Ventilare, ventilare, ventilare!
Dopo Nature, anche British Medical Journal e Lancet evidenziano che il coronavirus si trasmette per via aerea
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Dopo Nature, anche British Medical Journal e Lancet evidenziano che il coronavirus si trasmette per via aerea
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Dopo Nature, anche British Medical Journal e Lancet evidenziano che il coronavirus si trasmette per via aerea
Dopo quella di Nature (come avevo scritto su Naufraghi/e più di un mese fa), la scorsa settimana, due voci autorevoli si sono i effetti unite al coro sempre più ampio di chi sottolinea l’importanza degli aerosol nella trasmissione del SARS-CoV-2. Giovedì sul Lancet uno studio, firmato da sei dei maggiori specialisti in materia, enumerava le “Dieci ragioni scientifiche a sostegno della trasmissione per via aerea del SARS-CoV-2”. “Vi sono convergenti, solide prove – concludevano gli autori – che il SARS-CoV-2 si diffonda per via aerea. Benché altre vie possano contribuire, riteniamo che la via aerea sia probabilmente dominante. Chi si occupa di salute pubblica dovrebbe comportarsi di conseguenza senza ulteriori ritardi”.
Messaggio analogo quello del British Medical Journal, che il giorno prima aveva pubblicato un articolo intitolato: “Il Covid-19 ha ridefinito la trasmissione per via aerea” in cui gli autori, anch’essi esperti rinomati del tema, sottolineano: “Ora è chiaro che il SARS-CoV-2 si trasmette soprattutto tra persone a distanza ravvicinata attraverso l’inalazione”.
Il dibattito non è solo di interesse scientifico, ma ha importanti risvolti pratici perché – per dirla con gli autori dell’articolo del BMJ – “se accettiamo che qualcuno in un ambiente chiusto possa inalare abbastanza virus per contagiarsi benché sia a più di due metri dalla sorgente originale – e anche dopo che la sorgente originale se n’è andata – il ricambio dell’aria e i sistemi per purificarla diventano molto più importanti. Questo significa aprire le finestre o installare o migliorare gli impianti di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria”.
A questo punto non dovrebbero più esserci dubbi, ma raccomandazioni e piani di protezione, a parte qualche generico richiamo ad “arieggiare regolarmente tutti i locali in cui sono presenti persone” (come scrive l’Ufficio federale della sanità pubblica), ancora si concentrano su goccioline e fomiti e considerano la trasmissione per via aerea l’eccezione e non la regola: “La trasmissione a più lunga distanza tramite goccioline microscopiche (aerosol) è possibile, ma non frequente” si legge sul sito dell’Ufficio federale della sanità pubblica.
Un conservatorismo pericoloso, a dir poco, contro il quale in America latina si è formato un movimento che fin dal nome indica chiaramente il suo obiettivo: Aireamos, arieggiamo. Attraverso un sito (aireamos.org) e un account Twitter (@aireamos), l’organizzazione si propone di “promuovere la ventilazione e la misurazione del CO2 per ridurre i contagi di Covid-19”.
Oltre all’uso di mascherine adeguate e dei rilevatori di CO2 (l’anidride carbonica), che permettono di controllare la qualità dell’aria, Aireamos punta sulla divulgazione affinché ogni singolo cittadino sappia proteggersi efficacemente: ed è un aspetto sempre più urgente anche in Svizzera, considerato che l’unica priorità del Consiglio federale sembra essere quella di riaprire al più presto e l’Ufficio federale della sanità pubblica continua ad eccellere soltanto nell’ignorare le evidenze scientifiche.
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