Non morti ma uccisi
L’ennesima strage del mare, decine di migranti annegati nelle acque della Calabria, e di nuovo la solita cinica giaculatoria del rammarico
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L’ennesima strage del mare, decine di migranti annegati nelle acque della Calabria, e di nuovo la solita cinica giaculatoria del rammarico
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L’ennesima strage del mare, decine di migranti annegati nelle acque della Calabria, e di nuovo la solita cinica giaculatoria del rammarico
Uccisi, quelle decine di corpi di adulti e bambini, e scaraventati dalle acque sulle coste italiane, da molti colpevoli. Da chi li ha spinti a fuggire da paesi in preda alla violenza e alla fame. Da chi ha alzato muri e altissimo filo spinato elettrificato. Da chi nell’Unione europea in decenni non ha mai voluto seriamente affrontare un problema umanitario e politico di proporzioni epocali. Da chi i profughi li ha usati per gonfiare comodamente e disgraziatamente le proprie vele elettorali. Da chi li ha sempre gestiti come problema ‘emergenziale’.
E anche da chi non ha tratto qualche insegnamento da una Germania che ha saputo integrare molti dei fuggiaschi che inneggiavano alla Merkel, la cancelliera che otto anni fa aveva aperto le porte a quasi un milione di siriani in cerca di un rifugio più sicuro delle macerie dei bombardamenti a tappeto decisi da Assad e dall’alleato Putin, e non troppo o sufficientemente condannati da cancellerie occidentali non così dispiaciuti che i due macellai facessero strage di guerriglieri islamisti anche colpendo in maggioranza dei disgraziati civili.
Ma la giaculatoria del rammarico, della pietas ripetuta in tante capitali, da tante bocche ipocrite, da chi ribadisce innumerevoli impegni mai realizzati, da tante anime colme di quell’indifferenza che Antonio Gramsci invitava a ‘odiare’, è davvero un rosario scontato, insopportabile, indecente.
Ecco perché non sono morti. Sono stati assassinati.
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