Un successo frutto di carisma e di un chiaro programma
L’exploit politico di Elly Schlein - Di Marina Carobbio
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L’exploit politico di Elly Schlein - Di Marina Carobbio
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L’exploit politico di Elly Schlein - Di Marina Carobbio
Marina Carobbio, lei aveva partecipato nelle scorse settimane a un dibattito svoltosi a Massagno insieme a Elly Schlein. Pochissimi prevedevano che potesse imporsi nelle primarie del PD e diventarne la prima donna leader. Quale pensa sia stato il suo punto forte: la sua personalità, il suo programma, oppure soprattutto il forte desiderio di cambiamento da parte di una parte maggioritaria di simpatizzanti ed elettori di un Partito Democratico?
Elly Schlein è una donna molto carismatica, che sa coinvolgere le persone di varie generazioni, non solo i più giovani. Ma al di là della sua personalità e del grande impegno che ha messo in questa campagna per la corsa alla testa del PD, raccoglie anche i frutti del suo lavoro a contatto con la popolazione, della sua capacità di cogliere i problemi del mondo del lavoro, del cambiamento climatico e dare delle risposte concrete. Un esempio: l’aumento dei posti negli asili nido nei comuni in modo da andare incontro alle esigenze delle famiglie che ha portato avanti come vicepresidente della Regine Emilia-Romagna. Ma soprattutto è stata decisiva la sua visione politica volta a combattere le disuguaglianze e la precarietà e a coniugare giustizia sociale con giustizia climatica, che concretamente significa che la necessaria transizione energetica deve essere sopportabile per le fasce più fragili della popolazione.
Per la neo-segretaria del PD comincia ora una fase entusiasmante ma anche delicata e difficile: quella di un partito che deve essere al tempo stesso rilanciato ma anche mantenuto unito, e il rischio di scissioni è stato subito evocato dagli analisti che sottolineano come comunque quasi la metà del popolo del PD – quella più moderata – non sembra condividere appieno le sue posizioni, che sono anche sul piano sociale più radicali e innovative. Un po’ – e fatte le debite distinzioni – non si tratta di una situazione che ricorda anche la vicenda elettorale del PS in Ticino?
Sono convinta che Elly Schlein saprà tener conto delle diverse sensibilità, facendo capire a chi è più critico che la sua visione politica permetterà alla sinistra italiana di rafforzarsi e di poter meglio contrastare la destra così da rispondere alle sfide legate a un mondo del lavoro che cambia, a dei giovani che hanno bisogno di avere delle prospettive lavorative per non emigrare. Saprà far capire che una società più giusta ed inclusiva passa da una visione femminista che si impegna per i diritti delle minoranze e che è necessario affrontare con urgenza la questione climatica. Pur consapevole del contesto e del sistema politico diverso, questi problemi sono simili a quelli che dobbiamo affrontare anche in Ticino e ai quali vogliamo rispondere come lista unitaria Socialisti-Verdi per il consiglio di Stato e con il nostro programma politico come partito socialista. Un discorso che internamente mi sembra sia stato capito molto bene, come ha dimostrato il congresso elettorale del novembre scorso che a larghissima maggioranza ha sostenuto la linea politica proposta. Ciò implica però per noi, in Ticino, anche una presenza costante sul territorio, nelle associazioni e nei movimenti che si occupano di inquilini, ambiente, servizio pubblico, formazione, parità, eccetera, riconoscendo inoltre l’importante apporto dei giovani per portare avanti un cambiamento verso una società più sociale, paritaria e sostenibile.
È probabilmente vero che la forte spinta al cambiamento dalla maggioranza degli elettori nelle primarie ha prevalso sul tema della saldatura socialità-transizione ambientale che è al centro del programma della Schlein e anche del vostro programma. Non c’é anche per voi la problematicità di far passare una svolta in senso anche ecologista che può essere poco compresa dalla parte del vostro elettorato meno agiato e quindi più preoccupato del costo della transizione, come hanno dimostrato anche recenti votazioni popolari? Un simile programma non presuppone un forte impegno e sussidi dello Stato proprio mentre si parla di rigore e risparmi sia a livello federale che cantonticinese?
Le misure per la transizione energetica e per salvaguardare l’ambiente non devono pesare sulle fasce più deboli della popolazione. Ciò significa appunto la necessità di sostegni pubblici per permettere ad esempio anche ai piccoli proprietari di operare dei risanamenti energetici, o alla piccola azienda di utilizzare materiale sostenibile. Per farlo, lo Stato deve avere i mezzi finanziari necessari, ciò significa redistribuire meglio la ricchezza. La situazione finanziaria attuale è il risultato di scelte politiche che hanno portato negli ultimi anni a minori entrate a seguito di sgravi fiscali che non hanno aiutato né il Cantone né chi ci vive . Anzi, i tagli alla spesa pubblica annunciati, avranno conseguenze molto importanti sul personale, sui beni e sui servizi e su nuove prestazioni che non permetteranno di rispondere ai bisogni crescenti della popolazione, a partire del settore degli enti sussidiati come le case anziani o gli istituti per invalidi, o come nel caso del trasferimento dei fondi Swisslos, una diminuzione dei sostegni finanziari a enti culturali, sociali e sportive. Lo stesso discorso vale a livello federale, che oltre a toccare settori importanti avranno anche severe ripercussioni per i Cantoni. Oggi più che mai ci vuole un’altra politica, che cominci dal rinunciare ai previsti sgravi fiscali per i più benestanti o sulle persone giuridiche.
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