Trump alla sbarra in una democrazia ancora in bilico

Trump alla sbarra in una democrazia ancora in bilico

Primo ex presidente incriminato nella storia degli Stati Uniti: 130mila dollari pagati per il silenzio di una pornostar e contabilizzati come spese elettorali violando la legge; e su di lui altre 4 inchieste


Aldo Sofia
Aldo Sofia
Trump alla sbarra in una democrazia ancora...

Donald Trump è finora sopravvissuto a indagini federali e tentativi di impeachment. Certo, ora è molto diverso. Per il peso giuridico, per l’immagine dell’imputato, e per l’umiliazione a cui dovrà sottoporsi il “Don” costretto a presentarsi per la formalizzazione del verdetto che da alcune ore ne fa il primo ex presidente degli Stati Uniti ad essere incriminato. Decisione del Gran Giurì di Manhattan, accusa per il versamento di 130.000 dollari con cui comprare il silenzio della pornostar Stormy Daniels sui rapporti col futuro capo della Casa Bianca, fatti avvenuti poco prima delle elezioni presidenziali del 2016: un assegno non proprio stratosferico comunque staccato in violazione della la legge sui finanziamenti ai politici, poiché la discussa e maldestra “Trump Organization” rimborsò il negoziatore e ‘postino’ reo confesso (il suo avvocato Michael Cohen, condannato a un anno di detenzione) registrando la somma anticipata dal legale sotto la voce ‘spese elettorali’.

Processo garantito. Sarà dunque una “squillo”, che dopo aver incassato ha confermato i fatti, a stampare le parole ‘the end’ sulla carriera politica del 45esimo presidente americano? Meglio non correre. Non solo occorrerà attendere il verdetto dei giudici, ma anche le conseguenze dell’eventuale condanna (reclusione o no?), che potrebbe anche evitare la sua uscita dalla scena politica e non escluderlo dalla corsa elettorale. Anche se su di lui pesano in ogni caso altre quattro inchieste: sopravvalutazione fraudolenta dei suoi beni per diversi miliardi; interferenze elettorali nello Stato della Georgia per spostare voti a suo favore; documenti governativi top-secret trovati dall’FBI nella villa di Mar-a-Lago; incitazione alla violenza e cospirazione per l’assalto dei suoi sostenitori al Congresso il 6 gennaio 2021.

Di sicuro c’è comunque il fatto che Trump tenterà ancora una volta di sfruttare a suo vantaggio quella che denuncia come “persecuzione” politica. O “legge a orologeria”, come si diceva negli anni del berlusconismo. Moltiplicherà i discorsi sediziosi, mobiliterà i suoi focosi e maneschi ultrà, costringerà il disorientato partito repubblicano a far quadrato attorno a lui, spiazzerà ancor più i suoi concorrenti interni per le primarie, consoliderà quel 50 per cento di elettori del Grand Old Party che secondo i sondaggi gli sono rimasti fedeli e lo rivogliono “runner” nella sfida presidenziale del 2024. A tutti i costi, anche quello di un altro soprassalto di violenza. Si appellerà dunque nuovamente a quello spirito ribellista e libertario ad oltranza, da sempre anti-washingtoniano e anti-centralista, nonché anti-democratico, che storicamente è nel “dna” di una parte degli Stati (dis)Uniti d’America, con le sue forti stratificazioni di suprematismo bianco e di razzismo. Su cui l’incendiario Trump gioca pericolosamente le sue carte.

Già prima della decisione del Gran Giurì di New York, sulla sua piattaforma “Truth Social” aveva definito “un animale, uno psicopatico degenerato che odia gli Stati Uniti”, il procuratore newyorkese Alvin Bragg, promotore dell’accusa che ora ha ottenuto di portare l’ex presidente in tribunale. E aveva minacciato “morte e distruzione per un’accusa così falsa”. Di fronte ad affermazioni del genere, anche più farneticanti di altre fatte in passato, non sorprende che nelle ore dell’attacco a Capitol Hill, il generale Mark Milley, capo degli Stati maggiori riuniti, cercò di impedire l’accesso di Trump ai codici nucleari.

Si apre dunque un altro capitolo delle fibrillazioni e minacciose contorsioni americane. In una nazione che ci si ostina a definire ‘la democrazia più grande del mondo’. Momento di nuovo difficile e determinante per la verifica del funzionamento di un sistema basato su poteri e contropoteri. Comunque, democrazia ancora in bilico.

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