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È un vero colpo di scena, quello delle dimissioni del CdA della Juventus in corpore, presidente compreso, perché la gloriosa dinastia Agnelli, il 24 luglio 2023 celebra il centenario della fondazione del «Gioiello di famiglia»; quella Juventus che serviva da biglietto da visita e anche da legame fra il ‘Padrone’ e le maestranze, a partire dal 1923, quando Edoardo fonda

la Juventus, per finire con Andrea erede di Umberto e di suo zio Gianni;  prestigio, marchio di fabbrica e ‘oppio’ per il popolo dei lavoratori che si identificano con la squadra del Padrone.

Ora: perché azzerare il Consiglio d’ amministrazione? Perché cancellare il nome Agnelli – anche se il padrone resta il cugino Elkann, che ha subito nominato Presidente Gianluca Ferrero? Perché due spade di Damocle pendono sulla testa del Club: la prima  è un’inchiesta per «false comunicazioni sociali, false comunicazioni ai mercati, ostacolo alle autorità di pubblica vigilanza, uso di fatture per operazioni inesistenti». In soldoni: i club calcistici si inventano valori eccessivi per il proprio  capitale-giocatori, e si inventano incassi eccessivi per le vendite: il tutto per rimanere nei parametri del fair-play finanziario: non possono  spendere molto di più di quanto hanno in cassa.

Naturalmente la pratica è corrente, questi trucchi contabili sono frequenti, ma da nessuna parte in uso come alla Juve; su 62 irregolarità riscontrate nei vari club, 42 sono a carico della Juve, che non ha mai accettato di perdere il suo dominio storico.

La seconda spada di Damocle è la conseguenza di questa scuola di pensiero, pensiero «da razza padrona»: se non vinco la coppa dei campioni malgrado gli 80 milioni spesi per Higuain, gli 85 per De Ligt, gli 81 per Vlahovic, i 100 per Ronaldo (più i 30 milioni di paga annuale) non mi resta che la fuga in avanti: la fondazione di una Superlega Europea con una ventina di squadre fisse a dividersi l’enorme torta dei diritti televisivi, operazione che ha visto in prima fila Agnelli, assieme al presidente del Barcellona Laporte, e a quello del Real Madrid Perez.

Operazione che è stata un’autentica pugnalata alle spalle dell’ Uefa, e dell’intero calcio europeo, alle spalle dello sport e dei suoi valori  primordiali, della sua ragione d’essere: la speranza di vincere concessa a tutti, nobili e plebei;  oltre tutto portata avanti da un uomo, Agnelli, che rappresentava i club europei ed era il vice del presidente Ceferin, che naturalmente ha reagito. 

Ora è pendente il giudizio della Corte Europea, che tarda in modo sospetto e che dovrebbe arrivare a febbraio; una sentenza epocale. O la vecchia Europa cancella il progetto o il calcio, lo sport, non sarà più tale. Sarà a circuito chiuso, dove si affronteranno sempre le solite  squadre: «vengo anch’io, no tu no!».

Juventus, Barcellona e Real Madrid dicono di battersi contro un monopolio, quello dell’Uefa. Il loro agente, Bernd Reichert è a Bruxelles per difendere il progetto: contatta i deputati ultraliberisti che vorrebbero privatizzare anche Europei e Mondiali e darli in mano con regole nuove a Netflix e soci: a quando la privatizzazione del Vaticano e del Papa? Che sia televisivo, che aumenti gli indici di ascolto, che faccia cassa. Ma la Corte Europea potrebbe non accontentarsi di dichiarare irricevibile, contrario a tutte le carte europee, il progetto privato: potrebbe – spero lo faccia – punire i 3 club, escludendoli per un anno, per esempio, da ogni competizione europea o appioppando loro forti multe.

Agnelli ha dovuto sciogliere gli ultras ‘Viking’ e ‘Drughi’ infiltrati dalla Mafia, diretti da Dino Mocciola, a piede libero dopo 12 anni di carcere per omicidio; è stato messo sotto inchiesta con l’accusa di aver «partecipato personalmente, in alcune occasioni, a incontri con la malavita organizzata»; non ha mai accettato la perdita di due scudetti tolti per le malefatte del direttore generale Luciano Moggi, condannato a 2 anni e 4 mesi di carcere per associazione a delinquere perché ‘comprava’ gli arbitri: un comportamento non da alto dirigente, ma da ‘ultras’, anzi, da uno che pretende di essere sopra la legge.

A lungo, alla Juventus tutto è stato perdonato: di recente anche il goffo tentativo di falsificare l’esame di italiano dell’uruguaiano Suarez, per poterlo ingaggiare secondo le nuove norme.

Ora i nodi vengono al pettine. Un brutto momento per l’intero Paese, non solo per la Juve e la famiglia Agnelli.  Con Andrea tramonta una dinastia, spesso paragonata ai Kennedy americani, che in passato ha avuto ben altro stile. Fermo restando il suo ruolo ‘padronale’.

Nell’immagine: murale della street artist Laika MCMLIV contro il progetto di Superlega






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