Se a Mosca si festeggia
L’Occidente e le sue ambigue ed equivoche risposte al sanguinario autocrate del Cremlino
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L’Occidente e le sue ambigue ed equivoche risposte al sanguinario autocrate del Cremlino
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• – Franco Cavani
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• – Enrico Lombardi
Scomparsa qualche giorno fa una delle voci più originali della poesia della Svizzera italiana
• – Enrico Lombardi
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• – Aurelio Sargenti
Una piattaforma per liberi taxisti, ovvero un nuovo esempio di come funziona il neoliberismo
• – Lelio Demichelis
Al lavoro per un altro mondo possibile, contro l’idea di una crescita infinita
• – Redazione
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• – Redazione
La personalità del noto fondatore e direttore di “Repubblica” appena scomparso, in un’intervista a Paolo Di Stefano
• – Redazione
L’Occidente e le sue ambigue ed equivoche risposte al sanguinario autocrate del Cremlino
Diversamente da quell’Occidente democraticamente fragile e spesso incompiuto dove comunque gli esponenti del potere russo, Medvedev compreso, mandavano i propri figli a studiare e a divertirsi, le proprie amanti a partorire nelle maternità più attrezzate, i propri oligarchi a moltiplicare le proprie vertiginose fortune grazie al ventennale patto di ferro con il grande capo, “arricchitevi quanto volete, basta non disturbare il manovratore”. Poco importa, poi, se il rapporto fra gli sviluppi politici inglesi e italiani hanno a che fare solo marginalmente con la politica estera, se la Gran Bretagna continuerà a essere il paese europeo più attivo nel sostegno militare a Kiev, e in Italia un possibile ritorno elettorale della destra porterebbe a Palazzo Chigi una Meloni che ha finora sostenuto senza flessioni la strategia della NATO e l’aiuto all’autodifesa ucraina.
Inutile comunque negarlo, in questo momento le sorti della tragedia europea sembrano favorire i calcoli del sanguinario azzardo russo. Le sanzioni economiche non funzionano come si era frettolosamente calcolato; le loro conseguenze economiche e sociali già pesano molto soprattutto sul vecchio continente; galoppa l’inflazione, e la carenza di materie prime energetiche sarà di lunga durata. Così, un Occidente sempre più preoccupato del proprio approvvigionamento in gas e petrolio, pronto alla (momentanea?) sospensione di svogliati piani di transizione energetica, alla costante ricerca di un credibile mediatore gradito a Putin, deve vendersi un bel po’ d’anima e di coerenza politica, cosa a cui è del resto abbastanza allenata quando si tratta dei propri interessi.
Così, Biden si precipita a Riyad per una indecorosa riappacificazione con il principe Bin Salman che aveva accusato esplicitamente di essere il responsabile dell’orripilante assassinio del giornalista Kashoggi (come se questo fosse l’unico delitto contro diritti umani e legalità internazionale del regno dei Sauditi); Draghi alla corte del turco Erdogan, che il premier in bilico aveva esplicitamente definito ‘dittatore’, lo stesso che vuole la testa di oppositori e leader curdi (che pure hanno combattuto per noi, e vinto, contro l’Isis) in cambio dell’entrata di Finlandia e Svezia nell’Alleanza Atlantica); l’americano Blinken in cinque ore di colloquio con il collega cinese Wang Yi per questuare l’impossibile rottura della partnership strategica Pechino-Mosca; poi, produttori arabi e africani, non proprio illuminati esempi di stabilità politica, a cui si chiede di sostituire le forniture russe.
In questo umiliante suk diplomatico-economico, una cosa andrebbe subito fatta: dire in chiaro alle opinioni pubbliche occidentali quali sacrifici le attendono, e varare misure fiscali che reperiscano i fondi necessari alla sicurezza sociale là dove quei soldi ci sono, per esempio nell’ambito dei mega profitti della improduttiva speculazione finanziaria. O lasciare gli ucraini al loro destino?
Scritto per ‘la Regione’
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