Giovani si è, vecchi si diventa
Sui media ticinesi denunciato "il degrado dei Giovani" alla Foce di Lugano
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Sui media ticinesi denunciato "il degrado dei Giovani" alla Foce di Lugano
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Sui media ticinesi denunciato "il degrado dei Giovani" alla Foce di Lugano
Nel periodo elettorale i contributi di candidate e candidati sono benvenuti sulla nostra zattera secondo queste regole
“Era una notte buia e tempestosa”…
Per riassumere un’articolessa pubblicata su un domenicale ticinese, dove una buona fetta della gioventù nostrana è definita come “figlia di nessuno”, ci piacerebbe mutuare l’espressione del più celebre bracchetto della terra. A essere denunciati nell’articolo in questione sono i presunti eccessi giovanili delle notti luganesi in quel della Foce. Giovani cannaioli e beoni, rumorosi e maleducati, che appunto, una famiglia sembrano non avercela.
La cosa paradossale, al netto delle trasgressioni descritte nel testo e attribuite alla suddetta gioventù, è che queste ragazze e questi ragazzi, protagoniste/i della praticamente inesistente movida ticinese, una famiglia ce l’hanno, figlie e figli di qualcuno dunque sono. Altrimenti, non si spiegherebbe perché allo scoccare della mezzanotte si precipitano verso la Pensilina, a caccia dell’ultimo bus. Forse vanno a casa? Ciò che invece queste cittadine e questi cittadini così impietosamente narrati forse non hanno, sono altre cose. Forse fanno parte dei Mille che non hanno un posto di apprendistato, e non vedono bene il motivo per cui svegliarsi ogni mattino, o forse degli altri Mille (ma quanti saranno, davvero?) che non hanno un posto di lavoro, e forse sono già nel tunnel dell’assistenza. O forse, dopo un anno e mezzo di pandemia, non hanno più certezze, e vogliono semplicemente stare fuori, o ancora, forse hanno voglia di fare qualcosa, perché sono preoccupati per le sorti del pianeta, e sono stufi del blablabla generalizzato degli adulti.
Oppure… e potrebbe essere la spiegazione più plausibile, sono semplicemente giovani. E noi, dall’altra parte della barricata, un po’ più vecchi, incapaci di riconoscere o di accettare che la reporter sia diventata una felpa con cappuccio, e la musica degli Anni 70-80, si sia trasformata in techno e trap. Queste/i giovani non le/i fermeranno né i proiettili di gomma sparati nella notte, né il dileggio sui media: continueranno ad arrangiarsi e a inventarsi il divertimento giorno dopo giorno, pur di stare insieme; loro, che nella città più grande del Cantone non hanno un luogo aggregativo popolare degno di questo nome, né un centro sociale o un locale di musica dal vivo, e tantomeno la disponibilità finanziaria o l’età per bersi un cocktail in uno dei (pochi) bar del centro.
Ma si sa, per stare insieme e fare i giovani ci vuole poco, e a volte, quando si vogliono celebrare tutti quei piccoli riti di trasgressione che se contenuti servono a crescere, è facile esagerare.
È invecchiare senza pregiudizio e con il desiderio di capire, che è più difficile. E mi ci metto io per prima.
Sul tema vedi anche l’Opinione di Ilario Lodi “I fatti della Foce parlano delle scelte e della vita di tutti noi” – Nell’immagine: scultura collettiva alla Foce
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