Beffa in Cile, sarà l’estrema destra a riscrivere la Carta di Pinochet
José Antonio Kast, figlio di un nazista e nostalgico della dittatura, capitalizza su sicurezza e migranti e sconfigge il presidente progressista Boric
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José Antonio Kast, figlio di un nazista e nostalgico della dittatura, capitalizza su sicurezza e migranti e sconfigge il presidente progressista Boric
• – Redazione
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• – Redazione
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José Antonio Kast, figlio di un nazista e nostalgico della dittatura, capitalizza su sicurezza e migranti e sconfigge il presidente progressista Boric
Il Cile torna a guardare al passato, ai tempi della dittatura di Augusto Pinochet. La vittoria schiacciante del leader di estrema destra José Antonio Kast alle elezioni per la scelta dei 50 consiglieri che formeranno i 100 saggi incaricati di scrivere la nuova Costituzione getta le premesse per una svolta che nessuno immaginava. Certo, bisognerà tenere conto della volontà di cambiamento espressa dalla maggioranza dei cileni nel referendum di due anni fa. Ma le 16 piccole modifiche subite dalla Carta da quando è tornata la democrazia nel 1990, potrebbero essere cancellate o mantenute sotto forme diverse. È nota la simpatia dell’uomo forte del momento per la Costituzione voluta dal generale golpista e per il suo stesso regime che ha schiacciato il Paese andino sotto un clima di morte e di terrore.
Un vero tsunami. Il Cile vira a destra, destra estrema, e travolge i partiti moderati e tradizionali. Lo fa nell’anno in cui si commemora il mezzo secolo dal golpe dell’11 settembre 1973. Oltre 10 milioni di cileni hanno premiato il Partito Repubblicano di Kast che incassa il 35,48% dei suffragi. Questo gli attribuisce 22 dei 50 seggi; quindi, anche la guida nella elaborazione della nuova Carta e il diritto di veto. Se si sommano ai voti raccolti da Chile Seguro (21 per cento) il Blocco della destra raggiunge il 56,5% del totale. La sinistra arriva al 37,5 con 17 seggi: ben lontani dai 21 necessari per imporre un eventuale veto. Il trionfo della destra estrema di Kast esprime bene il disagio che vive il Cile da un anno. Ma sono stati il senso di insicurezza, la violenza crescente della criminalità e la presenza di milioni di immigrati a creare le condizioni di una sterzata così evidente. In due mesi son stati uccisi tre poliziotti. L’omicidio dell’ennesimo agente ha scosso tutto il Cile e dato fiato alle richieste di ordine e maggiore sicurezza.
Un clima perfetto per il leader del Partito Repubblicano. Apparso sulla scena politica appena quattro anni fa, Kast, figlio di immigrati tedeschi, un padre membro del Partito nazista e ufficiale della Wehrmactht nella Seconda guerra mondiale, un fratello ministro dell’Economia nella dittatura militare, era arrivato primo alle scorse presidenziali. Gabriel Boric lo aveva battuto al ballottaggio rivoltando un risultato grazie al fronte ampio che lo appoggiava.
Per settimane non si è parlato di Costituzione ma di come frenare l’ondata di violenza, la piccola e grande criminalità che ha allargato il suo traffico di droga e di estorsioni. I migranti sono diventati quasi un’ossessione. La sinistra si lecca le ferite di un percorso accidentato. Uscita sconfitta dal referendum costituzionale del settembre scorso, ha pensato che il suo 38% conquistato fosse comunque una buona base di partenza. È crollata invece al 28,5; solo se si aggiunge l’8,96 di Todo por el Chile, centro sinistra, si raggiunge il 37,46. Boric si può consolare vedendo confermata la sua base elettorale. Sa bene che sarà difficile, in queste condizioni, mandare avanti il suo progetto di consolidamento dello Stato sociale e la riaffermazione dei diritti come l’istruzione e la salute pubbliche in mano ai privati. Dovrà fare i conti con l’estrema destra di Kast e con una maggioranza che, in fondo, non si è mai affrancata da Pinochet.
Nell’immagine: José Antonio Kast durante un comizio
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