Appello all’Iran, salviamo Fahimeh
Naufraghi/e si associa all'appello de La Stampa in favore della madre di tre bambini condannata a morte dal regime per un calcio a un paramilitare Basiji
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Naufraghi/e si associa all'appello de La Stampa in favore della madre di tre bambini condannata a morte dal regime per un calcio a un paramilitare Basiji
• – Redazione
• – Franco Cavani
Un addio penoso, un crollo fisico ed emotivo impensabile, inspiegabile
• – Libano Zanolari
Crisi o non crisi, guerra o non guerra, in Svizzera c'è chi fa soldi a palate
• – Federico Franchini
Inserzionisti e social globali: un rapporto che condiziona il funzionamento dei media e delle idee che diffondono (o dovrebbero diffondere)
• – Redazione
È uscito di recente un rapporto dei vescovi sulla pedofilia nella Chiesa italiana, definito lacunoso e reticente. In altri termini: un'occasione mancata. Poteva andare diversamente?
• – Redazione
Se confermato, l’annuncio del procuratore generale d’Iran sull’abolizione della polizia morale rappresenterebbe la prima falla nel muro del regime
• – Aldo Sofia
Forse meno né con il petrolio né con l’uranio
• – Silvano Toppi
Di tifosi e calciatori che si proteggono ed esibiscono in nome della propria storia
• – Sergio Roic
Le dichiarazioni e le omissioni del direttore Pietro Nizzola nell’inchiesta del settimanale RSI
• – Bruno Storni
Naufraghi/e si associa all'appello de La Stampa in favore della madre di tre bambini condannata a morte dal regime per un calcio a un paramilitare Basiji
Adesso basta. Non possiamo più assistere silenti e indifferenti alla macelleria iraniana. In una delle più grandi repubbliche islamiche del mondo si sta perpetrando il crimine più insopportabile: la soppressione feroce della libertà, la repressione spietata del dissenso. Il regime degli Ayatollah uccide le sue figlie e i suoi figli. Non pago di aver assassinato Mahsa Amini, massacrata a 22 anni per non aver indossato il velo, la “polizia morale” di Teheran continua a bastonare, arrestare, uccidere le giovani donne che scendono in piazza, colpevoli soltanto di protestare con i capelli al vento.
Finora ne sono morte oltre 250. Più di trenta avevano meno di 18 anni. Adesso si aggiunge Fahimeh Karimi, madre di tre bambini, rinchiusa in carcere e condannata alla pena capitale senza neanche un processo. Per lei, per tutte le iraniane, per tutte le donne che ovunque combattono per difendere i loro diritti, La Stampa lancia un appello, al quale hanno già aderito centinaia di personalità della politica, della cultura, dello sport e dello spettacolo. Vi chiediamo di aderire e di sostenere questo grido di dolore e di sdegno. Ci riguarda tutti, perché l’intera umanità è sconfitta ovunque vi sia un sopruso, un’ingiustizia, un diritto negato, una vita violata.
Massimo Giannini, direttore de La Stampa
Egregi Mohammad Reza Sabouri, ambasciatore in Italia della Repubblica islamica di Iran Gholamhossein Mohseni Ejei, capo della magistratura iraniana, Antonio Tajani, Ministro degli Esteri.
Fahimeh Karimi, allenatrice di palla a volo, madre di tre bambini piccoli, è stata arrestata a Pakdasht, nella provincia di Teheran, oltre un mese e mezzo fa. L’accusa sarebbe quella di aver sferrato dei calci a un paramilitare in una delle manifestazioni che hanno fatto seguito alla morte di Mahsa Amini, la giovane di 22 anni presa in custodia dalla polizia morale iraniana, il 16 settembre scorso, per via di una ciocca di capelli che sfuggiva al suo hijab.
Karimi è stata prima detenuta nella prigione di Evin, poi trasferita in quella di Khorin.
La Stampa e i sottoscrittori di questo appello chiedono il rispetto dei diritti di tutti coloro che da giorni manifestano pacificamente e che nonostante questo vengono brutalmente repressi e ingiustamente arrestati. In particolare, chiediamo la decadenza immediata delle accuse e il rilascio incondizionato di Fahimeh Karimi. La pena che le è stata inflitta è umanamente, moralmente e giuridicamente inaccettabile. Oltre tutto non c’è evidenza di nessun regolare processo a suo carico e dunque, in attesa della sua scarcerazione, deve esserle assicurato un contatto costante con la sua famiglia e con un avvocato da lei scelto liberamente.
Il rispetto dei diritti umani appare in questo momento gravemente violato dalla Repubblica islamica dell’Iran. Italia e Unione europea non possono voltarsi dall’altra parte, ma devono esercitare continue e crescenti pressioni per garantire la salvezza e l’incolumità delle migliaia di arrestati nelle proteste di piazza.
Cosa cerca Mosca nel Continente nero
Guterres (ONU): “Abbiamo una scelta. L’azione collettiva o il suicidio collettivo. È tutto nelle nostre mani”