Cara mucca, ti amo…
E pensare che ci sono governi che vorrebbero addirittura tassarti per i tuoi peti inquinanti…
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E pensare che ci sono governi che vorrebbero addirittura tassarti per i tuoi peti inquinanti…
• – Silvano Toppi
Non passa giorno che non si parli di crisi della sanità nel nostro paese
• – Carla Ferrari
Il popolo aggredito è colpevole di difendersi, o comunque dovrebbe farlo altrimenti
• – Redazione
Imane Khelif è medaglia d’oro
• – Redazione
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Vincitori e vinti secondo Pindaro, Paolo di Tarso e De Coubertin: qual è il traguardo essenziale nello ‘sport’ e nella vita?
• – Libano Zanolari
Intervista a “Naufraghi/e” di Vladimir Kara-Murza, il più importante oppositore politico, condannato a 25 anni di detenzione, scarcerato nel recente scambio di prigionieri fra Occidente e Russia
• – Yurii Colombo
Di Monica Perosino, La Stampa Tra tutte le invenzioni dell’uomo concepite per distruggere, mutilare, martoriare e uccidere un altro essere umano ce ne sono alcune che, nella loro...
• – Redazione
Un articolo della testata israeliana 972. Il motivo per cui gli attori internazionali si sono attivati è lo stesso per cui la guerra sta entrando nella fase più pericolosa: alcune vite, e alcuni interessi, contano più di altri
• – Redazione
La capocchia del fiammifero
• – Simona Sala
E pensare che ci sono governi che vorrebbero addirittura tassarti per i tuoi peti inquinanti…
Buone notizie, la newsletter con la segnalazione dei nuovi articoli a quanto sembra ha ripreso a funzionare. Ma siccome lo ha fatto per conto suo, senza che sia stato possibile comprendere la causa del difetto, potrebbe fermarsi di nuovo. Speriamo di no, naturalmente. Intanto continuiamo a fare il possibile per capirci qualcosa e ripristinare il servizio in modo affidabile. Grazie di nuovo per la comprensione e per l’interesse, dimostrato dalle numerose segnalazioni che abbiamo ricevuto. La redazione.
Mi racconta l’amico contadino che un tale, ritenuto il saggio della valle, si inchinava ogni volta davanti a una mucca, le parlava e l’accarezzava con tenerezza; a chi gli chiedeva perché lo facesse, rispondeva: perché è uno dei maggiori prodigi del creato e nessuno ci pensa.
E, ripensandoci, aveva mille ragioni: i più grandi scienziati del mondo non sono mai riusciti a trasformare l’erba in latte. E l’amico “politico” che m’accompagna, un poco fissato, ne approfitta subito, polemicamente: e anche la mucca nera fa il latte bianco.
C’è chi fa il sindacalista delle mucche: le sfruttiamo, ci attacchiamo alle loro mammelle come sanguisughe; l’uomo è un parassita della mucca (e questa è forse la definizione che un non-uomo, nella sua zoologia, darebbe dell’uomo). La mucca – continua – si fa un culo così, non guadagna niente e poi, quando vien meno nella sua prodigiosa trasformazione, la si spinge su un carro e via, per altro guadagno, senza nemmeno il coraggio di guardarla negli occhi ringraziandola per quel che ti ha dato.
Mi ricorda l’insuperabile e amato Elias Canetti, quello de “La provincia dell’uomo” o quello de “La tortura delle mosche” (non sono certo, dovrei riscoprirlo tra i tanti suoi libri Adelphi). Il quale diceva, pressappoco: mi addolora che non si arriverà mai ad una insurrezione degli animali contro di noi, degli animali pazienti, delle vacche, delle pecore, di tutto il bestiame che è nelle nostre mani, schiavo che non può sfuggirci.
Un tempo avevo persino immaginato un documentario o una fiction televisivi. Da proporre ora a qualche nostro regista che vuol farsi linciare dai soliti noti.
Tra le stranezze capitatemi sotto gli occhi in questi giorni c’è una sorta di sentenza della Corte dei conti europea che, alla fine di un rapporto critico sui lunghi trasporti cui condanniamo gli animali spostandoli in giro per l’Europa (ogni anno sono più di un miliardo e mezzo tra bovini, ovini, maiali, polli, che facciamo viaggiare per il continente: la scemenza economica dell’uomo fattasi sistema), tra infinite sofferenze (fame, sete, ferite, stress termico), propone… di “integrare il costo della sofferenza animale nel prezzo del trasporto e, infine, nel prezzo della carne”, oppure di “preferire il trasporto di carne invece di animali vivi”. Ci manca il “porca vacca” istituzionale e poi è fatta.
E poi c’è la proposta supersonica della Nuova Zelanda che, per lottare contro il surriscaldamento climatico, decide di tassare le scorregge, le emissioni di gas a effetto serra, delle mucche. Sembra che il gas naturalmente emesso da milioni di bovini neozelandesi crei grossi problemi. Scrive infatti il “The New Zealand Herald”: “L’agricoltura ha a lungo scavato un buco in forma di vacca nella nostra politica climatica; esso rappresenta più della metà delle emissioni di gas a effetto serra della Nuova Zelanda”. Vacca uguale auto.
Tassare le scorregge di 10 milioni di bovini e 26 milioni di ovini (su 5 milioni di neozelandesi) non dev’essere impresa facile, anche se è provvido letame che ingrassa il bilancio dello stato. Da noi, anche se disperati, non si oserebbe nemmeno pensarlo. E poi, giustizia fiscale e produzione di metano per produzione di metano, perché esentare le flatulenze degli umani? E, infatti, eccoti che pochi giorni fa arriva la notizia, trionfante per gli allevatori insorti: il governo della Nuova Zelanda, che è di centro-destra, deve abbandonare il piano di tassazione di peti e flatulenze bovini, e una nuova legge con un nuovo piano più dettagliato di imposizione fiscale sarà presentata in Parlamento.
Cara mucca, che mi osservi curiosa e mi chiedi che cosa ne penso. Sinceramente, ci mancava anche il clima e il metano per renderti colpevole e farti soffrire di un’immagine negativa, ingiusta!
Forse ti aveva compreso – meglio dell’homo oeconomicus – il primo homo sapiens, che riusciva a rappresentarti in tutta la tua maestà nelle grotte della Dordogna, dell’Hoggar di Altamira, del deserto della Libia…
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