La sconfitta dei due colonnelli

La sconfitta dei due colonnelli

Assolti i tre militanti del clima denunciati dal consigliere nazionale UDC Addor e perseguiti oltre misura dalla Procura federale


Federico Franchini
Federico Franchini
La sconfitta dei due colonnelli

Certo che ci vuole un grande coraggio – un coraggio da alti graduati dell’esercito – per prendersela con tre ragazzi e sguinzagliarli contro l’apparato giudiziario federale. Il tutto per una lettera in cui, con argomenti più che condivisibili, si invita pacificamente a boicottare l’esercito a favore di attività più utili per l’ambiente. Attività come il servizio civile, previsto e permesso per legge. La missiva, però, non era andata giù al Consigliere nazionale vallesano Jean-Luc Addor che aveva prima mobilitato il parlamento e poi denunciato il caso alla Procura federale. Per il politico UDC, colonnello dell’esercito, e in seguito anche per il procuratore federale Marco Renna, lui stesso colonnello, gli autori del testo andavano puniti. Dopo una lunga e assurda saga giudiziaria i tre giovani imputati sono stati di recente assolti dal Tribunale penale federale.

Che un consigliere nazionale del calibro di Addor – già condannato per istigazione razziale e oggi in prima linea per vietare di filmare le operazioni di polizia – si prodighi in tali missioni patriottiche non è certo una sorpresa. Cos’altro aspettarsi da un reazionario? Il problema consiste piuttosto nel fatto che le massime istituzioni federali abbiano dato corda ai richiami viscerali del colonnello vallesano. Prima con l’allora responsabile del dipartimento giustizia e polizia Karin Keller Sutter che, a differenza di quanto avvenuto in passato e rimangiandosi quanto da lei stessa detto in precedenza, ha dato il via libera all’inchiesta. In seguito con l’inchiesta stessa, coordinata dal procuratore federale Marco Renna, noto specialista dei casi bagatella in seno al Ministero pubblico della Confederazione. Renna ha preso la denuncia del suo collega graduato molto sul serio: dopo avere capito chi fossero gli ignoti autori della lettera antimilitarista ha ordinato perquisizioni all’alba, come si confà ai veri criminali, e guidato interrogatori e analisi forensi sui vari dispositivi elettronici sequestrati.

Il colonnello Renna, nelle vesti di procuratore, ha poi deciso di condannare tramite decreto d’accusa tre giovani membri della sezione vodese dello Sciopero per il clima. La loro colpa: l’avere istigato la violazione degli obblighi militari, così come previsto dal desueto articolo 276 del codice penale. I tre ragazzi naturalmente hanno fatto opposizione e quindi si è andati a processo. Abituati a vedere in aula a Bellinzona criminali di guerra, riciclatori della ‘ndrangheta, grandi riciclatori o simpatizzati dell’ISIS, lo scorso mese di maggio abbiamo assistito increduli al processo di questi tre giovani [vedi nel nostro sito Processo agli attivisti: la Svizzera si copre di ridicolo]. Tre militanti, trattati alla stregua di terroristi, accusati di aver “messo in pericolo la popolazione elvetica” per una lettera il cui tenore può essere tranquillamente e serenamente valutato da chiunque.

Pochi giorni fa è arrivata la sentenza. Il giudice Bertrand Perrin – in quota PLR – ha opportunamente fatto prevalere la libertà di opinione, espressa peraltro in termini pacifici e non violenti: i tre ragazzi sono stati assolti su tutta la linea e ora tocca alla collettività pagare le spese legali e quelle giudiziarie. Al di là degli aspetti finanziari, ad inquietare è il fatto che la massima autorità di perseguimento penale della Confederazione, sommersa da casi ben più gravi, debba sprecare tempo, energie e risorse umane per una bagatella di questo calibro. Il tutto per una fissa ideologica del colonnello Addor, consigliere nazionale che in quanto tale potrebbe dedicare le sue battaglie alle infiltrazioni mafiose, al riciclaggio di denaro o alla cybersicurezza. Rischi concreti per combattere i quali alla Procura federale servirebbero più mezzi e strumenti legali per potere agire.

Nell’immagine: illustrazione allegata alla lettera incriminata

Dal nostro archivio

Perché le grandi potenze si fanno la guerra
Naufragi

Perché le grandi potenze si fanno la guerra

“Tutte le grandi potenze ignorano gli scrupoli quando ritengono che siano in gioco i loro interessi vitali”

Pubblicato il Fabio Dozio
La guerra in Medio Oriente accresce le ansie ucraine
Naufragi

La guerra in Medio Oriente accresce le ansie ucraine

E a preoccupare Kiev c’è anche la sfiducia dei suoi soldati sul fronte della mancata controffensiva anti-russa

Pubblicato il Yurii Colombo