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L’abbondanza nella penuria
Naufragi

L’abbondanza nella penuria

Crisi o non crisi, guerra o non guerra, in Svizzera c'è chi fa soldi a palate


Federico Franchini
Federico Franchini
L’abbondanza nella penuria
• 6 Dicembre 2022 – Federico Franchini

Penuria: è la parola svizzera dell’anno 2022 in italiano [Naufraghi/e ne ha anche parlato con il prof. Sergio Rossi]. “Guerre, crisi ambientali, difficoltà nell’approvvigionamento energetico ed alimentare pongono le nostre società davanti a sfide epocali”, ha motivato Angelo Ciampi, membro della giuria che ha stilato la tradizionale classifica. Una situazione, quella che ha spinto a scegliere questa parola, che per gran parte di noi implica problemi: inflazione, risparmi, sacrifici o, semplicemente, paura. Nella penuria, però, ci sta anche l’abbondanza.

C’è sempre stato chi, nella storia, ha tratto guadagno da guerre e crisi. È il caso, in questo caso, delle grandi società che commerciano e trasportano materie prime. Sono loro – i grandi colossi del petrolio, del gas, del carbone, del grano e del commercio marittimo stabiliti in Svizzera – i vincenti nell’anno della penuria. Lo dimostrano i dati economici. Ecco qualche esempio.

Glencore, il gigante di Zugo, ha realizzato nel primo semestre un utile record di 12 miliardi di dollari, dieci volte quanto realizzato nello stesso periodo lo scorso anno. La dirigenza ha spiegato questo risultato con due motivi: i prezzi record del carbone, la cui produzione in casa Glencore è aumentata del 9%; i risultati eccezionali del trading di prodotti energetici. Gli utili netti semestrali della ginevrina Gunvor (841 milioni di dollari), gigante del petrolio e del gas naturale liquefatto (GNL), sono superiori all’utile record dell’intero scorso anno (726 milioni). Stesso discorso per Vitol, numero uno mondiale del trading di petrolio, attivo sempre dalle rive del Lemano: più profitti nel primo semestre 2022 (4,5 miliardi di dollari) che nell’intero 2021 (4,2 miliardi).

Una situazione simile la si ritrova tra i commercianti di prodotti agricoli, settore anch’esso legato a doppio filo con la guerra in Ucraina. Dopo l’invasione russa il prezzo del grano è salito a livelli mai visti, in parte dovuto alle speculazioni degli attori finanziari che hanno ormai invaso le borse cerealicole. Prendiamo la Louis Dreyfus Company, commerciante di cereali olandese operativo da Ginevra. Aumentando di un quarto le vendite (+26%) nel primo semestre 2022 rispetto al 2021, ha raddoppiato nello stesso periodo gli utili: 662 milioni di dollari rispetto a 336 milioni dello scorso anno. Oltre al commercio di materie prime un altro settore ad esso intimamente legato ha fatto boom negli ultimi mesi: quello del trasporto marittimo. I grandi armatori hanno approfittato della congestione del trasporto dopo l’uscita della pandemia e dal conseguente aumento dei prezzi. La Mediterranean Shipping Company (MSC), numero uno mondiale con sede a Ginevra ha incassato 26, miliardi di dollari tra il giugno 2021 e il giugno 2022.

I risultati eccezionali di queste società si traducono in enormi guadagni per gli azionisti. La classifica dei 300 più ricchi della Svizzera stilata annualmente dalla rivista Bilan mostra molto bene questa tendenza. L’uscita dal periodo pandemico, la guerra e la crisi energetica hanno rimescolato le carte tra le alte sfere delle élite economiche elvetiche. I patrimoni dei grandi trader e dei principali armatori sono così esplosi.

Il salvadanaio di Ivan Glasenberg, ex CEO di Glencore e uno dei suoi principali azionisti (9,6%), è passato da 7 a 8 miliardi di franchi. Questo grazie all’aumento del 32% del valore azionario del colosso di Zugo dall’inizio della guerra in Ucraina. Da parte sua il principale azionista di Gunvor, Torbjörn Törnqvist ha raddoppiato la sua fortuna rispetto al 2021, oggi situata a 3,7 miliardi. A sorridere vi è anche Jeremy Weir, CEO di Trafigura, gigante di Singapore ma attivo da Ginevra. Patrimonio stimato: 400-500 milioni. In classifica altri due membri di questo gigante del petrolio e del trasporto petrolifero: Mike Wainwright, il direttore operativo che ha da poco acquistato un immobile in riva al Lemano per 50 milioni di franchi, e José Maria Larocca, membro del consiglio di amministrazione e responsabile della divisione trading di petrolio e prodotti petroliferi. Discorso simile per i manager di Mercuria, altro colosso del petrolio con sede a Ginevra: il CEO Marco Dunand e il presidente Daniel Jaeggi hanno visto il loro salvadanaio arrivare a un miliardo di franchi.

La famiglia Louis-Dreyfus, basata a Zurigo, ha realizzato il miglior risultato della sua storia arrivando ad un patrimonio di 3-4 miliardi. La matriarca Margarita e il figlio possiedono il 55% dell’omonimo gruppo leader del commercio agricolo mondiale. E che dire degli Aponte? La famiglia italo-svizzera che controlla il gigante dei mari MSC è, sempre secondo Bilan, la quinta fortuna della Svizzera. Patrimonio: 19 miliardi di franchi. Per la prima volta entra in classifica anche il “nostro” Bruno Bolfo. Il fondatore di Duferco, lui stesso armatore (tramite la Nova Marine Carriers di Lugano) ha beneficiato del boom del prezzo del GNL e dell’elettricità commercializzati dalla sua DXT Commodities. Patrimonio stimato: da 1 a 1,5 miliardi.

In questa situazione di ricchi arricchiti ancor di più dalla penuria ecco che la politica interviene. A favore di chi? Di chi soffre in questa situazione? Da chi è spezzato delle spese dell’assicurazione malattia obbligatoria, il cui aumento non è preso in conto nel calcolo dell’inflazione? Da chi subisce la salita dei prezzi dell’elettricità, del carburante, del gas, della bistecca, de pane? Macché, non sia mai! Il Consiglio federale propone infatti l’introduzione di una tassa sul tonnellaggio applicabile alle navi. Sembra qualcosa di complesso, ma non lo è: si tratta di uno sgravio fiscale destinato proprio a loro, i commercianti di materie prime e gli armatori. Sul progetto il Consiglio nazionale si esprimerà nei prossimi giorni. In concreto, per promuovere la potenza marittima e commerciale della Svizzera, il Governo vuole dare la possibilità a chi possiede navi commerciali e petroliere di pagare le tasse sulla capacità di tonnellaggio delle imbarcazioni anziché sull’utile d’esercizio. In soldoni significherebbe pagare circa la metà di tasse (7-8%) di quanto si previsto con la modifica costituzionale sull’imposizione speciale dei grandi gruppi di imprese (15%).

Evviva la penuria, evviva i ricchi! Evviva la Svizzera!

Nell’immagine: fotografia realizzata nell’ambito della campagna per il reddito di base incondizionato (iniziativa popolare respinta in votazione nel 2016)






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