Caicchi e portaerei
Nel Mediterraneo naufraga e sprofonda l’umanità di una politica bieca e cinica che in mare si esercita a preparare la guerra
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Nel Mediterraneo naufraga e sprofonda l’umanità di una politica bieca e cinica che in mare si esercita a preparare la guerra
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Nel Mediterraneo naufraga e sprofonda l’umanità di una politica bieca e cinica che in mare si esercita a preparare la guerra
Si sa che il fenomeno migratorio è diventato negli ultimi decenni una formidabile arma politica. Chi chiude, chi alza muri, chi disincentiva, chi srotola filo spinato, chi respinge guadagna consensi (a meno che il postulante sia una persona facoltosa). Corre l’idea che il rifugiato tolga qualcosa, sottragga benessere e alla fine spolpi l’assistenza sociale. L’idea invece che un giorno questo stesso rifugiato possa contribuire a colmare i vuoti di una demografia anemica o possa, dopo adeguata formazione, ridare linfa all’apparato economico, non entra nemmeno in considerazione. «Wir schaffen das», possiamo farcela, disse la cancelliera Merkel accogliendo un milione di fuggiaschi siriani. Certo la Svizzera non è la Germania, ma non sembra che la barca sia piena.
Mentre il caicco turco andava a sfasciarsi come una botte fradicia sugli scogli del mar Jonio, tre imponenti imbarcazioni solcavano le acque del Mediterraneo: tre portaerei – immaginiamo a propulsione nucleare –, una italiana (Cavour), una francese (Charles de Gaulle), una americana (Truman). Un’esercitazione immaginiamo costosissima, per mobilitazione di uomini e risorse. I vertici della Nato hanno spiegato che tale dispiegamento di forze è dovuto alla crescente minaccia russa nell’area, anch’essa sorretta da un numero crescente di navi da guerra e da sommergibili. Non si ha notizia se questi convogli abbiano intercettato qualche barcone e abbiano tratto in salvo qualche profugo in procinto di affogare. Se lo facessero, violerebbero anche loro qualche norma internazionale di recente conio?
Da una parte uno sgangherato caicco stracolmo di disperati, dall’altro una flotta carica di aerei, bombe e missili intenta a scrutare le mosse del nemico. Chi sta nel mezzo, come noi davanti al televisore, osserva non senza angoscia questa folle corsa verso l’abisso di una civiltà che si sta lentamente sciogliendo sotto la cappa dell’indifferenza e della violenza.
Nell’immagine: le tre portaerei
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