Giochi olimpici: il corpo (e l’anima) delle donne
Anche nello sport il cammino delle donne è partito da lontano e non è ancora terminato
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Anche nello sport il cammino delle donne è partito da lontano e non è ancora terminato
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Anche nello sport il cammino delle donne è partito da lontano e non è ancora terminato
La situazione non mutò con l’avvento della nuova religione, il cristianesimo, impegnato a conquistare le menti dei “pagani” greci in una lotta senza esclusione di colpi, culminata, nel 415 d.C, con il barbaro linciaggio di Ipazia, la mente più alta di quel tempo, ad opera di una setta di monaci fanatici. Nel 393 d.C, la massima espressione delle vecchia cultura, i Giochi Olimpici, viene cancellata dopo 1160 anni a pochi passi da casa nostra (ma nelle scuole se ne fa scarso cenno) dall’imperatore Teodosio su forte pressione del vescovo di Milano Ambrogio e di Agostino d’Ippona.
Basta con quei “balabiott”. Il “Kulturkampf” sta per risolversi a favore del Cristianesimo: le due visioni del mondo avevano un solo punto in comune: la scarsa stima nei confronti delle donne, che i greci escludevano dalla vita pubblica, Ipazia è un’eccezione, e i cristiani consideravano fonte di pensieri peccaminosi: S. Girolamo confessa che malgrado le privazioni a cui si sottopone nel deserto nutrendosi di erbe e insetti “in compagnia delle fiere e degli scorpioni” ogni tanto di notte, “quel horreur!”, gli appaiono delle “fanciulle danzanti”.
Dopo più di mille anni un cattolico francese, il barone Pierre Fredy de Coubertin, fra lo scetticismo generale, non solo ripristina i Giochi, ma rimprovera aspramente i Santi che li hanno aboliti.
Affascinato dalle statue degli Dei greci emersi dalle rovine di Olimpia, di fronte alla nobiltà del volto di Apollo, alla tenerezza di Hermes con il fanciullino Dioniso, alla grazia della Dea della vittoria Nike (che i più scambiano per una ciabattina) capisce che c’è qualcosa di sbagliato nella nostra, nella sua religione, che non rinnegherà mai: “siamo depositari di una filosofia tarlata: gli antichi sapevano che l’esercizio fisico dà una sana ebbrezza al sangue chiamata gioia di vivere. Corpo e anima non sono entità separate, dobbiamo ricomporle, non senza fatica.” Lo strano cattolico affascinato dai Numi dell’Olimpo, rimane fedele sino in fondo alla sua duplice cultura, greca e cristiana primordiale: in privato afferma che “il ruolo della donna nelle Olimpiadi moderne consiste nel porgere le medaglie ai maschi sul podio”.
Ma De Coubertin, ancora in vita, viene travolto dalle rivendicazioni femminili; anno per anno, le donne, che nello stadio sino alla Guerra Mondiale non potevano superare i 400 metri, nel 1984 arrivano alla maratona, e poi a tutti gli altri sport.
I maschi greci gareggiavano nudi, ora le donne, in certi sport, sono meno “vestite” degli uomini. Qualche richiesta giunta alla Federazione di “beach volley” di poter sostituire i “bikini” da spiaggia con un indumento che copra qualche centimetro di pelle in più è stata respinta: ne avrebbe sofferto l’indice di… visione.
Che si mettano assieme i paesi musulmani e le femministe? I primi per ovvie ragioni, le seconde pure: nello sport le donne si guardano per la loro abilità tecnica, mica per ciò che emerge dai “bikini”. Chiaro.
Le donne che stanno rubando la scena ai maschi in molte discipline, grazie alla dominicana Marileidi Paulino, argento nei 400 metri, sono riuscite persino a vendere l’anima al Diavolo (allo sponsor) nel nome del Signore: Marileidy Paulino ha messo le scarpe In primo piano davanti alla telecamera: per mostrare il logo? “Por el nada de nada”, quando mai: per mostrare la scritta: “Dio è la mia speranza”. Come punirla?
Nell’immagine: il martirio di Ipazia di Alessandria
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