Portogallo-Svizzera 6-1: c’eravamo tanto amati
Un addio penoso, un crollo fisico ed emotivo impensabile, inspiegabile
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Un addio penoso, un crollo fisico ed emotivo impensabile, inspiegabile
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Un addio penoso, un crollo fisico ed emotivo impensabile, inspiegabile
Perché la prestazione della Svizzera contro i portoghesi è del tutto incomprensibile, specialmente dopo la vittoria sul Camerun, la resistenza opposta al Brasile, vincitore a 7 minuti dal 90esimo, la grande impresa contro la Serbia con un gioco lodato da tecnici di tutto il mondo. E mettiamoci pure la vittoria ai rigori sulla Francia ai recenti Europei dopo aver rimontato due reti (con un grande Gavranovic), la sconfitta con la Spagna ai rigori con gli ultimi 30 minuti in inferioritá numerica. E per finire, nell’anno in corso, la vittoria per uno a zero sullo stesso Portogallo e quella in Spagna per 2-1.
E allora? Siamo ripiombati nella sindrome da petit-suisse che credevamo, dopo le imprese citate, potesse considerarsi vinta? Potrebbe essere una spiegazione. La Svizzera è sembrata colpita da un misterioso virus. Come se l’influenza che ha colpito Elvedi e Schär, e da ultimo la colonna portante Widmer, avesse colpito tutti. Potrebbe essere una spiegazione più plausibile, ma in questo caso la colpa dello staff medico sarebbe grave. Possibile che solo noi non siamo in grado di regolare l’aria condizionata, non sappiamo coprirci a dovere? La prossima volta fate capo a nonna Ursina di S-chanf nota in tutto l’arco alpino per le sue maglie, i suoi maglioni e i morbidi calzerotti. A letto vestiti, e magari anche con la bouillotte.
Il fatto è che quando quell’uccellaccio fa i suoi comodi sul capo degli umani, non guarda in faccia a nessuno e sembra non mancare mai di risorse.Hanno perso la testa tutti, compresi i responsabili dell’informazione, da sempre un punto debole della Federazione. Dire all’ultimo istante che Widmer non può giocare, fa solo comodo all’avversario.
Ed eccoci alla scelta maggiormente citata nei vari commenti: la difesa a 3, già fallita contro il Ghana. Se questo è il punto, la colpa di Yakin è grave. Se tu come allenatore imponi all’ultimo istante uno schema che i giocatori considerano perdente, devi fare un altro mestiere. Yakin può essere stato così autolesionista?
Di assoluta comicità è poi la critica sulle scelte, su Edimilson Fernandes al posto di Widmer in particolare. La verità è un’altra: la nostra coperta è corta, anzi cortissima. E qui ci siamo sbagliati tutti, e l’errore di valutazione ci è stato mostrato chiaramente proprio dal Portogallo: mette in panchina tale Ronaldo, anche se in fase calante, e il suo sostituto Ramos segna 3 reti. Fa entrare uno dei migliori attaccanti al mondo, Leao, negli ultimi minuti, e il tipo segna una bellissima rete.
Semmai l’errore è stato fatto in partenza. Sulle fasce, dove l’impegno è logorante, ci sono mancati Mbabu e Lotomba. Il primo non è più titolare nel Fulham, il secondo lo è nel Nizza di Favre. Esclusi questi due, semplicemente non c’era altra scelta. Anche nel caso del povero Schär, influenza a parte, il dato critico ci sta. Schär ha giocato benissimo contro un centravanti massiccio e potente come Mitrovic, ma lento e piuttosto macchinoso com’è, soffre l’attaccante veloce e tecnico. Esattamente come il portoghese. Ma anche in questo caso, eccoci alla teoria tanto banale quanto matematica della coperta. Elvedi non arruolabile, oltre a Schär non resta che Cömert, al quale purtroppo assieme a buone cose, capita sempre qualche grosso errore, come il facile appoggio a centrocampo sbagliato che ha propiziato una rete dei portoghesi.
Nel marasma è naufragato persino un tipo tosto come Zakaria. Si è salvato solo Embolo, solo e disperato di punta. Yakin ha fatto esordire Jashari, un grande talento di origine albanese che porta lo stesso nome di un famoso combattente, eroe per gli uni, terrorista per gli altri. Come sempre. Siamo certi che in futuro Jashari giocherà tutte le partite al massimo, contro qualsiasi avversario. La débacle di ieri si spiega anche (ma certo, non solo) con il rendimento molto basso di Xhaka e Shaqiri.
Ma tutti erano nel pallone, nel senso che stavano dentro la sfera e non vedevano nulla, a partire da Sommer, corteggiato da Manchester United e Inter, comicamente acquattato sul primo palo in attesa di una palla scagliata rasoterra; palla che invece il debuttante Ramos ha fatto passare, sulla sua testa.
C’eravamo tanto amati. Abbiamo sperato, non senza buone ragioni, visti i precedenti, nel colpo grosso. Il “Blick”, voce della pancia elvetica, per la penna di Kubilay Türkylmaz aveva previsto tutto: «die Schweiz verbreitet Angst und Schrecken!». La Svizzera incute paura e terrore. Quella paura e quel terrore di diventare grandi, di fare il definitivo salto di qualità, che ha tagliato le gambe ai nostri.
Ma la vita va avanti. Ci saranno altre occasioni. Questa volta, semplicemente, al momento decisivo non c’eravamo, né sul piano fisico, né sul quello mentale.
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