha fatto lo gnorri, una rapida giravolta, sostenendo Ceferin e la UEFA nell’impedire che la Superlega nascesse. Ma, si badi bene, raccomandando allo stesso Ceferin di non essere troppo severo nelle sanzioni verso i club implicati, tanto più che la gran parte di loro si sono “pentiti”.
Ora, da quanto risulta al NYT, le squadre aderenti alla Superlega sapevano dell’appoggio di Infantino e della FIFA, ma sapevano che non andava reso pubblico: quando è scoppiato il “caso” hanno fatto tutti finta di niente, si sono tutti rimangiati parola e impegni, tranne … i dirigenti delle tre squadre che ancora resistono (Juventus, Barcellona, Real Madrid) che, a questo punto, con un rovesciamento dei ruoli degno di un canovaccio da vaudeville, potrebbero pure finire per essere quelli che hanno mentito meno e che, comunque, al patto con la FIFA di mantenere il riserbo hanno tenuto fede.
Ora il caso si riapre decisamente, ed i protagonisti di questo triste e tristo spettacolo ricominceranno con le loro pantomime, il festival dell’io non c’entro, io non c’ero, e se c’ero dormivo, mentre intorno gravita un mondo di miliardi di diritti in cerca di qualche ulteriore stravagante torneo calcistico che li distribuisca “in modo equo e solidale” sotto la gestione dei furbetti del quartierino, di casa fra Zurigo e Nyon.
I cosiddetti “valori sportivi” (ammesso che ancora significhino qualcosa) abitano davvero su un altro pianeta.
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